#Archeosocial: dallo scavo archeologico a TourismA
Scavo stratigrafico, rilievo e documentazione grafica, fotografie, attività di magazzino e catalogazione dei materiali. Sono diverse le fasi che scandiscono un cantiere di scavo e, come ogni archeologo sa bene, per ognuno di questi momenti si alternano entusiasmo, fatica, concentrazione e ricerca.
Con lo sviluppo delle piattaforme social è diventata sempre maggiore l’urgenza di raccontare il work in progress dei cantieri di scavo, soprattutto di quelli didattici che hanno come scopo precipuo proprio la formazione dei futuri archeologi.
E’ quindi facile imbattersi su Facebook, Twitter e Instagram in account che postano foto in tempo reale delle attività di scavo, brevi video di presentazione del team e update dell’avanzamento dei lavori. Significativi sono gli esempi in ambito anglosassone o nordeuropeo, con migliaia di followers e numerose interazioni da parte degli utenti.
Nonostante siano molti in Italia i tentativi di fare dello scavo archeologico un racconto social condiviso, stentano ad emergere casi studio che si distinguano per una strategia sistematica. Le motivazioni vanno ricercate spesso nella carenza di personale qualificato e quindi nella mancanza di fondi dedicati alla comunicazione web.
Da qui l’idea di proporre suggerimenti e strumenti utili a gestire in modo metodico e strategico la presenza social dei team di ricerca impegnati sui cantieri archeologici. La scelta è caduta ancora una volta su TourismA, il Salone Internazionale dell’archeologia, evento di Firenze dedicato alle ultime novità in fatto di turismo e comunicazione archeologica. Per il secondo anno consecutivo, abbiamo quindi proposto Archeosocial, un momento di condivisione di buone pratiche legate al tema dei social per l’archeologia.
“ARCHEOSOCIAL Stratigrafia di immagini e parole: il racconto social dello scavo archeologico”, organizzato da Professione Archeologo e Archeopop si è strutturato in due momenti: il convegno che ha occupato la mattinata del 17 febbraio e il workshop pratico nel pomeriggio dello stesso giorno.
Entrambi gli appuntamenti sono stati molto partecipati, sia per la presenza di pubblico sia per i diversi momenti di interazione che hanno coinvolto partecipanti e relatori, a dimostrazione che il tema della comunicazione social in ambito archeologico è sentito sempre più come attuale e necessario.
L’appuntamento mattutino ha visto la partecipazione del team di Roma Tre Scava con Giulia Facchin, Brigitte Budani, Rachele Buonomo che hanno illustrato la strategia messa in campo per raccontare il cantiere del Foro della Pace, una strategia fatta soprattutto di foto e video che spiegano gli strumenti utilizzati dagli archeologi o i rinvenimenti più significativi, il tutto correlato da interviste semiserie al team di scavo. L’importanza di un calendario editoriale e di storyboard approntati per gli aggiornamenti social si sono rivelati strumenti indispensabili per organizzare al meglio i post giornalieri, a loro volta frutto di un continuo confronto tra lo staff social e i responsabili dello scavo. Se è vero infatti che le foto d’effetto davanti al Colosseo in termini di engagement hanno una risonanza maggiore, è altrettanto indispensabile preservare la scientificità dei contenuti.
Dall’Italia all’estero con gli esempi portati da Domenica Pate di Professione Archeologo: casi studio che dimostrano come la predisposizione di uno staff social costituito da archeologi che, direttamente dal cantiere, postano e monitorano le interazioni in tempo reale faciliti la formazione di una community strutturata che segue con continuità il lavoro quotidiano del team di ricerca. Rigore scientifico, conoscenza, professionalità le parole chiave emerse dal panel.
E’ possibile fare video (hi)storytelling? Questa la domanda alla quale ha cercato di dare una risposta Alessandra Cilio, archeologa nonché screenwriter per la Fine Art Produzioni. Sui social e sulle piattaforme web siamo ormai sommersi da video, immagini in movimento che raccontano ogni momento della nostra giornata, che ci aiutano a risolvere piccoli e grandi problemi attraverso i tutorial, che ci portano dall’altra parte del mondo stando comodamente seduti sul divano di casa. Perché allora non utilizzare lo strumento video per rendere partecipi gli utenti di quello che succede su uno scavo archeologico e per raccontare storie che possano appassionare? Il mondo antico è fatto di Storia ma anche di tante Storie che hanno visto protagonisti uomini e donne come noi. L’immediatezza dello scorrere delle immagini ci aiuta proprio ad entrare nel vivo di quel passato che portiamo alla luce con trowel e piccone.
La sessione pomeridiana si è caratterizzata invece come momento di applicazione pratica di quanto illustrato durante il convegno: obiettivo del workshop la creazione di post Facebook e Instagram, dello storyboard per un video e di tweet per una campagna di scavo, utilizzando il materiale fotografico dello scavo di Aquinum, gentilmente concesso dal Prof. Ceraudo. In apertura dei lavori Giovina Caldarola, social media manager di Aquinum, ha presentato la strategia social e i risultati ottenuti nel corso del tempo.
In chiusura dell’intensa giornata Archeosocial è emerso come sia indispensabile oggi confrontarsi con il pubblico dei social anche per enti e istituzioni più tradizionali che altrimenti rischiano di sparire dall’orizzonte di migliaia di persone se non accettano la sfida di una presenza social ben strutturata con definizione di target, obiettivi e strumenti. Inutile ripetere che l’assenza di percorsi accademici in grado di fornire skills adeguate preclude la possibilità di formare professionisti che, oltre ad essere archeologi, possano definirsi comunicatori all’altezza delle sfide del secolo.
Antonia Falcone
(@antoniafalcone)