Articoli

Perché Alberto Angela piace. A differenza vostra

Questo è un post volutamente provocatorio e di parte.

 

Provocatorio perché tenta di rispondere in modo caustico alle polemiche che inevitabilmente accompagnano la messa in onda di una trasmissione di successo a firma Alberto Angela.

 

Di parte perché nel 2016 ho fondato il più grande gruppo Facebook dedicato ai fan di Mister Divulgazione, che ad oggi conta 23.300 iscritti.

 

Iniziamo con il politically correct, che va tanto di moda negli ultimi tempi, e quindi diciamo che chiaramente ognuno può avere le proprie idee e punti di vista sulle cose. Dunque ognuno pensasse ciò che vuole di Alberto Angela, io non vengo pagata da lui e le mie esternazioni sono frutto di libero pensiero.

 

Quello che mi interessa approfondire in questa sede sono due aspetti: come mai a molti addetti ai lavori sta stretta la divulgazione Made In Angela e qual è l’alternativa a questo modello.

 

Sabato 22 settembre su Rai Uno è andato in onda lo speciale Stanotte a Pompei, una serie inaugurata nel 2015 con Stanotte al Museo Egizio e proseguita con Stanotte a Firenze, Stanotte a San Pietro e Stanotte a Venezia.

 

Il format è quanto mai innovativo: scoprire città e luoghi della cultura in orario notturno, quando non ci sono frotte di visitatori e le luci creano effetti suggestivi.

 

Forse la motivazione principale alla base di questa scelta è mostrare a tutti come un sito archeologico o una città si presentano al calare della luce del giorno e nel silenzio, opportunità concessa praticamente a nessuno di noi, se non, appunto, davanti allo schermo di una televisione. Così con Alberto Angela abbiamo visto Piazza San Marco vuota, le Cappelle Medicee di notte e così via.

 

Per il divulgatore e il suo team questo significa trascorrere intere nottate di veglia con temperature spesso proibitive (come ha detto lo stesso Alberto Angela nel suo ultimo post): poco male, è il loro lavoro e ci sono mestieri decisamente  più faticosi.

 

Carissimi, sono felicissimo per il risultato di ieri di "Stanotte a Pompei": 24.3% con oltre 4,2 milioni di spettatori….

Publiée par Alberto Angela – Pagina Fan Ufficiale sur Dimanche 23 septembre 2018

 

Però succede una cosa: ogni volta che la televisione trasmette uno speciale di Stanotte A.., l’auditel si impenna e lo share schizza, i social impazziscono e i giornali dedicano pagine e pagine all’incredibile exploit di Angela junior.

 

Siamo davvero sicuri che questi risultati siano “incredibili”, intesi come inaspettati? A dare retta ai palinsesti televisivi sembrerebbe che l’italiano medio non possa vivere senza reality, partite o serie tv mediocri.

 

Poi arriva Alberto Angela e capovolge i pronostici. Usa parole come termopolio, archeologi, corrente piroclastica e si porta a casa la prima serata. Di sabato. Contro Laura Pausini.

 

È a questo punto che si scatena il dramma, proprio quando una grossa fetta di italiani si appassiona a tematiche culturali.

 

Gli addetti ai lavori, invece di stappare champagne e plaudire al fatto che in TV quattro o cinque milioni di persone si entusiasmano per le vicende storiche di Pompei o di Leonardo da Vinci, iniziano con la sequela delle lamentationes, o meglio, delle precisazioni (che fa più figo).

 

Nell’ordine le elenchiamo:

 

  • Alberto Angela ha stufato, solo di lui si parla ormai
  • Alberto Angela non approfondisce niente
  • Alberto Angela usa un linguaggio ammiccante
  • Alberto Angela svilisce il nostro patrimonio
  • Alberto Angela fa l’occhiolino al grande pubblico
  • Alberto Angela ha fan troppo esagitati
  • Alberto Angela non è un archeologo, uno storico dell’arte o un esperto di codici miniati
  • Albero Angela fa degli errori

 

Il senso è più o meno questo: Alberto Angela fa grossi numeri perché utilizza un linguaggio semplice, senza approfondire a dovere le problematiche  scientifiche, spattacolarizzando il patrimonio culturale e mostrandosi eccessivamente entusiasta.

 

La mia faccia in genere è questa.

 

 

Seguita dall’esclamazione, spesso fatta a voce alta:

 

Ma cribbio, non siamo in un’aula universitaria.

Siamo in TELEVISIONE.

 

Se voglio conoscere tutta la storia degli studi su Pompei non lo imparerò certo guardando un programma televisivo, ma magari studiando in biblioteca.

 

E mi chiedo quindi come mai, per noi del settore, sia sempre più facile demonizzare le uniche trasmissioni culturali in onda in prima serata, piuttosto che imparare a distinguere i piani (televisione ≠ convegno). Mi domando anche perché non riusciamo a capire che ciò che allontana il pubblico dalle nostre “quattro pietre” sia proprio il nostro metterci instancabilmente su un piedistallo.

 

Forse è masochismo, chissà.

 

L’idea che milioni di persone possano appassionarsi a Pompei senza necessariamente conoscere tutte le US venute alla luce durante gli ultimi scavi o tutte le problematiche scientifiche intorno alla suddivisione degli stili pittorici, evidentemente fa ribrezzo.

 

Se vendi migliaia di libri, se tieni incollati gli spettatori davanti a Christian Greco che legge i geroglifici, se insomma porti un po’ di cultura alle masse allora non sei degno di essere chiamato divulgatore. Per accreditarti nel “cerchio magico” dei veri archeologi devi essere noioso il giusto, sciorinare bibliografia che nessuno leggerà mai, parlare in archeologhese quel tanto da non farti capire.

 

Il fatto invece che Alberto Angela sia diventato un fenomeno popolare, che ai suoi firmacopie ci siano file infinite, che i giovani facciano a gara per assistere alle sue conferenze dovrebbe interrogarci su quanto riusciamo noi addetti ai lavori ad appassionare il pubblico. E la risposta è ZERO.

 

Perché non basta fare critiche a mezzo social, sui blog o sui giornali, poi devi essere in grado di trasformare le tue obiezioni in costruzioni.

 

Portatemi i numeri di un canale Youtube dedicato alla DIVULGAZIONE come la intendete voi, portate la gente nei musei, siate riconoscibili per la fascia d’età che senza Alberto Angela non saprebbe neanche dov’è Pompei e poi ne riparliamo.

 

Mi tornano alla mente quelli che anni fa non sapevano far altro che criticare chi raccontava l’archeologia sui social e oggi fanno a gara per accreditarsi come esperti di comunicazione digitale.

 

L’archeologia una cosa mi ha insegnato: di chiacchiere se ne possono fare sempre tante, spesso troppe e in molti casi sono anche utili davanti a una birra. Ma senza i fatti a corroborare le ipotesi, rimangono solo farneticazioni.

 

E a forza di guardare con snobismo ai milioni di spettatori che “si accontentano” di ammirare Pompei per una sera in tv, facendosi ammaliare da un eloquio pieno di “meraviglioso, straordinario, incredibile”, rimarremo da soli sul piedistallo: di fronte a noi ci sarà solo il vuoto di chi guarderà da un’altra parte invece di chiederci come mai noi archeologi studiamo anche i frammenti di anfore.

 

Forse sotto sotto preferite Giacobbo. Chè a un  certo punto il dubbio ti viene.

 

Antonia Falcone

(@antoniafalcone)

L’archeologia torna protagonista in prima serata con Alberto Angela e #Ulisse

Un patrimonio archeologico sconfinato, tante storie da raccontare, un divulgatore culturale.

 

Dal 7 ottobre torna protagonista del sabato sera di Rai Tre “Ulisse, Il piacere della scoperta”, il programma capace di inchiodare milioni di spettatori alla TV e di fare concorrenza alle trasmissioni di taglio nazional popolare in onda sulle altre reti.

 

Protagonista indiscusso della divulgazione culturale in formato televisivo è Alberto Angela. Attorno a lui si muovono schiere di fan, nascono pagine e gruppi social e basta una sua trasmissione televisiva o una sua comparsata per mandare hashtag in Trending Topic su twitter.

 

La grande attesa per il ritorno di Ulisse alla sua Itaca televisiva il prossimo 7 ottobre ha riempito pagine web di magazine e giornali: proprio nella giornata di ieri infatti si è tenuta, presso la sede Rai di Viale Mazzini, la conferenza stampa di presentazione della nuova stagione 2017/2018.

 

Tanti i temi che saranno affrontati nel corso di questa stagione e, come sempre, l’excursus storico dall’antichità ai giorni nostri è assicurato: dallo sbarco in Normandia alla Roma dei Papi passando per l’incastellamento medievale, il team di Ulisse riesce a confezionare puntate in grado di raccontare la grande storia attraverso le storie.

 

Quando si dice Alberto Angela si dice Roma Antica: quale miglior modo di parlare della città Caput Mundi se non attraverso il suo monumento simbolo? Ci toccherà aspettare la 5^ puntata per gettare uno sguardo insolito sul Colosseo partendo dalla sua fondazione: come fu realizzato l’anfiteatro flavio? Quanto durarono i festeggiamenti in occasione della sua inaugurazione? Quali i risultati delle ultime ricerche archeologiche?

 

Anche se a noi archeologi queste sembrano nozioni banali, parlare di archeologia in prima serata per di più di sabato sera non è cosa da poco, soprattutto se consideriamo il target dei fan di Alberto Angela.

 

Come ha avuto modo di sottolineare il direttore di Rai Tre Stefano Coletta durante la conferenza stampa, il divulgatore più amato dagli italiani riesce a catalizzare l’attenzione dei più giovani. E mentre tutti vanno alla ricerca disperata della formula magica per coinvolgere questa fascia di pubblico che è tra le più difficili da conquistare, si scopre che basta saper raccontare storie con un linguaggio accessibile e grande passione per fare tabula rasa di focus group e sondaggi.

 

E così, non appena inizia la conferenza stampa l’hashtag #Ulisse entra nei trending topic di Twitter in decima posizione per poi salire rapidamente alla quinta posizione già dopo pochi minuti, grazie alla frenetica attività dei fan che twittano, retwittano e condividono. Alberto Angela è un fenomeno social, bisogna farsene una ragione, un influencer culturale come non se ne sono mai visti.

Basti pensare al gruppo Facebook Angelers – Fan di Alberto Angela (del quale noi autrici del post siamo admin) che in poco più di un anno ha raggiunto quasi 20mila iscritti.

 

Le premesse dunque sono decisamente ottime e probabilmente ai piani alti prevedono grandi numeri in fatto di share. A confermarlo arrivano le dichiarazioni di Mario Orfeo, Direttore Generale Rai: “Ulisse non sarà il suo unico progetto per questa stagione”. Nel 2018 infatti sono in programma una serie di speciali in prima serata su Rai 1 sui quali sia il conduttore che tutto lo stato maggiore della Rai hanno mantenuto il massimo riserbo. Alberto Angela ha solo detto che “ci stiamo lavorando”. E noi aspettiamo con trepidazione di sapere come trascorrere le nostre serate culturali del 2018!

 

Il grande successo di UIisse, degli speciali “Stanotte a…” e l’attenzione che Alberto Angela riesce a catalizzare non sono altro che l’evidente dimostrazione di come la cultura in Italia abbia un pubblico appassionato e attento. Il sempre più ampio spazio dedicato alla buona divulgazione noi lo interpretiamo come il segno di una maggiore attenzione alle richieste dei telespettatori, i quali utilizzano sempre di più le piattaforme social per esprimere le proprie preferenze anche in fatto di televisione.

 

Entusiasmo, linguaggio alla portata di tutti, narrazione coinvolgente: queste le parole chiave per riuscire a parlare di cultura, storia, archeologia e scienza in modo appassionante, “traducendo dall’italiano all’italiano” come già da anni ci insegna a fare Piero Angela.

 

Anche se, a nostro giudizio, il vero motivo per il quale Alberto Angela, e prima di lui suo padre, sono campioni di edutainment è uno soltanto: ci ricordano sempre che dietro la storia ci sono gli uomini, trait d’union tra passato e presente.

 

E così a conclusione della conferenza stampa, ai microfoni dei giornalisti, Alberto dichiara «Duemila anni fa, nonostante la corruzione, sono state costruite opere che reggono ancora oggi e vengono ammirate da tutti. Noi dobbiamo andare avanti e rendere Roma e l’Italia eterne per la loro bellezza».  

 

Antonia Falcone

(@antoniafalcone)

Stefania Piccin

 

Diario da #archeofest15: cosa abbiamo fatto ad Aquileia, giorno per giorno

È arrivato il momento di raccontarvi cosa abbiamo fatto ad Aquileia in occasione dell’Archeofest, l’evento dedicato ad archeologia, libri e cinema di cui Professione Archeologo e Civetta di Atena sono stati social media partner esterni.

 

Il nostro ruolo è stato di raccontare on line quello che accadeva, con un duplice scopo: da un lato coinvolgere la nostra community e dare quanta più risonanza possibile all’evento sui social network, dall’altra sperimentare la divulgazione dell’archeologia in 140 caratteri o giù di lì.

 

La prima cosa che abbiamo fatto, quindi, è stata tenere in carica gli smartphone: power bank, batterie di riserva, prese assaltate in ogni dove tra bar e ristoranti, non ci siamo fermate davanti a niente.

 

La seconda è stata twittare live tutti gli eventi della festa, dei luoghi meravigliosi che abbiamo visto, caricare le foto su Instragram e Facebook: visite a musei e siti archeologici, talk con gli autori, presentazioni di libri e proiezioni dei documentari, ce n’è stato davvero per tutti i gusti.

 

Infine, abbiamo monitorato il flusso di tweet, condivisioni e hashtag per intercettare chi, da vicino o da lontano, interagiva con noi, scoprendo in qualche caso che chi twittava o instagrammava ce l’avevamo di fianco durante la visita in museo. Il bello della diretta!

 

Abbiamo raccolto un po’ di foto e impressioni delle giornate di Aquileia in un ‘diario di bordo’ che vi proponiamo qui di seguito, eh sì, quello nell’ultima foto è proprio Alberto Angela 😉

 

*

 

Day 1

Partenza da Roma Tiburtina alle 7, con Antonia che arriva sulla banchina alle 6:59, te pareva. Comunque ce la facciamo e alle 13 siamo ad Aquileia.

 

La prima visita è alla Basilica dei patriarchi con una guida d’eccezione: Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia.

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

La Basilica ci accoglie con i suoi magnifici mosaici pavimentali, databili al IV secolo d.C., i più estesi di tutto il mondo cristiano occidentale: Giona nel ventre della balena, tanti tantissimi pesci, i medaglioni con i mecenati, le quattro stagioni. Un tripudio di tessere colorate e di soggetti variegati.

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

Ci spostiamo quindi nel Battistero con al centro la vasca battesimale di forma esagonale. Suggestiva l’illuminazione della struttura.

Aquileia battistero - Archeofest

Aquileia battistero - Archeofest

Ultime tappe della giornata: il Porto Fluviale e il Foro Romano.


Delle strutture portuali restano le tracce delle banchine e degli attracchi e così immaginiamo il brulicare di vita che doveva esserci all’arrivo delle navi commerciali con le banchine affollate e le merci che sbarcavano. Il viale che affianca le strutture del porto è punteggiato da decorazioni architettoniche su colonne, da rilievi e iscrizioni.

 

Nell’area del Foro invece rimangono le vestigia del colonnato sui cui plinti si alternano le protomi di Giove Ammon e Medusa.

 

Al termine delle visite, arriva il momento dei talk, il primo è un dialogo tra Lorenzo Salvia, Marina Valsenise, Paolo Verri che presentano il libro Resort Italia. Come diventare il villaggio turistico del mondo e uscire dalla crisi. L’incontro si trasforma in un’occasione per parlare di economia della cultura e delle nuove possibilità da creare e sfruttare per valorizzare il nostro patrimonio culturale. Dall’Istituto Italiano di Cultura di Parigi a Matera capitale europea della cultura 2019: le best practices che funzionano.

 

Il post cena coincide con l’inizio del festival vero e proprio, dedicato alla visione dei film in concorso per l’Aquileia Film Festival: Pavlopetri. Un tuffo nel passato e I dominatori delle gelide steppe. A seguire l’incontro-intervista di Pietro Pruneti con Simona Rafanelli e Stefano Cantini.

 

A fine serata sopraggiunge la pioggia (e noi, per la verità, abbiamo un po’ pensato agli amici romani costretti a boccheggiare nell’afa della capitale!), ma la giornata è ormai conclusa. Ritiro in albergo, controllo delle mille notifiche social e poi a nanna, mentre lo smartphone sta in carica tutta la notte.

 

 

Day 2

 

Alle 8.15 il social media team di Professione Archeologo si divide, Paola segue il gruppo in visita a Cividale e Zuglio, Antonia rimane ad Aquileia.

 

Per Antonia la mattinata è a tutta archeologia, con la visita ai Fondi Cossar e Cal, dove si conservano le tracce dell’antico abitato della colonia romana. Resta ben poco, per la  verità, muri di abitazioni retrospicenti le botteghe, colonne e pozzi delle domus ad atrio e peristilio, lacerti di mosaico.

Archeofest, Aquileia area archeologica

La grande sorpresa è quella di ritrovarsi nel Museo Archeologico di Aquileia, guidati dalla direttrice, la dott.ssa Ventura.

 

Raccontare tutti i tesori custoditi nel Museo meriterebbe un post a parte e il consiglio è di visitarlo appena ne avrete l’occasione. Dalla statuaria, ai bronzi, agli oggetti in ambra fino alla ceramica è una sorpresa continua. Il chiosco interno poi è allestito con mosaici, epigrafi, urne cinerarie, decorazioni architettoniche.

 

Lasciate le meraviglie custodite nel Museo Archeologico, ci dirigiamo nel Museo Paleocristiano. Nel recente allestimento spiccano, tra l’altro, le tante epigrafi funerarie, impreziosite da figure di oranti e con le formule di saluto ai defunti.

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Mentre Antonia rischia di non voler più andar via dai musei di Aquileia, Paola arriva con il resto del gruppo a Cividale del Friuli. Guidati dall’entusiasmo del grande archeologo Luca Villa andiamo alla scoperta dei tesori del Monastero di S. Maria in Valle. Il tempietto longobardo, nonostante sia straconosciuto, ci riempie di meraviglia.

 

Successivamente facciamo rotta verso il controverso ipogeo celtico. Il giro per la cittadina si conclude con la visita al Museo Archeologico Nazionale e, perdendoci fra i corredi delle necropoli longobarde, arriviamo all’ora di pranzo. Ancora pieni di meraviglia ripartiamo alla volta di Zuglio, l’antica Iulium Carnicum. Accompagnati stavolta, dalla  dott.ssa Flaviana Oriolo che ci fa scoprire il foro della piccola cittadina a due passi dal confine austriaco e successivamente il piccolo, nuovo Antiquarium che ne conserva i tesori.

Cividale, Archeofest

Cividale, Archeofest

Zuglio, Archeofest

Zuglio, Archeofest

Zuglio, Archeofest

Finite le visite, ci aspetta un talk per la presentazione del libro di Giuliano da Empoli con la partecipazione di Gian Mario Villalta e Mariano Maugeri.

 

Serata dedicata alla proiezione di altri due film: Il Perù millenario: una storia inesplorata e Lo scriba che dipinge. A conversare con Pruneti, stavolta, è Luciano Canfora che tra Augusto, Grecia antica e moderna, Tsipras e Varoufakis da prova delle sue capacità di divulgatore della storia antica e moderna.

 

Dopo una birretta al bar in piazza, corriamo a dormire!

 

 

Day 3

 

Per l’ultimo giorno l’ordine degli eventi è invertito: si inizia dai talk durante la mattinata, mentre il pomeriggio viene dedicato alle gite fuori porta.

 

Nello spazio talk si alternano Ermete Realacci e Guido Guerzoni per parlare di Art Bonus e investimenti.

 

Dopo pranzo decidiamo di seguire il gruppo che fa rotta su Duino e Trieste. Dopo una lunga e impervia passeggiata nel Carso per visitare il Mitreo di Duino (uno dei pochissimi in grotta) ci dirigiamo a Trieste dove visitiamo il Teatro romano e l’Arco di Riccardo.

Mitreo in grotta di Duino

Trieste

Teatro romano di Trieste

Arco di Riccardo a Trieste

L’avventura aquileiese si conclude con un’affollatissima serata in cui alla proiezione del documentario Punta Linke, vincitore della kermesse e dedicato alla Prima Guerra Mondiale, segue l’intervista di Pruneti ad un incontenibile Alberto Angela, che chiude il suo intervento con un coinvolgente monologo sugli ultimi tre giorni di Pompei.

 

E noi stiamo in fila fino alle 2 di notte per una dedica e una foto con Alberto Angela (potevamo ritornare a Roma senza?)

Alberto Angela Archeofest

Archeofest

L’avventura dell’Archeofest si è conclusa, ma se volete scoprire di più su queste meravigliose giornate e sui tesori dei luoghi che abbiamo visitato, non ci resta che rimandarvi alla nostra Pagina Facebook e all’hashtag #Archeofest15 su Twitter.

 

 

Post e foto di

Antonia Falcone & Paola Romi

 

Comunico, dunque sono: Bronzi superstar? Si, ma in seconda serata.

In principio fu la comparsa su Twitter di @a_bronzo e @BronzoB.

Abbiamo compreso che di lì a breve i Bronzi di Riace sarebbero tornati a casa, nel Museo di Reggio Calabria, prima del previsto.

 

 

Di fatto la grande esposizione mediatica data alla vicenda dei Bronzi di Riace ha sancito l’inaugurazione di una strategia di promozione del nostro patrimonio culturale più moderna del solito. E chi è solito cinguettare o frequentare il mondo dei social media ha percepito subito questa inversione di tendenza.

 

 

Seguendo l’input del Ministro On. Massimo Bray e l’esempio dei Bronzi di Riace, nella blogosfera si è infatti moltiplicata la presenza dei Musei Italiani, e su Twitter non passa settimana che non si affacci una nuova istituzione museale o una nuova “opera d’arte parlante”.

 

 

Questo innovativo modo di fare divulgazione, di “stare sul pezzo”, se così si può dire, rivela un tentativo di svecchiare e dare slancio alla comunicazione del nostro immenso patrimonio storico-artistico, troppo spesso ingessata e ancora legata a modalità retrò di presentazione al pubblico (basta dare un’occhiata ai siti web dei principali musei italiani).
Se poi serva o meno ad avvicinare i cittadini ad arte, archeologia e cultura in genere lo scopriremo.

 

 

E adesso, quasi a rinnovare la gioia del ritorno a casa delle due statue, festeggiata al grido di #saturdaybronzefever, andrà in onda su Rai3 uno speciale di Alberto Angela, dedicato proprio ai Bronzi. (promo)

 

 

Bello, bene, bravi ma, c’è un “ma”.

 

 

I Bronzi di Riace sono finiti in seconda serata, a partire dalle ore 22.45 circa, di domenica 9 febbraio.
E questo ha giustamente scatenato molte proteste.
Sul web ci si chiede infatti perché vadano invece in onda, in prima serata, trasmissioni di taglio molto meno rigoroso e si invoca una loro “ricollocazione” nel palinsesto:

 

 

“E uffa, perché così tardi ? Dovrebbe andare in prima serata, la cultura!”
“Mio figlio, 8 anni, ha segnato sul calendario, data 9 febbraio: “Ulisse, speciale bronzi di Riace” . Perché lui, ci tiene tanto a vedere la puntata. E adesso come glielo spiego che è in seconda serata?”
“I miei figli di 9 e 7 anni adorano Ulisse e Super Quark. Ma come faranno a vedere una trasmissione che – realisticamente – inizierà alle undici di sera quando l’indomani c’è scuola?”
“Non è concepibile che le Sue trasmissioni finiscano ad orari che rendono impossibile la visione a bambini e ragazzi.”

 

E via dicendo.

 

 

Dai commenti emerge dunque che la programmazione in seconda serata è sentita come privazione soprattutto per un target di pubblico che invece andrebbe stimolato di più: bambini e ragazzi, cioè i futuri depositari di valori culturali universali.
In effetti tutto questo è un nonsenso.

 

 

Perché da un lato ci si impegna a svecchiare la comunicazione museale utilizzando in modo creativo e disinvolto i socialnetworks, e dall’altro si rilega un documentario su una rete pubblica in una fascia oraria che ne oscura la visibilità?
Certo RAI e MiBACT sono due entità ben distinte, ma in fondo dovrebbero rispondere entrambe a ragioni di pubblica utilità.
Ci auguriamo (forse inutilmente) che i Bronzi di Riace, dopo aver ritrovato a Reggio Calabraia la dimora che gli spetta e trovato nel web lo spazio che meritano, riescano anche a trovare, nel palinsesto, la posizione che gli dobbiamo.

 

@opuspaulicium

@antoniafalcone