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Day of archaeology 2013

Il progetto “Day of Archaeology” ha come obiettivo quello di aprire una finestra sulla vita quotidiana degli archeologi di tutto il mondo, attraverso la condivisione di testi, immagini o video sul sito www.dayofarchaeology.com.

 

Il progetto è condotto in maniera volontaria da un gruppo di archeologi che lavorano presso musei, università e come professionisti in Inghilterra, Spagna e Nord America.
La partecipazione al progetto è completamente gratuita e richiede semplicemente la conoscenza di blog e internet.

 

L’appuntamento 2013 del progetto è fissato per il 26 luglio.
Chi fossse interessato a partecipare può registrarsi qui o richiedere informazioni tramite mail a dayofarchaeology@gmail.com.

 

Qui trovate il link al sito con tutte le informazioni e nell’header potete visionare le diverse categorie del progetto con le esperienze raccolte nel 2012.

 

L’hashtag su twitter è #dayofarch

Who’s who: nuove questioni, vecchi interrogativi, lucide analisi

Grandi domande nella blogosfera, sia sui social che fuori, sulla direzione che l’archeologia deve prendere nel nostro paese. Nuovi e meno nuovi interrogativi nascono dall’analisi delle meritorie iniziative delle Soprintendenze.

 

Ma procediamo con ordine.

 

Ieri Professione Archeologo ha dato spazio all’avviso pubblico “Archivio collaboratori – Banca dati professionisti ed esperti per l’affidamento di incarichi tecnici e di collaborazione tecnica per importi fino a 100,000 euro” della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma. Ottima iniziativa, sintomo della trasparenza e lungimiranza di chi si trova a gestire la tutela in un contesto non esattamente semplice e scevro di problematiche, spesso anche solo squisitamente politiche.

 

La lettura della circolare, tuttavia, ha subito scatenato un vivace e quantomeno doveroso dibattito. Il maggiore vulnus subito rilevato dai colleghi, è stato quello dell’impossibitá, per un archeologo, di iscriversi alle categorie riguardanti progettazione e rilievi. Riservate a professionisti di altra natura, come ingegneri ed architetti, a meno di smentite e cambiamenti futuri, tali attività sembra non possano essere in nessun modo affidate a chi, fra noi, magari al rilievo e all’analisi  tecnica degli edifici antichi ha dedicato la sua formazione nonché la sua vita lavorativa.

 

Riemergono quindi le domande di sempre: chi è Archeologo? Ma soprattutto cosa fa e può fare un Archeologo?

 

Interrogativi chiari ormai, come chiara è la necessità di definire il posto di questo strano professionista nella nostra società.

 

Fatalmente chiarissimo ed illuminante a riguardo il punto fatto sul blog Passato e Futuro, che vi segnaliamo. Ponendo la giusta enfasi sulla necessità di una riforma dell’iter formativo l’autore si chiede infatti, forse con un po’ di scoramento comune ormai a molti di noi, chi debba fare cosa, come debba farlo ed anche perché, ma ci fornisce subito dopo, in nuce, una soluzione: il superamento dell’idealismo che permea tutte le questioni archeologiche in Italia. L’uovo di Colombo? Non siamo scettici, a volte le soluzioni geniali sono quelle semplici.

 

Buona lettura…

Archivio collaboratori della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

Professione Archeologo vi segnala oggi l’avviso pubblico “Archivio collaboratori – Banca dati professionisti ed esperti per l’affidamento di incarichi tecnici e di collaborazione tecnica per importi fino a 100,000 euro”.

 

L’avviso è stato pubblicato nel Marzo 2013 dalla Soprintenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e prevede la possibilità, per i professionisti in possesso dei requisiti richiesti, di iscriversi al sistema “Archivio Collaboratori”, inserendo online il proprio Curriculum Vitae e Professionale in formato europeo e il documento di riconoscimento in corso di validità.

 

Tra i profili professionali richiesti c’è anche quello di archeologi per la collaborazione tecnica specialistica in fase di redazione della progettazione definitiva di interventi di natura archeologica e/o di scavo archeologico.

 

La circolare è visibile a questo link

 

L’iscrizione all’archivio può essere effettuata a questo link

 

 

 

Archaeoweb Review: Archaeosoup Productions

Vi segnaliamo oggi un sito britannico, quello di Archaeosoup Productions, che qui a Professione Archeologo consideriamo tra i nostri ispiratori.

 

Interessante e condivisibile, al di lá dei contenuti, la mission dichiarata: incrementare la consapevolezza della collettività nei riguardi di archeologia e patrimonio culturale tout court, nella convinzione che la conoscenza del passato sia indispensabile per comprendere la contemporaneità. Questo il sito si propone di farlo, con un discreto successo ci pare, rendendo il passato interessante ed eccitante.

 

I contenuti sono piuttosto vari e costantemente aggiornati: news, filmati, satira e merchandising. Molto accattivante risulta inoltre l’approccio con cui ci si propone di utilizzare ogni genere di media per veicolare il dato archeologico e per facilitarne la comprensione.

 

Un vero “minestrone”?

 

Decisamente no, perchè il tutto è comunque coerente, ben congegnato nonché decisamente friendly anche per i non addetti ai lavori. Ricchissimo, di facile navigabilità ed estremamente intuitivo, risulta forse solo un po’ troppo scuro nella barra di titolo e menù.

 

Come forse traspare già da queste poche righe Archaeosoup ci piace veramente tanto e non vorremmo rovinarvi la sorpresa di scoprire quanto sia stimolante, quindi… buona navigazione sul sito!

 

EA: Emergenza d’Archeologia (Episodio sesto) ~ di Paola Romi

1.06 – Speriamo che sia femmina!

 

Saggi non so, ma donne nella nostra professione ce ne sono a bizzeffe. Se c’è una questione che le nostre indaffarate associazioni di categoria non dovranno mai porsi è quella delle c.d. Quote Rosa. Ma cominciamo dall’inizio.

 

Essere donna in un qualsiasi cantiere e/o scavo che non sia universitario è un’esperienza alquanto complessa e particolare. Per me, a margine di un po’ di anni passati fra assistenze in corso d’opera e indagini preliminari, alla fine pure, in parte, divertente.

 

Perché, bisogna dirlo, come ogni elemento estraneo posto all’interno di un gruppo omogeneo, noi attiriamo attenzione e attenzioni. E così in un ambiente indubbiamente machista per numeri e tradizione, l’arrivo di un’esponente del gentil sesso è quasi sempre accolto con malcelati sorrisi e più o meno opportune considerazioni. Non conta quanto sei avvenente, conta che non sei un uomo. Punto. La strada sembrerebbe spianata, qualcuno si rende disponibile  ad aiutarti, altri si informano sul tuo stato civile, i più audaci partono con offerte varie…dal caffè a tutto quello che osate immaginare. Un ingiusto idillio, penserà  invidioso il nostro collega maschio, a cui gli stessi attori ringhiano appena oltrepassa la recinzione. No, non esattamente. Perché appena ti arrischi a fare il tuo lavoro, che sia fermare le lavorazioni o spiegare a qualcuno come si deve scavare, spesso crolla il castello. Non a tutti piace ricevere ordini da una donna. Se poi la signora o signorina è particolarmente autoritaria gli epiteti, anche solo pensati, si sprecano. Ma si sopravvive, eccome se si sopravvive, prendendo tutto con ironia, incrementando il proprio repertorio di sorrisi e velate minacce, avendo tanta pazienza e fantasia. Tutte materie assenti nei curricula universitari, ma necessari quanto Harris.

 

Quando poi la giornata sarà finita e penserai  di aver momentaneamente vinto, mentre lungo la strada ti avvicinerai al mezzo che ti porterà a casa, tanto per non perdere il ritmo, qualcuno di passaggio, nonostante gli scarponi,  ti chiederà : “Scusa, quanto vuoi?”.

 

Non facciamoci illusioni, anche se a volte qualcuno, parlando dell’archeologo che deve arrivare dice: “Speriamo che sia bionda! Speriamo che sia femmina! Speriamo che…”  per chi svolge il nostro ruolo non ci sono sconti, mai.

 

Tuttavia, prima di iniziare un nuovo lavoro anche noi possiamo invocare qualcosa, la Terra, sperando che sia Feconda di nuove Scoperte.

 

Paola Romi, l’autrice di questo post è su Twitter: @OpusPaulicium

ArcheoWeb Review: Il Progetto Caere

Continuano le ArcheoWeb Reviews di Professione Archeologo, con la segnalazione questa settimana del sito internet dedicato agli scavi ceretani a cura dell’Istituto di Studi sulle Civiltà Italiche e del Mediterraneo Antico (ISCAM) del CNR.

 

Concentrato sulle finalità e le scelte alla base del progetto, il sito risulta molto semplice ed immediato dal punto di vista della struttura, nonostante la grafica non sempre si riveli al passo coi tempi. Il principale valore aggiunto è comunque la profonda multidisplinarietà con cui è stata concepita questa finestra virtuale su una delle più celebri città dell’Etruria Meridionale, i cui  contenuti risultano un buon compromesso tra un’eccessiva semplificazione divulgativa ed un’accurata pubblicazione scientifica.

 

Oltre ad una sezione dedicata al GIS del progetto, per esempio, è stata anche prevista la digitalizzazione dei vecchi giornali di scavo, con la possibilità di accesso ad una porzione dell’archivio anche da parte dell’utente non registrato.

 

Virtuosa a prescindere da qualsiasi personale valutazione ci sembra la volontà di ampliare la visibilità e la fruibilità di progetti e scavi poco noti.  Per una volta il dato pubblico viene restituito al pubblico.

 

Buona navigazione sul sito!

 

 

I sogni infranti del parco del Gladiatore (da La Stampa del 03/04/2013)

L’articolo di Flavia Amabile di pochi giorni fa focalizza l’attenzione sul progetto per il Parco Archeologico della via Flaminia, anche se forse, vista la forte discontinuità delle evidenze, si potrebbe applicare più efficacemente la categoria del Museo Diffuso.

 

Al di là dei progetti e dei sogni degli archeologi, però, nemmeno la quanto mai opportuna presenza di una linea ferroviaria che sembra progettata per portare il visitatore da un sito all’altro, quasi fosse una macchina del tempo, è riuscita ad aiutare il recupero di una porzione di territorio gravida di testimonianze del passato, e così i monumenti, scavati e poi lasciati a sè stessi, accolgono il visitatore tra rifiuti e cemento.

 

 

La fine di marzo era una stagione meravigliosa nella villa di Livia, moglie dell’imperatore Augusto. La villa era circondata da un paesaggio che non aveva eguali nei dintorni di Roma: colline, prati e il Tevere. Si trovava lungo la via Flaminia, l’arteria più importante tra la capitale dell’impero e le regioni settentrionali. Capitava che Livia si ritirasse lì e che l’imperatore andasse a trovarla quando si liberava dagli impegni. Dal centro di Roma era un piccolo viaggio ma la distanza era ripagata dalla bellezza del paesaggio costellato di importanti mausolei e distese di dolci prati.

 

L’anno prossimo saranno 2 mila anni dalla morte di Augusto: si sta mettendo a punto il programma delle celebrazioni ma quel pezzo della sua vita difficilmente potrà essere ricostruito se non con una buona dose di fantasia. Eppure la Soprintendenza Archeologica ha nel cassetto un progetto per trasformare la Flaminia in una nuova Appia antica. E’ un’idea talmente semplice da sembrare la scoperta dell’acqua calda. Sfrutta il vantaggio che la Flaminia ha rispetto alle altre rinomate strade consolari: la linea ferroviaria, la Roma-Viterbo.

 

Avete mai provato a raggiungere l’Appia senza un’auto privata? Da perderci la testa. La via Flaminia, invece, ha un trenino con le fermate che sembrano studiate da un archeologo per quanto sono vicine agli antichi siti. Quando fu scritto il progetto, c’era anche qualcos’altro: un paesaggio ancora non troppo diverso da quello attraversato dall’imperatore. Bastava unire questi elementi per avere un Parco archeologico, affermarono i fautori del progetto, sostenuti da Italia Nostra.

 

… continua