Egitto, passione infinita. Arriva una nuova collana De Agostini

Alzi la mano chi ha deciso di fare l’archeologo (o avrebbe voluto farlo!) per il fascino esercitato dall’antica civiltà egizia.

 

Eh, siete sicuramente in tanti. E questo post è dedicato a voi, che non siete mai sazi di informazioni, curiosità, notizie sulla terra dei Faraoni.

 

De Agostini lancia infatti la nuova collezione “Egitto”, costituita da volumi riccamente illustrati e interamente dedicati alla terra solcata dal Nilo: un viaggio tra piramidi, riti sacri, arte, geroglifici e vita quotidiana che vi accompagnerà per 45 uscite. Alla fine di questa passeggiata nel tempo all’insegna di trattazioni approfondite, testi brevi e esaurienti, illustrazioni accurate e commentate, la prodigiosa terra dei Faraoni vi avrà svelato tutti i suoi segreti.

 

La collezione è già disponibile online e chi si abbona sul sito entro il 31 luglio 2019 riceverà, oltre ai regali riservati agli abbonati, anche un esclusivo omaggio in più!

 

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Foto by Pierluigi Giroldini©

 

Perché abbonarsi? Perché l’egittomania ha una lunghissima tradizione che parte da molto lontano.

 

Se c’è una civiltà infatti che da secoli continua ad affascinare grandi e piccoli, addetti ai lavori e curiosi, è proprio quella che ha lasciato il segno concreto del proprio passaggio sulla linea del tempo con piramidi, sfingi e geroglifici.

 

D’altra parte come restare indifferenti di fronte alle maestose costruzioni piramidali che ancora oggi svettano nei cieli egiziani richiamando turisti da tutto il mondo? O come non farsi rapire dall’insieme dei culti che nell’aldilà trovavano la completa realizzazione con i riti della mummificazione e il celeberrimo momento del peso dell’anima tramandato fino ai giorni nostri da pitture e geroglifici? Quale archeologo non avrebbe voluto essere nei panni di Howard Carter nel 1922 quando ha scoperto la Tomba di Tutankhamon, trovandosi di fronte alla magnificenza e ricchezza di quello che potremmo definire il corredo funerario più famoso di tutti i tempi?

 

 

Foto by Pierluigi Giroldini©

 

A dirla tutta, l’egittomania non è un bizzarro capriccio dei tempi moderni, ma anzi risale molto indietro, a testimoniare l’attrattiva che l’universo culturale, spirituale, architettonico e artigianale egizio ha  da sempre indotto.

 

A documentare la seduzione suscitata dalle antichità egizie fin da tempi remoti rimangono per esempio le testimonianze del cosiddetto periodo orientalizzante, nelle tombe di principi e dignitari etruschi che vollero farsi seppellire con oggetti di grande valore culturale ed estetico che in molti casi richiamavano proprio il mondo dei faraoni. Spesso infatti i geroglifici venivano utilizzati come elemento decorativo nella produzione orientalizzante, senza che le iscrizioni avessero un senso compiuto ma soltanto come giustapposizione di simboli su kotylai (vasi per bere) e scarabei.

 

Possedere un prezioso oggetto egizio da parte dei principi etruschi equivaleva ad aderire al medesimo mondo fatto di un’imagerie di regalità, di elevazione a divinità propria dei Faraoni. E proprio da Vulci nel 2013 in una tomba della necropoli dell’Osteria è stato rinvenuto uno scarabeo egizio che menziona il prenome del Faraone Bocchoris (720-708 a.C.) e attesta la conoscenza di determinati “segni del potere” e la condivisione dell’ideale di regalità da parte delle élites etrusche sin dalla fine dell’VIII sec. a.C.

 

Se gli etruschi si accontentavano di oggetti e decorazioni egittizzanti da deporre nelle tombe e portare con sé nell’aldilà, la proverbiale megalomania romana andò ben oltre tanto che, a seguito della battaglia di Azio, dopo la sconfitta di Cleopatra ad opera di Augusto, gli imperatori fecero a gara per portare a Roma i mastodontici obelischi in granito a decorare circhi, templi e mausolei imperiali.

 

Per non parlare della piramide Cestia, segnacolo che svetta nell’Urbe da ormai duemila anni, voluta da Gaio Cestio Epulone come sua dimora eterna pochi anni dopo che l’Egitto era diventato provincia romana. A partire dal 30 a.C. nella capitale dell’impero era arrivata l’eco della sfarzosa cultura dei faraoni e i ricchi possidenti romani iniziarono a emulare la moda egizia.

 

Il più noto estimatore di questa cultura fu senza dubbio l’imperatore Adriano che nella sua fastosa residenza di Tivoli fece progettare e costruire il celebre Canopo che, con un paesaggio imitante quello nilotico, rimane lì come ricordo imperituro della passione imperiale per l’Egitto.

 

In questa sintetica carrellata sul fenomeno dell’egittomania non può mancare un breve accenno alla Francia napoleonica che, con la ben nota Campagna d’Egitto del Bonaparte (al seguito della quale partirono decine di studiosi e archeologi), depredò piramidi, insediamenti e tombe recando poi in Francia tesori ricchissimi che ancora oggi riempiono le vetrine dei musei di mezza Europa. Una testimonianza ulteriore, qualora ce ne fosse bisogno, della passione infinita che l’Egitto ha sempre esercitato e che per esempio, con la nascita del cinema, si è estrinsecata in una lunga serie di film ambientati tra mummie, piramidi e ori sfavillanti.

 

Se anche voi siete soggiogati dal fascino dell’Egitto e della sua cultura millenaria, cosa potrebbe esserci di meglio che sfogliare uno dei volumi De Agostini in spiaggia, circondati dalla sabbia e immaginandosi a cospetto delle faraoniche piramidi?

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Antonia Falcone

(@antoniafalcone)

ProfilCultura: un portale per orientarsi nell’offerta formativa

A chi non è capitato almeno una volta di farsi prendere dalla disperazione davanti allo schermo del pc dopo aver digitato “corsi di laurea archeologia”?

Tantissimi risultati, saltando da un sito all’altro, la compulsione di salvare pagine e pagine tra i preferiti.

I percorsi formativi sono tanti quante sono le università italiane che non si limitano a quelle statali, ma alle quali bisogna aggiungere quelle private, quelle online e così via.

 

Orientarsi nella giungla dell’offerta formativa professionalizzante equivale spesso a passare ore e ore davanti al pc.

 

In molti casi, di conseguenza, a guidare la nostra scelta è il passaparola. Tanto per fare un esempio, all’indirizzo mail di Professione Archeologo arrivano molto spesso richieste di informazioni da parte di studenti o mamme di studenti su quale sia il percorso migliore all’università o quali master e scuole di specializzazione sono stati attivati nel corrente anno accademico.

 

A dire il vero poi, con la sempre maggiore frammentarieta dei percorsi formativi (l’archeologo oggi è anche comunicatore, project manager, fundraiser, etc etc) trovare la “retta via” è un’impresa non da poco.

 

ProfilCultura nasce per mettere ordine in questa giungla: da oggi, 19 settembre, è infatti online il portale italiano della formazione in ambito culturale.

Il sito, accessibile da questo link, si propone come il primo annuario online per raccogliere tutte le offerte formative che coinvolgono il macro settore della cultura: dalle arti dello spettacolo, artigianato, architettura, design, audiovisivo, web e multimedia, beni e politiche culturali, all’edizione, comunicazione e insegnamento.

 

Chiaramente ci sono anche archeologia e beni culturali.

 

Il portale nasce come la versione italiana di ProfilCulture-Formation, il sito francese dedicato a studenti e professionisti che hanno bisogno e voglia di ampliare le proprie competenze.

 

In home page è possibile fare una ricerca per parole chiave e per regione così da trovare il percorso di studi più adatto alle proprie esigenze. Si tratta di un lavoro ancora in progress e il database è in continuo aggiornamento.

 

La parte più interessante del progetto è senza dubbio quella dedicata ai mestieri della cultura, le Schede delle Professioni in cui sarà possibile recuperare le indicazioni generali delle missioni, le descrizioni delle attività, i potenziali datori di lavoro, le competenze e i livelli di formazione richiesti per ciascuna professione in ambito culturale.

 

La sezione è ancora in fieri, aspettiamo con ansia di vedere la scheda dedicata alla professione dell’archeologo.

 

Nel mese di ottobre arriverà anche ProfilCultura, il sito dedicato a diffondere tutte le opportunità di lavoro negli ambiti della cultura: terremo gli occhi ben aperti!

 

Antonia Falcone

(@antoniafalcone)

La strada di Baghdad: archeologia a fumetti

La strada di Baghdad è il nuovo albo realizzato dagli amici di “Jack e Matrix: Archeologi” ed è tutto dedicato al Museo Nazionale Iracheno. Abbiamo parlato del progetto archeologia a fumetti ormai due anni fa (trovate il post a questo link ) e il fatto che  questo bel lavoro di divulgazione continui non può che farci piacere.

 

Dicevamo del Museo Nazionale Iracheno.

 

Forse non tutti sanno che il museo della capitale è stato creato dalla esploratrice e scrittrice britannica Gertrude Bell e aperto poco prima della sua morte nel 1926 come Museo archeologico di Bagdad.

 

Di certo molti di voi ricorderanno che nel 2003 le immagini del saccheggio del museo, avvenuto quando le truppe statunitensi presero la città irachena, fecero il giro del mondo; e molti dei reperti trafugati durante i giorni bui della guerra furono venduti sul mercato clandestino.

 

La strada di Baghdad vuole raccontare un Iraq diverso, che sta cercando di risollevarsi dalle vicende belliche degli ultimi decenni. Non dimentichiamo infatti che in Iraq sono numerose le missioni di scavo per lo studio e la riscoperta della culla della civiltà, come è sempre stata definita questa parte del mondo fin da quando abbiamo aperto i nostri primi libri di storia. E l’Italia è in prima linea con diverse attività di scavo universitario. A questo proposito possiamo citare la missione italo-irachena di Abu Tbeirah della quale abbiamo parlato sul blog qualche tempo fa.

 

Tra i siti oggetto di indagini del “Centro Scavi Archeologici per il Medio Oriente e l’Asia” di Torino c’è Tulul al Baqarat, a circa 180 km a sud di Baghdad. Dell’equipe di scavo fa parte Mirko Furlanetto, archeologo topografo e ideatore di Jack e Matrix e di questo nuovo progetto.

 

 

I bellissimi disegni sono invece opera di Laura De Stefani, storica collaboratrice di Mirko che di lei dice “senza il suo talento non sarei mai riuscito a materializzare e rappresentare tutto ciò che avevo in mente”. Laura si è perfezionata all’Accademia del fumetto di Trieste, dove oggi insegna.

 

Il fumetto, destinato ai più piccoli, rientra all’interno di un progetto divulgativo ed educativo che ha come scopo quello di avvicinare le nuove generazioni alla realtà storica locale.

 

Molti dei giovani iracheni non sanno che cosa è un museo e quale è il suo scopo; per dodici anni, infatti, il museo nazionale, punto di riferimento dell’archeologia mondiale e patrimonio dell’umanità era stato chiuso per le distruzioni seguite proprio all’intervento americano.

 

Un modo quindi per cambiare la prospettiva occidentale sul mondo arabo.

 

Potete leggere l’albo a questo link e alla fine del fumetto trovate anche un piccolo gioco per i ragazzi 😉

 

Antonia Falcone

(@antoniafalcone)

 

Jack e Matrix: l’archeologia a fumetti

Ci interroghiamo spesso, sulle pagine di questo blog, su come l’archeologia possa essere comunicata ad un pubblico diversificato, dagli addetti ai lavori, agli appassionati, ai bambini, agli studenti di vario ordine e grado, agli archeologi alle prime armi.

 

L’archeologia che è varia e variegata, che ha tante sfaccettature e tante domande: ma gli archeologi scavano solo con pennelli e pennellini (I whish)? Cos’è una trowel? E perché c’è sempre (ok, non proprio sempre, ma spesso) un archeologo bardato di giubbotto catarifrangente, piantato come una statua di sale, a bordo di molte trincee stradali? Ma anche: l’archeologia è cambiata nel corso del tempo? E com’era tra le due guerre mondiali? Chi erano gli archeologi della fine dell’Ottocento e chi sono gli archeologi di oggi?

 

Di volta in volta, abbiamo provato a raccontarvi come si volge una giornata in cantiere, quali sono le problematiche più sentite da parte della categoria o a seguire quei movimenti più innovativi che segnano il percorso dell’archeologia e degli archeologi oggi.

 

Oggi vi proponiamo un’altra storia di comunicazione atipica, diversa da quella che siamo abituati a vedere e che si rivolge ai ragazzi, a quelli che Archeologo = Indiana Jones.

 

Ed è proprio da Indiana Jones che il primo numero dei fumetti di “Jack e Matrix Archeologi” prende il via.

 

Jack è un archeologo con al seguito il fedelissimo cane Matrix. La loro mission impossible? Spiegare al giovane e discolo Sam qual è, appunto, il vero mestiere dell’archeologo.

 

Per farlo Jack gli spiega quali siano gli strumenti che si usano in cantiere o perché è importante scattare fotografie nel corso dello scavo, ma gli insegna anche parole “difficili” come catalogazione e perché una pratica “noiosa” è però essenziale. All’incredulo Sam, per il quale l’archeologia non è altro che avventura, scorpioni e mummie, Jack mostra che oltre alla gioia della scoperta ci sono anche il rigore e l’organizzazione del cantiere e degli studi, e lo fa portandolo in giro a scoprire i siti archeologici e i musei del Friuli e del Veneto.

 

Jack e Matrix, fumetto di archeologia

 

A poco a poco, tra un’esclamazione stupita ed una domanda curiosa, tra uno scherzo e una risata, la storia prende vita dalle parole di Jack e degli altri archeologi che lui e Sam incontrano, si materializza davanti ai nostri occhi, diventa reale quanto gli oggetti che ne sono rimasti come testimonianza.

 

Jack e Matrix, fumetto di archeologia

 

Quello che ci è piaciuto di Jack e Matrix è che lo stile leggero del racconto insegna però tante “cose” serie, puntando sulla naturale curiosità dei ragazzi, quella propensione che hanno a stupirsi quando le cose non sono proprio come se le immaginavano, ma sono comunque interessanti, appassionanti, nuove e quindi elettrizzanti. Alla storia, si aggiunge anche un elemento di giallo, con un misterioso personaggio dai lunghi capelli chiari e non proprio abile nei travestimenti, che commette un brutto reato nei confronti del nostro patrimonio culturale, lasciando tristezza e sgomento, in Jack che commenta “il passato e la memoria appartengono a tutti e nessuno dovrebbe portarceli via.”

 

Come non essere d’accordo?

 

“Jack e Matrix Archeologi” è un progetto dell’Associazione Ikarus, pubblicato da Safarà Editore. Soggetto e testi di Mirko Furlanetto, Chiara Goi e Laura De Stefani. I fumetti vengono illustrati da Laura De Stefani (Accademia del Fumetto di Trieste) e Teresa Pitton.

 

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@antoniafalcone

@domenica_pate

@OpusPaulicium

[photos credit: Domenica Pate]

 

#Archeostorie: una NON recensione di parte

Archeostorie NON è un manuale barboso.

 

Archeostorie NON è solo per gli addetti ai lavori.

 

Archeostorie NON è il libro dove scoprire che gli alieni hanno costruito le piramidi.

 

Archeostorie NON è accademico.

 

Archeostorie NON è tutto quello che avete letto finora sull’archeologia.

 

Archeostorie è un mix ben shakerato di passato, presente e futuro. Sono le vite di archeologi in carne e ossa. Archeostorie è un modo diverso di pensare l’archeologia. E di farla.

 

E ora che abbiamo la vostra attenzione possiamo raccontarvi qualcosa in più.

 

Archeostorie, manuale non convenzionale di archeologia vissuta non è un libro pianificato a tavolino, è un testo nato letteralmente nella Rete e dalla Rete.

 

Quale Rete? Il web certo, i social soprattutto, ma essenzialmente da quella rete di contatti, stimoli e collaborazioni che il vivere l’archeologia e lo stare online ha creato. Quindi più che  rete si potrebbe dire reti, al plurale, come archeostorie, come archeologie.

 

Perché quello che scoprirete leggendo il testo è che la pluralità delle archeologie non risiede essenzialmente  solo negli ambiti geografici e archeologici di cui ci si occupa ma anche, e forse soprattutto, nella pluralità delle attività con cui la si “applica” alla quotidianità della vita.

 

Quali “mestieri” fanno e raccontano gli autori di Archeostorie?  Tanti, non tutti quelli possibili ma molti. Talvolta inaspettati. Non vogliamo anticiparveli, ma dirvi che alla base di questo caleidoscopio di esperienze c’è un’idea semplice e ovvia quanto forse rivoluzionaria: la pratica dell’archeologia non ha confini e non conosce steccati.

 

Chi ha scritto le archeostorie ? Per non svelarci troppo vi diciamo solo chi le ha curate, con molta verve e pazienza: Cinzia Dal Maso e Francesco Ripanti.

 

Quale è il finale di questa bella storia di condivisione? Il finale lo scriveranno gli archeologi che hanno deciso di raccontarsi in modo non convenzionale e quelli ai quali è affidata ogni giorno la tutela e la valorizzazione del nostro immenso patrimonio culturale. Work in progress.

 

Archeostorie vi dà appuntamento venerdì 10 aprile nella Sala conferenze del Museo Pigorini, alle ore 17:

 

34 MODI DI FARE ARCHEOLOGIA
Brainstorming di massa sui mestieri dell’archeologo

 

Ci saremo anche noi di Professione Archeologo.

Potete seguire il livetwitting con hashtag #archeostorie e farci domande live.

 

Antonia Falcone (@antoniafalcone)

Paola Romi (@opuspaulicium)