L’Aquila 5 maggio 2013: voglia di ricostruire

Gli ArcheoReporter Pina Alloggio e Giovanni Lacorte sono stati a L’Aquila il 5 maggio, in occasione della manifestazione promossa dagli storici dell’arte italiani, per parlare di ricostruzione e rinascita di una città sfigurata dal terremoto e da un’incuria durata anni.

 

Hanno così scritto un report della giornata, accompagnandoci, con le loro parole, in un viaggio tra le bellezze e le rovine della città abruzzese.

 

Hanno incontrato i promotori dell’iniziativa e coloro che vi hanno preso parte, sottolineando la necessità di tener viva l’attenzione su un patrimonio artistico che fa parte delle nostre radici culturali.

 

Hanno parlato con il Prof. Salvatore Settis e con il neo Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, hanno osservato e fotografato.

 

Buona lettura!!!

 

*

 
I ‘nodi’ dell’Aquila

 

Una selva oscura di nodi. Sì, quelli d’acciaio dei tubi Innocenti.

 

Si presenta così al corteo degli storici dell’arte convenuti da tutt’Italia il paesaggio urbano dell’Aquila.

 

Ogni via percorsa, ogni piazza attraversata, ogni chiesa o altro monumento osservato ci ripropone sempre il medesimo leitmotiv ‘urbanistico-architettonico’.

 

Un’intera città nota fino a pochi anni fa per la rara bellezza del suo centro storico, frutto del mirabile connubio tra architettura, paesaggio e qualità della vita, si ritrova ancora oggi, a 1500 giorni dal sisma, ferma, bloccata, sospesa, invasa non più da cittadini, da studenti, da turisti, ma unicamente da ponteggi in affitto.

 

E sì, perché la cosa beffarda è che per ogni santo giorno di quei 1500 che sono passati da quel 6 aprile del 2009, “noi, come Stato italiano, abbiamo pagato (e Dio solo sa fino a quando continueremo a farlo) l’affitto di migliaia e migliaia di statici ponteggi d’acciaio ad una delle più note famiglie di industriali italiani del settore”, ci comunica Salvatore Settis, tra i promotori dell’evento.

 

Le somme destinate a questo oneroso affitto potrebbero essere invece utilizzate in mille modi diversi. Ad esempio per iniziare finalmente la risistemazione ed i restauri di una città che oggi appare spettrale, umiliata ed abbandonata a se stessa non tanto a causa della furia naturale del terremoto, quanto per la mancanza di volontà di una classe politica, quella italiana, bloccata su temi che di concreto hanno ben poco, e che è stata finora incapace di dare una speranza di futuro a L’Aquila ed ai suoi abitanti.

 

E qui veniamo al tema centrale della giornata organizzata dagli storici dell’arte italiani, che aveva come titolo proprio L’Aquila 5 Maggio. Storici dell’Arte e Ricostruzione Civile.

 

L’idea, nata dallo storico dell’arte Tomaso Montanari, ha coinvolto via via gran parte della comunità scientifica degli storici dell’arte (professori, ricercatori, dottorandi, studenti o semplici amatori d’arte), sensibilizzando anche numerose associazioni di settore.

 

Così, domenica scorsa, dalle 11 del mattino e per un paio d’ore, un lungo corteo munito d’ombrelli (vista la pioggia) si è incuneato nelle strette vie del centro storico cittadino per dare avvio ad una silenziosa e toccante Via Crucis laica, nella quale ogni ‘stazione’ era rappresentata drammaticamente da un monumento ferito (spesso a morte) e/o da ampi spazi urbani ormai quasi irriconoscibili.

 

La giornata è proseguita con un’assemblea che si è riunita all’interno di una delle poche chiese della città finalmente restaurate e quindi agibili, la chiesa di San Giuseppe artigiano, ex San Biagio d’Amiternum.

 

Prendendo per primo la parola per un’introduzione Montanari ha voluto sottolineare la necessità per gli storici dell’arte di “ribadire con forza che è giunto il momento di ricostruire, e di farlo attraverso la conoscenza: ricostruire, restaurare e restituire alla vita quotidiana dei cittadini il centro dell’Aquila. Ricostruire il tessuto civile della nazione. Ricostruire il ruolo della storia dell’arte come strumento di formazione alla cittadinanza e non come alienante dell’industria dell’intrattenimento culturale”.

 

Esatto, perchè l’Aquila tra i tanti problemi rischia pure di diventare ‘Aquilaland’, nel caso in cui, come afferma il prof. Settis, “passasse l’ infausta idea (che pure circola) della ricostruzione di una città formato luna park, avvicinandosi pericolosamente alla peggior idea di una Pompei del XXI secolo”.

 

La nostra piccola delegazione pugliese, rappresentata da noi e da altri tre colleghi, è anche stata piacevolmente sorpresa da una reale quanto non comune opportunità di confronto e scambio di opinioni con gli stessi organizzatori, in particolar modo con il già citato prof. Settis, che ha voluto ribadire l’importanza della collaborazione tra docenti ed allievi, tra istituzioni e cittadini, unica possibile via di uscita per una reale ed autentica politica di conservazione e valorizzazione del nostro patrimonio culturale.

 

Ancora più inaspettato, e per questo molto gradito, l’incontro con il neo ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, all’interno della stupenda cornice del restaurato Palazzetto dei Nobili.

 

Dopo le presentazioni di rito, il Ministro ha commentato in modo molto positivo la presenza di tanti giovani studiosi provenienti da varie parti della penisola e si è dimostrato concorde riguardo alla necessità di accendere i riflettori una volta per tutte sulla ‘questione dell’Aquila’ così da provare a sciogliere quantomeno una parte dei  nodi che tengono bloccata pesantemente la città.

 

Sarebbe un vero peccato insomma, se, dopo anni di silenzi e connivenze non si cogliesse al volo l’occasione per ripartire, tutti insieme, forti di una ritrovata e comune coscienza civica, che dovrà valere per L’Aquila, ma anche per le altre città italiane alle prese con lo smantellamento delle proprie radici storiche e culturali.

 

Ci piace allora chiudere con l’Italo Calvino de Le città invisibili, con un passo che sarebbe il caso di tenere sempre presente:

 

Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell’economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi.”

 

 

Giovanni Lacorte e Maria Giuseppa Alloggio fanno parte dell’associazione Bozzetti di Viaggio, presente anche su Facebook, amica e partner di Professione Archeologo.

 

 

OpenPompei: archeologia, trasparenza e legalità

Il preambolo

 

Con il crollo della Schola Armaturarum il 6 novembre del 2010 Pompei divenne l’emblema di un Paese allo sfascio e di una regione, la Campania, strangolata dalla Camorra.

Lo stato d’emergenza in cui versava e tuttora versa il sito archeologico, lo shock al seguito dei continui crolli e tutte le polemiche che ad essi si sono susseguite, hanno favorito la genesi del Grande Progetto Pompei, frutto della collaborazione tra Governo Italiano e Commissione Europea, presentato il 5 aprile 2012 e da subito operativo.

 

 

Il Progetto, finalizzato alla riqualificazione del sito archeologico di Pompei entro il 31 dicembre 2015, prevede una serie di interventi di restauro e potenziamento dei servizi, sotto la garanzia di un Protocollo di legalità.

 

 

Un momento importante del progetto è quello legato ai temi della trasparenza e della partecipazione, per garantire ai cittadini il controllo degli interventi e il rapido loro conseguimento:

– informare costantemente i cittadini sulla ratio della policy, sui processi amministrativi, sulla filiera delle imprese appaltatrici, sullo stato di avanzamento degli interventi e sui flussi finanziari relativi.

– recepire le segnalazioni e le proposte dei cittadini che vogliano dare così il loro contributo per lo sviluppo dell’area.

 

 

Open Pompei

 

È per concretizzare questi principi che nasce OpenPompei, progetto ideato da Studiare Sviluppo (società in-house del Ministero dell’Economia) e che vede Alberto Cottica come direttore operativo.

 

 

I suoi obiettivi principali sono chiari:

1. Promuovere la cultura della trasparenza delle amministrazioni pubbliche
2. Conoscere e capire il territorio campano
3. Valorizzare i nuovi protagonisti dello sviluppo in Campania

 

 

Open Pompei vuole essere un hackerspace, luogo in cui discutere ed elaborare strategie audaci e innovative, coinvolgendo, ad un tempo, Stato Italiano e innovatori sociali, attivisti, hackers, startuppers.

La sinergia degli attori digitali e dei cittadini deve servire a facilitare il monitoraggio dei dati, favorire il dibattito e suggerire miglioramenti, in un’ottica di partecipazione collettiva.

 

 

Imprescindibile diventa quindi l’uso degli Open Data, attraverso i quali rendere pubblici i dati su politiche amministrative, gare, appalti, servizi, forniture, flussi di denaro e stato dei lavori, cominciando da quelli della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei e del Grande Progetto Pompei.

 

 

Quale futuro

 

“Il sogno dietro OpenPompei è di costruire un’alleanza tra civic hackers, impresa sana e Stato, per tenere alta l’attenzione sulla spesa pubblica e combattere la corruzione… Visto che si fa spesa pubblica sulla cultura in Campania e la si protegge contro infiltrazioni criminali, vale la pena di fare un passo in più, e pubblicare i dati di spesa del Grande Progetto Pompei in formato aperto” (link al blog di Alberto Cottica)

 

Qui è disponibile un’intervista ad Alberto Cotttica sul progetto OpenPompei

 

 

Who’s who : Alberto Cottica è un economista esperto di politiche pubbliche collaborative e partecipazione online. Si impegna per rendere l’azione di governo più aperta e intelligente, utilizzando Internet per attingere all’intelligenza collettiva dei cittadini. Appassionato di matematica delle reti per imparare a progettare dinamiche sociali emergenti. È stato (anche) musicista rock, membro fondatore dei Modena City Rambles e dei Fiamma Fumana.

L’Aquila 5 maggio: appuntamento con l’arte da ricostruire

Era la notte del 6 aprile 2009. La città de L’Aquila veniva colpita drammaticamente da un violento terremoto.

 

Sono trascorsi 4 anni.

 

Oggi L’Aquila si ritrova annullata, tra monumenti crollati e new town di cemento. Ma non tutti hanno dimenticato.

 

Il prossimo 5 maggio gli storici dell’arte italiani sono chiamati a riunirsi in città: insegnanti di scuola, professori universitari, funzionari del Mibac o di altri enti, studenti, dottorandi, laureandi, pensionati. L’appuntamento è pensato per rimettere al centro del dibattito pubblico le necessità di una ricostruzione che faccia da argine all’inarrestabile stupro edilizio del territorio, all’alienazione, alla banalizzazione del patrimonio storico monumentale.

 

La ricostruzione di un tessuto civile, culturale, storico pensata come strumento di formazione alla cittadinanza: è questo lo spirito che anima l’iniziativa sostenuta e fortemente voluta dagli storici dell’arte italiana.

 

L’iniziativa vedrà la partecipazione del neo Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray. L’evento sarà introdotto da Tommaso Montanari e le conclusioni affisate a Salvatore Settis.

 

Rimandiamo al sito ufficiale qui dove potrete trovare l’elenco dei promotori, il programma e le informazioni logistiche.

Day of archaeology 2013

Il progetto “Day of Archaeology” ha come obiettivo quello di aprire una finestra sulla vita quotidiana degli archeologi di tutto il mondo, attraverso la condivisione di testi, immagini o video sul sito www.dayofarchaeology.com.

 

Il progetto è condotto in maniera volontaria da un gruppo di archeologi che lavorano presso musei, università e come professionisti in Inghilterra, Spagna e Nord America.
La partecipazione al progetto è completamente gratuita e richiede semplicemente la conoscenza di blog e internet.

 

L’appuntamento 2013 del progetto è fissato per il 26 luglio.
Chi fossse interessato a partecipare può registrarsi qui o richiedere informazioni tramite mail a dayofarchaeology@gmail.com.

 

Qui trovate il link al sito con tutte le informazioni e nell’header potete visionare le diverse categorie del progetto con le esperienze raccolte nel 2012.

 

L’hashtag su twitter è #dayofarch

I sogni infranti del parco del Gladiatore (da La Stampa del 03/04/2013)

L’articolo di Flavia Amabile di pochi giorni fa focalizza l’attenzione sul progetto per il Parco Archeologico della via Flaminia, anche se forse, vista la forte discontinuità delle evidenze, si potrebbe applicare più efficacemente la categoria del Museo Diffuso.

 

Al di là dei progetti e dei sogni degli archeologi, però, nemmeno la quanto mai opportuna presenza di una linea ferroviaria che sembra progettata per portare il visitatore da un sito all’altro, quasi fosse una macchina del tempo, è riuscita ad aiutare il recupero di una porzione di territorio gravida di testimonianze del passato, e così i monumenti, scavati e poi lasciati a sè stessi, accolgono il visitatore tra rifiuti e cemento.

 

 

La fine di marzo era una stagione meravigliosa nella villa di Livia, moglie dell’imperatore Augusto. La villa era circondata da un paesaggio che non aveva eguali nei dintorni di Roma: colline, prati e il Tevere. Si trovava lungo la via Flaminia, l’arteria più importante tra la capitale dell’impero e le regioni settentrionali. Capitava che Livia si ritirasse lì e che l’imperatore andasse a trovarla quando si liberava dagli impegni. Dal centro di Roma era un piccolo viaggio ma la distanza era ripagata dalla bellezza del paesaggio costellato di importanti mausolei e distese di dolci prati.

 

L’anno prossimo saranno 2 mila anni dalla morte di Augusto: si sta mettendo a punto il programma delle celebrazioni ma quel pezzo della sua vita difficilmente potrà essere ricostruito se non con una buona dose di fantasia. Eppure la Soprintendenza Archeologica ha nel cassetto un progetto per trasformare la Flaminia in una nuova Appia antica. E’ un’idea talmente semplice da sembrare la scoperta dell’acqua calda. Sfrutta il vantaggio che la Flaminia ha rispetto alle altre rinomate strade consolari: la linea ferroviaria, la Roma-Viterbo.

 

Avete mai provato a raggiungere l’Appia senza un’auto privata? Da perderci la testa. La via Flaminia, invece, ha un trenino con le fermate che sembrano studiate da un archeologo per quanto sono vicine agli antichi siti. Quando fu scritto il progetto, c’era anche qualcos’altro: un paesaggio ancora non troppo diverso da quello attraversato dall’imperatore. Bastava unire questi elementi per avere un Parco archeologico, affermarono i fautori del progetto, sostenuti da Italia Nostra.

 

… continua

Buona Pasqua da Professione Archeologo

Professione Archeologo vi augura Buona Pasqua e lo fa con questa chicca d’arte che il collega Davide Arnesano ha deciso di creare per noi e di regalarci!

 

Oltre che archeologi siamo anche dei gran creativi 🙂

 

Buone feste a tutti!

#Archeohaiku

Current Archaeology ha lanciato su twitter gli #archaeohaiku. L’hashtag ha visto la massiccia partecipazione della community inglese che si è divertita a creare haiku a tema archeologico.

 

Gli haiku sono componimenti poetici formati da tre versi: il primo di 5 sillabe, il secondo di 7 sillabe e il terzo di 5 sillabe. Genralmente sono a tema naturalistico e bucolico.

 

E così è nata l’idea, lanciata da @maraina81, di partecipare alla sfida a colpi di haiku con un hashtag tutto italiano #archeohaiku.

 

Professione Archeologo, come promesso, li ha raccolti in questo post.

 

 

Un coccio datante
In uno strato
La nostra felicità

 

 

@maraina81

Kneeling at the trench
I brush away all the years
To find the story

 

 

@OpusPaolicium

Semper scavare
polvere e caldo
chi me lo fa fare?

 

@antoniafalcone

Disegno cocci,
ascolto Mozart, io.
Così è lieto!

 

Donata Zirone @ FB

 

Poso la trowel
arrivato l’inverno:
sento la Vita!

 

Davide Arnesano @FB

 

Splende il sole
Suono di cazzuola
La terra chiama

 

@sanfello

 

Muri e cocci.
Anima strapiena, si.
Ma tasche vuote.

 

@opuspaolicium

 

Rovine, macerie
Il senso del tempo?
Ritratto di scavo

 

@maraina81

 

La ruspa scava
E io sto a guardare
Che verrà fuori

 

@antoniafalcone

 

Campi nel nulla
Un airone posato
Spunta il passato

 

@sanfello

 

Anche per oggi
lo scavo è finito:
birra per tutti!

 

Davide Arnesano @ FB

 

Lo scavo fatto
se non è pubblicato
a cosa serve?

 

@antoniafalcone

 

Il sole tramonta
Scende la sera
Ultimo colpo di trowel

 

@maraina81

 

L’ernia al disco
mi tiene compagnìa
mentre scariolo

 

Davide Arnesano @ FB

 

La terra cotta
Un’impronta d’uomo
Voci lontane

 

@sanfello

 

Vedo un osso
quella è una tomba.
Trowel e si fa sera

 

@antoniafalcone

 

Terra nasconde
Solo nei segni
Cerca risposta

 

@sanfello

 

Terra, mio elemento
in te cerco risposte a
domande sempre nuove

 

@maraina81

 

 

Extra bonus, l’haiku stornello a botta e risposta.

 

 

Lasciate ad altri
monete e statue
mi basta una Dressel 2/4

 

@maraina81

Personalmente,
cara, una monetina,
non rifiuterei.

 

@domenica_pate

 

Più che moneta
allora tesoretto!
ahimè evento raro…

 

@maraina81

 

Se preferisci, sì,
tesoretto sia.
Oro? Argento?

 

@domenica_pate

 

Anche di bronzo
e possibilmente
di Gordiano III (così…)

 

@maraina81