Archeologi in Progress: da dove nasce l’archeologia di domani ~ di Gesualdo Busacca

Siamo davvero lieti di ospitare oggi sul nostro blog per la prima volta un pezzo a firma di Gesualdo Busacca, presidente dell’associazione culturale ArcheoUnict, tra i protagonisti e gli organizzatori del V Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi, che si è svolto a Catania dal 23 al 26 maggio scorsi.

 

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Raccontare in breve spazio l’esperienza del V Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi è impresa difficile. E lo è ancor di più per chi come me lo ha organizzato e seguito in tutte le sue fasi.

 

Quando abbiamo ideato il Convegno, durante una tranquilla riunione di redazione per il sito internet di ArcheoUnict, lo abbiamo pensato come un evento creato ed organizzato da studenti per studenti: volevamo fossero loro ed i giovani ricercatori gli unici protagonisti. Soprattutto, volevamo un convegno atipico, giovane e dinamico, con un marchio inequivocabile di novità.

 

“Un convegno nato dal basso”: con queste parole si è aperto Archeologi in Progress: il cantiere dell’archeologia di domani, che si è svolto a Catania lo scorso maggio, nato grazie alla collaborazione tra i giovani organizzatori ed il corpo docente dell’Università siciliana che ha garantito la qualità scientifica dei contributi presentati.

 

Un convegno social: e non avrebbe potuto essere altrimenti. Tanti i modi per essere presenti anche da lontano: un incessante live-tweeting, un evento Facebook sempre aggiornato, condivisione quasi istantanea di foto, e infine live streaming dei momenti salienti.

 

Un convegno aperto alle nuove frontiere dell’archeologia.

 

L’archeologia deve dialogare con il mondo di oggi: deve farlo innanzitutto studiando strategie per comunicare in maniera efficace i risultati – e con essi l’utilità della ricerca – al pubblico, che non può essere il circolo elitario degli specialisti. Se ne è parlato nel corso del workshop dedicato alla comunicazione archeologica, coordinato da Alessandra Cilio. Sono tante le idee nate nel breve spazio di un pomeriggio, molte le prospettive di collaborazione tra le diverse realtà che in questa occasione si sono conosciute e hanno discusso.

 

Se l’archeologia deve parlare al mondo di oggi, deve parlare anche di temi che interessano il mondo di oggi, tentare di dare risposte agli interrogativi della realtà contemporanea. Il workshop sull’archeologia della crisi, coordinato da Giuseppe Cacciaguerra, ha affrontato l’attualissimo problema della crisi economica da una prospettiva storico-archeologica, cercando analogie e legami rivelatori tra diversi momenti critici della storia, per aiutarci a comprendere meglio quello attuale.

 

Infine, se l’archeologia deve progredire come disciplina, non può chiudersi di fronte alle nuove metodologie di ricerca: siamo stati orgogliosi di ospitare, per la prima volta in ambito accademico in Italia, un workshop dedicato all’archeologia sperimentale, coordinato da Claudia Speciale e Kati Caruso. Un laboratorio pensato per esporre e mettere alla prova le potenzialità scientifiche dell’approccio sperimentale, per riscoprire saperi artigianali, azioni, suoni e odori del passato.

 

Molte delle riflessioni scaturite nel corso del Convegno sono state raccolte ed elaborate durante il significativo discorso di chiusura di Daniele Manacorda, che sarà presto fruibile integralmente su YouTube.

 

Parole chiave: archeologia e società.

 

Un’archeologia che deve essere aperta e partecipativa, libera dal feticismo dell’oggetto e dalla «religione dell’antico, per dare spazio ad una visione problematica e viva».

 

Un’archeologia che dovrà poggiare su quattro pilastri: ricerca, tutela, valorizzazione e formazione.
È nato quindi il progetto di una rete nazionale dei giovani archeologi italiani, organismo che dovrebbe mirare a riunire tutti i gruppi e le associazioni di studenti di archeologia presenti sul territorio nazionale. Obiettivo è quello di lavorare per un nuovo modello di formazione, più partecipativa e a misura di studente, ma soprattutto all’altezza delle sfide che l’archeologia di oggi e di domani deve affrontare.

 

Il V Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi non è stato quello che avevamo in mente, è stato molto di più, e questo grazie alla partecipazione attiva e dinamica di molti giovani studiosi provenienti da diverse realtà universitarie italiane, tra i quali si è intessuta una rete di relazioni che, sono sicuro, non finirà qui, a dimostrazione che le idee migliori vengono quando si conviene.

 

Per utilizzare una frase di Manacorda «un albero senza radici non dà frutti, ma quelli migliori nascono dagli innesti».

 

L’appuntamento, adesso, è per l’anno prossimo a Roma, dove i colleghi della Sapienza, da poco riuniti nell’associazione Sapienza Giovani Archeologi, si sono impegnati ad organizzare la VI edizione del Convegno.

 

A loro, e a tutti, mi resta solo una cosa da dire: in bocca al lupo, ragazzi!

 

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Gesualdo Busacca è su Twitter:  @gesualdobush

Dies Natalis #1 ~ Riccardo Francovich

Benvenuti al primo appuntamento con Dies Natalis, la nuova rubrica di Professione Archeologo dedicata al ricordo di alcune delle più importanti figure di archeologi italiani e stranieri che hanno segnato con il loro contributo la storia della nostra disciplina.

 

Ci sembra importante questo sguardo al passato, anche nell’ambito del dibattito sul futuro della nostra professione, perchè è essenziale ripercorrere la strada che è stata fatta finora. E ricordare alcuni dei protagonisti di questo viaggio ci sembra il modo migliore per riportare alla memoria le diverse tappe che hanno contribuito alla crescita di una materia che ricostruisce il passato a partire dalle sue testimonianze materiali.

 

Cominciamo oggi con un grande archeologo medievista, Riccardo Francovich, nato il 10 giugno 1946, dal 1975 docente di una delle prime cattedre di Archeologia Medievale, presso l’Università di Siena. I suoi scavi, condotti principalmente in Toscana, costituiscono un punto fermo per la conoscenza del medioevo italiano ed europeo, e di alcuni dei suoi temi più dibattuti, come quelli dell’incastellamento, dell’archeologia urbana, ed il rapporto tra città e territorio. I suoi studi sulla ceramica si sono allargati a comprendere non solo le produzioni toscane e dell’Italia centrale lungo tutto l’arco cronologico del medioevo, ma hanno interessato anche le importazioni da paesi vicini, come la Spagna, nazione nella quale peraltro il suo contributo alle discussioni metodologiche è ampiamente riconosciuto (link).

 

Molto forte anche il suo impegno nell’ambito dei temi della valorizzazione, della tutela e dell’innovazione tecnologica dell’archeologia. Non a caso fu tra i fondatori della rivista Archeologia Medievale, della quale fu direttore responsabile, e rivestì il ruolo di coordinatore della rivista Archeologia e calcolatori. Fu vice presidente della Società internazionale per la Storia della ceramica medievale del bacino mediterraneo (1991-1995) e fu presidente della Società degli Archeologi Medievisti Italiani (SAMI). Nell’ambito del Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici del Mibac, ebbe l’incarico di presidente del Comitato Tecnico-Scientifico per i Beni Archeologici.

 

L’immagine di Riccardo Francovich è opera dell’archaeoartist di Professione Archeologo, Davide Arnesano.

 

 

In Francia l’archeologia apre le porte al pubblico. E da noi?

Ieri sul nostro profilo twitter abbiamo segnalato una notizia che, secondo noi, squarcia il velo di Maya sul modo di percepire e vivere l’archeologia in Italia.

 

Si tratta di un’iniziativa d’oltralpe, dei cugini francesi, in cui l’archeologia è la protagonista. Un’archeologia vissuta nell’ottica della divulgazione da parte degli addetti ai lavori e della partecipazione da parte del pubblico.

 

Di cosa stiamo parlando? Parliamo di come, per i prossimi tre giorni a partire da oggi, l’archeologia francese apre le sue porte a chi archeologo non è.  Porte intangibili, ma che a volte appaiono impossibili da buttar giù, chiusa com’è la nostra archeologia dietro le transenne dei cantieri o tra le mura delle aule, dei laboratori.

 

Le Journées nationales d’Archéologie, giunte alla quarta edizione, sono il modo attraverso cui l’archeologia che tanto scopre si lascia scoprire, aprendo in via eccezionale aree archeologiche, organizzando mostre e dibattiti pubblici, incontri con gli archeologi, animazioni, rappresentazioni storiche e sì, portando la gente anche sui cantieri. Tutto nello spazio di un lungo weekend.

 

La mission è chiara:

Elles mettent en lumière les aspects les plus divers de l’archéologie et permettent au public de découvrir la discipline à travers des initiatives originales dans des lieux ouverts exceptionnellement le temps d’un week-end.

 

Il pubblico ha così l’occasione di visitare un cantiere di archeologia preventiva, di capire perchè i lavori pubblici per la costruzione di quel parcheggio sono fermi, cosa rivela la stratigrafia formatasi nei secoli, cosa fa davvero un archeologo.

 

Un’iniziativa di questo tipo ha il pregio di contribuire a creare un nuovo immaginario della figura dell’archeologo, che non è più Indiana Jones, ma un professionista che passa le sue giornate a lavorare nello stesso spazio urbano in cui vive la cittadinanza, diventa un cittadino che svolge una professione utile alla collettività. E la collettività diventa partecipe del suo lavoro.

 

E pubblicità e promozione? Ne paniquez pas! Se ne occupa il ministero, in collaborazione con l’Inrap (Istituto Nazionale francese di Archeologia Preventiva), che ha caricato sul sito ufficiale dell’iniziativa persino i manifestini da stampare e diffondere in giro per la città.

 

Ma come fa il cittadino a sapere quali posti sono aperti e quali no?

 

Semplice. Mettiamo vi trovate in Aquitania (beati voi!). Vi va di visitare un vero cantiere archeologico? Una comoda funzione di ricerca vi permette di cercare tutti gli scavi aperti in quella regione. Potete leggere l’apparato informativo, vedere i nomi di chi ci lavora, visitare la pagina Fb o il sito internet se c’è. E poi via, si consulta la mappa e si parte, a vivere un fine settimana di cultura in cui sono gli archeologi veri, e non quelli dei film, a raccontare come funziona l’archeologia. E se si ha tempo, e voglia, ecco a vostra disposizione tutte le notizie sulle iniziative archeologiche della regione selezionata.

 

Bello no?

 

Bello sì, e la cosa che più ci ha colpiti è che alla fine si può compilare un ‘questionario di gradimento’ perchè se c’è qualcosa da correggere, il prossimo anno, la festa viene meglio.

 

A noi di Professione Archeologo PIACE.

 

E lanciamo una provocazione: perchè non farlo in Italia?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come il British Museum protegge più di sette milioni di opere

“Se non li mettiamo in mostra, se non facciamo vedere gli oggetti, allora perchè conservarli? Parte del nostro compito è assicurarci che siano ancora qui per le future generazioni, ma non al costo di escludere la generazione presente.”

 

David Saunders, Head of conservation and scientific research

 

Conservazione a tutti i costi o fruizione pubblica?

 

Per chi si occupa di musei e valorizzazione in generale si tratta di una questione spinosa, principalmente perché alcuni materiali sono più delicati di altri, e anche senza voler prendere in considerazione l’eventualità di un adolescente che decida di lasciare la propria firma da qualche parte, l’esposizione stessa alla luce e all’aria degrada i manufatti.

 

A volte invece, semplicemente, lo spazio non è abbastanza, e allora si organizzano mostre temporanee, eventi, si mettono im mostra gli oggetti a rotazione, tutto nell’ottica della definizione adottata dall’ICOM (International Council of Museums), che identifica il museo come istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e specificamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto.

 

Come assicurare, allora, la salvaguardia degli oggetti custoditi e garantire al tempo stesso ai visitatori la possibilità di osservare le tanto ammirate testimonianze del passato?

 

L’articolo che oggi vi proponiamo riporta il punto di vista dei conservatori di uno dei più importanti e visitati musei del mondo, il British Museum, che ai suoi circa sei milioni di visitatori annui propone un’esposizione di oltre 50.000 oggetti, mentre nei suoi magazzini conservata quasi sette milioni di altri reperti ed opere d’arte.

 

Quando si tratta di confrontarsi con gli altri bisogna puntare in alto, no?

Oggi a pranzo… cultura!

Oggi vi portiamo a pranzo. Le portate sono gustose e degne dei migliori chef. E chi negli anni scorsi ha sostenuto che con la cultura non si mangia, evidentemente ha sbagliato ristorante.

 

Eh già, perchè un gruppo di giovani operatori dei beni culturali ha deciso di rispondere con i fatti ad un assioma che si dimostra poco in linea con la realtà. Grazie al sostegno di ARTI e di Bollenti Spiriti è nato il Laboratorio dal Basso “Oggi a pranzo…cultura”.

 

Laboratori dal Basso è dedicata ai giovani pugliesi che stanno realizzando o intendono realizzare un’esperienza imprenditoriale e si configura come azione sperimentale che ha “lo scopo di rafforzare le competenze di chi fa impresa sul territorio pugliese incoraggiando la condivisione della conoscenza, l’apprendimento tra pari, lo scambio tra generazioni”.

 

Il Laboratorio è stato organizzato dalle associazioni 34°Fuso e LeMiriadi49 con la partnership del Laboratorio Urbano P.Art di Galatina, QuoquoMuseo del Gusto di San Cesario e Officine Cantelmo di Lecce.

 

Alla base dell’iniziativa c’è la profonda convizione che la cultura deve essere vista come incubatore di professionalità “in grado di innescare processi d’innovazione e sviluppo per il territorio”.

 

Il Laboratorio è stato strutturato in 5 moduli: Storytelling, Marketing culturale, Audience development, Fund raising per la cultura e Comunicazione integrata/social media strategy. Ogni modulo ha previsto lezioni frontali, brainstorming e attività di workshop.

 

L’ultimo incontro è previsto per venerdì 31 maggio e sabato 1 giugno presso il Laboratorio Urbano P-ART (Palazzo della Cultura) di Galatina ed è dedicato a comunicazione e digital strategy. L’evento facebook lo trovate qui.

 

Gli chef che terranno il corso sono Davide Baruzzi e Rosanna Spanò di BAM!Strategie culturali che spiegheranno ai partecipanti le modalità per comunicare sui new media a partire dall’analisi delle tendenze nel settore, passando per una panoramica sugli strumenti di cui servirsi per arrivare infine a capire come integrare i diversi canali di comunicazione (siti web, mobile e web 2.0). Imprescindibile è quindi lo studio del rapporto tra social network e cultura, declinato secondo le modalità dell’audience development, user generated content, community building e crowdfunding. Il laboratorio pratico sarà dedicato alla costruzione della digital strategy di una iniziativa culturale.

 

Ci fa piacere segnalare questa iniziativa per una serie di ragioni: innanzitutto parte dal basso, da una comunità di professionisti del settore culturale che hanno voglia di guardare avanti e di confrontarsi su temi quanto mai contemporanei (rispetto ai quali spesso la formazione universitaria è piuttosto carente) e poi perchè stimola un confronto vitale sulla direzione che la gestione della cultura dovrebbe prendere, cioè di apertura e rilancio delle energie dinamiche che si agitano nella nuova generazione di addetti ai lavori.

 

E infine è una scommessa, un modo per non restare immobili e farsi trascinare nelle secche di un sistema-cultura rigido e poco propositivo. E’ bello guardarsi intorno e scoprire che qualcosa si muove!

 

Vi ricordiamo che la partecipazione ai laboratori è gratuita e che chi vuole può seguire lo streaming sul sito di Laboratori Dal Basso.

 

Qui trovate il sito del progetto “Oggi a pranzo…cultura!”

 

Buon pranzo a tutti!

 

 

Archaeoweb Review: Museo Archeologico del Finale

Oggi vi segnaliamo il sito web del Museo Archeologico del Finale che ci sembra particolarmente convincente nella sua semplicità e facile accessibilità.
La peculiarità del sito sta in un’interfaccia grafica intuitiva ed agevole da navigare, che permette all’utente di visualizzare subito le sezioni di cui si compone il sito. Il layout dell’homepage presenta cinque sezioni, le cui denominazioni suonano come un invito per gli utenti ad entrare a far parte della comunità del museo (Visita, Gioca, Partecipa, Leggi e Scopri), un modo coinvolgente di accorciare la distanza tra chi gestisce e chi visita il museo.

 

 

VISITA: con un semplice click si accede alla pagina che permette di esplorare le diverse sale del museo, strutturate cronologicamente dal Paleolitico al Medioevo con uno zoom su territorio, collezioni numismatiche ed il complesso conventuale di Santa Caterina. Le descrizioni sono brevi e comprensibili, corredate da immagini scorrevoli che illustrano l’allestimento delle sale.

 

GIOCA: vengono presentate le diverse attività dedicate alla didattica per bambini e ragazzi, laboratori, itinerari, giochi ed approfondimenti didattici con l’indicazione degli orari e delle tariffe.

 

PARTECIPA: in questa sezione sono riportati gli appuntamenti che hanno luogo all’interno del museo, eventi, mostre, convegni.

 

LEGGI: una raccolta delle principali riviste e pubblicazioni edite dalla sede centrale dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri.

 

SCOPRI: è la sezione dedicata alla presentazione del personale tecnico-scientifico del museo, con l’indicazione degli indirizzi mail ed i link alle pubblicazioni curate dai membri dello staff.

 

 

Immediatamente al di sotto di queste sezioni, l’alternarsi di diverse immagini rimanda alle varie iniziative in corso, accessibili con un click. Il footer, infine, raccoglie tutte le informazioni di carattere pratico: contatti, biglietti, orari, la localizzazione del museo su google maps ed il link alla pagina facebook.

 

 

All’interno del sito, sulla colonna destra di tutte le pagine, è possibile scaricare la Carta dei Servizi del Museo e il Regolamento: un elmento di trasparenza e partecipazione che ci piace!

OpenBiblio: le risorse di Professione Archeologo

Il sito di Professione Archeologo si arricchisce di una nuova pagina: OpenBiblio.

 

In questa sezione metteremo a disposizione i link a riviste online, portali e siti che consentono di consultare o scaricare gratuitamente materiale bibliografico a tema archeologico.

 

La mission di Professione Archeologo è quella di sostenere e incrementare un’idea di conoscenza libera e fruibile, di fare della condivisione uno strumento di crescita della coscienza collettiva. Da queste parti siamo convinti che il web offre infinite possibilità di interscambio e arricchimento.

 

E quale migliore strumento se non quello dell’open access?

 

Nell’attesa trepidante che l’archeologia, in un futuro prossimo, riesca a sviluppare in pieno tutte le potenzialità offerte dagli Open Data, vogliamo dare il nostro piccolo contributo alla causa.

 

Invitiamo pertanto gli aficionados di PA a segnarlarci, via mail, siti e portali dove è possibile accedere liberamente alle pubblicazioni scientifiche.

 

Don’t forget: be connected!

 

PS: Alla creazione della  pagina OpenBiblio ha collaborato Davide Mastroianni (@Davide_MastR  su twitter), nuovo membro dello staff di Professione Archeologo.

 

 

 

The incredible tide

Se non vi è rimasto un briciolo di incoscienza, di audacia, di idealismo nonché di ottimismo non leggete questo post.
Passate oltre.

 

Nelle ultime settimane è successa una cosa bellissima. E come quasi tutti gli accadimenti più sorprendenti è nata da un piccolo pretesto, post di poche righe sul profilo del MIBAC. Così è iniziata la protesta di #no18maggio, da un fitto scambio di articoli sui blog di professionisti che non si sono mai visti in faccia, ma la faccia ce l’hanno messa, e dalla cagnara di tanti cinguettii è emerso #generazionepro.

 

Con tanta incoscienza, un po’ di fretta e qualche perplessità è stata lanciata l’iniziativo di #nottedeiprofessionisti.

 

L’invito alla partecipazione è stato diffuso su Facebook e Twitter e così sabato ci siamo ritrovati a Roma, non al Colosseo, non al Pantheon, ma a Castel S. Angelo ,forse anche più consono, come luogo simbolico, ad una protesta che apparteneva a tutti i professionisti dei BBCC e non solo agli archeologi.

 

Superando le consuete problematiche di traffico e parcheggio, muniti di cartelli coloratissimi e pieni di hashtag, siamo arrivati, sotto il sole che sembrava essere scomparso dal maggio romano, nel triangolo compreso tra il poderoso mausoleo, il Tevere e via della Conciliazione: lì, in mezzo a tanti simboli della nostra storia, della società e della cultura italiana abbiamo portato fuori dalla rete la protesta, ribadendo, a caratteri cubitali “#VolontariAChi ?”

 

Chi è abituato a contare centinaia di migliaia di persone in piazza ci avrà guardato con tenerezza.

 

Il successo della protesta è stato in rete, nella rapida comunicazione e nel passaparola. Anche i media tradizionali sono stati costretti ad accorgersi di noi. Alcuni hanno detto che il pretesto per rivendicare un nuovo modo di gestire, valorizzare e narrare i nostri Beni Culturali era sbagliato. E’ così? In questo mi ritengo piuttosto machiavellica: se la protesta è giusta, il casus belli non è troppo importante.

 

Ma tutto ciò è stato già detto, e meglio. Mi sembra invece che nei prodromi di questa iniziativa si siano accumulate tante idee, anzi, tanta voglia di proporre un radicale cambiamento nell’archeologia italiana. Sui social network i cinguettii e i post di autentica e sincera buona volontà, ma anche gli interventi di maggiore impegno si sono accumulati, come tante gocce.
Da qui l’idea di una prossima ventura alta marea.  Ricordate Conan, il ragazzo del futuro? Nato da un libello di scarsa qualità e spessore è diventato un cartoon pieno di ottimismo, speranza e voglia di ricostruire, senza pregiudizi, il proprio mondo.

 

Così mi auguro sarà l’esperienza che nascerà dai recenti accadimenti. Questo vorrei che fosse il nostro tentativo di costruire un’archeologia… “post-moderna”? Non mi sembra molto felice come etichetta, e so che i miei colleghi ne troveranno di certo una più adatta. L’importante, però, è che fondamentale sia il radicamento della nostra professione nella società. E’ necessario che i nostri concittadini riconoscano le nostre esigenze perché noi riconosciamo le loro.  E’ fondamentale che ritroviamo la capacità ed il gusto di coinvolgere e raccontare.

 

Dai #generazionepro, il mondo (dell’archeologia, ma non solo) deve ripartire. Ripartirà?

 

L’autrice di questo post, Paola Romi è su Twitter: @OpusPaulicium

 

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RASSEGNA STAMPA

Comunicato di sostegno dell’On. Ileana Piazzoni

Foto tratta da SkyTg24 (se qualcuno riesce a recuperare il video del servizio ce lo comunichi, grazie!)

Grr.rai.it

Roma Oggi Notizie

Nuovo Paese Sera

Roma Today

– E spazio anche a chi la pensa diversamente, da Vita.it

E presto in arrivo anche uno Storify con la storia di Notte dei Professionisti.

 

Maggiori info e notizie le trovate sull’evento Facebook del fashmob. Inoltre, come promesso, abbiamo caricato tutte le foto di chi ha aderito all’iniziativa, di persona o tramite la rete, in un album Flickr. Non è tardi per partecipare alla protesta, siete ancora in tempo per metterci la faccia e caricare la vostra foto. Continueremo a raccoglierle, come continueremo a seguire il dibattito che tutto questo ha suscitato e, speriamo, susciterà.

#salvatesbn: rischio chiusura dell’Opac-Sbn

Fornitevi di carta e penna, stipulate un buon contratto telefonico con chiamate illimitate, passate a prendere una confezione di valeriana formato famiglia ma, vi preghiamo, non riesumate abiti e musica degli anni ’80-’90.

 

Adesso sedetevi, che la notizia è grave.

 

Il tam-tam mediatico suona più o meno così:

 

“Avviso ai naviganti, ma anche ai ricercatori, lettori, plagiatori, narratori e a voi tutti, di biblioteche fruitori, che restate all’asciutto e nel web non vi perdete: il sistema OPAC-SBN rischia di chiudere per mancanza di fondi.”

 

Non so voi, ma noi di PA riusciamo con difficoltà a ricordare l’epoca in cui non c’era, come non riusciamo più a immaginare un mondo senza WorldWideWeb. Ma la notizia è affidabile e tra gli altri segnaliamo l’articolo del blog di Mazzetta che chiarisce bene la faccenda oltre a riportare per esteso il comunicato dll’ICCU a riguardo.

 

Per il resto che dire? Prendiamo in prestito le parole twittate da @Einaudieditore:

 

” La chiusura del portale del Servizio Bibliotecario Nazionale conta sulla nostra indifferenza. Gliela diamo vinta così facile?”

 

 

Per partecipare alla protesta e seguirla :#salvatesbn

 

Paola Romi altrimenti detta @OpusPaulicium

 

Vi segnaliamo altri link sulla vicenda qui, qui e qui.

 

Edit del 21/05/2013: è stata lanciata oggi una petizione per il ripristino dei fondi necessari a garantire la sopravvivenza del sistema OPAC-SBN. Potete firmarla e farla firmare attraverso questo link.

#nottedeiprofessionisti: Professione Archeologo c’è

Facciamo il punto della situazione.

 

La protesta iniziata a partire dalla nota del MiBAC è cresciuta in maniera esponenziale grazie al dibattito apertosi in rete. Basta cercare su Twitter gli hashtag ad essa correlati (#no18maggio #generazionepro #VolontariAChi) per rendersene conto. Siamo velocemente passati dalla polemica sull’impiego dei volontari durante la Notte dei Musei 2013, alla protesta nei confronti di un sistema che fa del volontariato un surrogato del lavoro retribuito.

 

È ora di dire basta.

 

Con la scusa della crisi economica, precariato perenne, disoccupazione, tirocini “aggratis”, stage non spesati e tutte le variazioni linguistiche sul tema, sono diventati il pane quotidiano di tutti noi.

 

È tempo di sostituire la solita approssimazione e mancanza di lungimiranza nel campo delle politiche culturali con strategie in grado di valorizzare le professionalità che si sono formate in anni di studio. Bisogna ribadire che la cultura può e deve essere il motore della crescita, l’unico investimento sicuro sul futuro di questo paese.

 

E allora cominciamo a cambiarle le cose, ed iniziamo dal dimostrare che non siamo un esercito invisibile, che gli operatori dei beni culturali (archeologi, storici dell’arte, archivisti, bibliotecari e via dicendo) vogliono dire la loro, vogliono essere al centro del dibattito pubblico, perché hanno idee, proposte e le competenze per realizzarle.

 

Come fare?

 

Facile.

 

Prendete carte e penna e scrivete un cartello come quelli che vedete qui tra le mani dello staff di Professione Archeologo. Scattatevi una foto (macchina fotografica, webcam, cellulare, dipinto ad olio, Photoshop) e caricatela sulla bacheca di Notte dei Professionisti, l’evento FB dedicato. Se siete davvero avanti e avete un account Twitter caricate la foto anche lì, senza dimenticarvi gli hashtag #no18maggio #generazionepro e #VolontariAChi #nottedeiprofessionisti. Successivamente raccoglieremo tutte le foto caricate on line in un album Flickr che potrete visualizzare e condividere per dire “Io c’ero”.

 

Se vi trovate dalle parti di Roma, poi domani pomeriggio prendete il vostro cartello, salite sull’autobus o su qualsiasi altro mezzo di locomozione e fatevi trovare alle 17 a Castel S. Angelo (via Giovanni XXIII) per partecipare al flashmob promosso da Confederazione Italiana Archeologi e Assotecnici, e che Professione Archeologo ha contribuito ad organizzare fin dal primo istante.

 

Siate numerosi che, come direbbe mia zia, “dobbiamo finire al telegiornale”, e munitevi di smartphone, tablet, macchine fotografiche per documentare l’evento e diffonderlo on line.

 

È solo l’inizio di un percorso che ci deve vedere protagonisti ed il primo passo è uscire dall’anonimato.

 

E quale miglior modo che metterci la faccia?

 

PS: Per qualunque informazione non esitate a contattarci via mail o attraverso i nostri canali social!