#Archeofashion: come rinasce la gioielleria antica
Le oreficerie antiche hanno un fascino innegabile: quante volte rimaniamo ad occhi aperti davanti a veri capolavori di artigianato artistico o di fronte a semplici oggetti d’ornamento che abbellivano corpi e vesti delle donne del passato? Collane, armille, pendenti, orecchini, fibule: un vasto campionario di accessori nei quali ritroviamo spesso anche il gusto dei giorni nostri. Basta pensare ai vaghi in faience o pasta vitrea che ammiriamo nei musei, ma anche sulle bancarelle multicolori di feste e sagre di paese o nelle vetrine dei negozi in centro città.
Oggi vi raccontiamo proprio tre storie che hanno a che fare con l’archeologia e i gioielli. Non si tratta però di storie del passato o di improbabili intrighi di corte con amanti che si scambiano preziosi pegni d’amore. Parliamo invece di archeologhe (e un archeologo) che si inventano nuovi mestieri, perchè, lo sappiamo, a noi archeologi la fantasia decisamente non manca.
Vi presentiamo così tre donne (più un uomo) che hanno deciso di trasformare la loro passione per l’artigianato e la gioielleria antica in lavoro. Percorsi diversi, ma con una cosa in comune: la ricostruzione filologica degli oggetti del passato. Perchè dietro queste storie ci sono archeologhe che studiano, confrontano, fanno ricerca per ricreare ornamenti quanto più simili a quelli che indossavano le donne secoli fa.
Nymphè, l’archeologa che viene dalla protostoria
Lei è Nunzia Laura Saldalamacchia, etruscologa, con un dottorato conseguito all’Università di Innsbruck ed esperta di ornamenti dell’età del ferro, studiosa in particolare di fibule in ambra. Lei non fa solo gioielli, lei ha girato per i musei di mezza Europa analizzando 500 esemplari inediti. Ha lavorato sulle fibule in ambra e oro all’Istituto Storico Austriaco di Roma, ha fatto parte dell’equipe internazionale per lo studio delle ambre del tesoro dell’Artemision di Efeso in Turchia, ha collaborato con il Museo di Calatia (Maddaloni) all’allestimento della sala del costume femminile.
Ad un certo punto Nunzia decide di fare l’apprendista presso un maestro orafo per ben 7 anni (perchè noi archeologi le cose o le facciamo bene o non le facciamo proprio) e nel 2017 fonda un marchio di gioielli ispirati ad ornamenti di epoca orientalizzante (VIII-VI sec. a. C.) di diverse culture con lo scopo dichiarato di promuovere la conoscenza di straordinari tesori poco noti e studiati.
“Il marchio di gioielli Nymphè rappresenta un ulteriore passo in avanti con cui portare la condivisione dei dati archeologici su un livello di mediazione diverso da un articolo, un libro o un documentario. I gioielli possono essere una forma di trasmissione culturale tangibile, indossabile e parlante a tutti. Ogni gioello è corredato dai risultati di studi archeologici dei reperti da cui è ispirato.”
Ma Nunzia prima di essere orafa è archeologa e così ha deciso di dedicare una linea proprio alla professione dell’archeologo: trowel, pala, piccone, gli attrezzi che usiamo in cantiere e che ci avvicinano alla terra.
Qui la pagina Facebook di Nymphè dove potete trovare i lavori di Nunzia
Officine Paleoes, il Subconscio Paleolitico
Loro sono due archeologi, Sonia Tucci e Massimo Massussi e la loro arte gioca con il minimalismo preistorico: simbolismo e natura riprodotti in pietra e metallo con mani e pensiero. La parola d’ordine è Essenziale: la riproduzione di ornamenti che prendono le mosse dal Paleolitico Superiore e dalla capacità degli uomini di produrre oggetti simbolici legati agli elementi naturali. La Dea madre, le rappresentazioni del labirinto o del motivo a spirale hanno radici antichissime e raccontano di culture nomadi lontane. Ispirazione per le loro creazioni viene anche dalla pittura parietale, da pitture e graffiti rinvenuti in grotte e ripari.
Il background accademico di Sonia e Massimo è d’eccellenza: laureati e specializzati a La Sapienza in Paletnologia ed Ecologia Preistorica, lavorano in ambito archeologico collaborando a missioni internazionali, scavi e progetti culturali con università e centri di ricerca.
“La linea monili e microsculture da indossare s’ispira a queste rappresentazioni simboliche e naturalistiche, come ad esempio le mani graffite, che diventano un monile in metallo; la rappresentazione di una delle più antiche operazioni dell’essere umano, il fare, dove le mani sono la parte terminale dell’artefice, ultimo elemento fisico corporeo che produce e che realizza.”
Qui la pagina Facebook di Officine Paleoes dove trovare i loro lavori
MedeART, archeofashion handmade
La M di Medea e di Marilisa, archeologa appassionata di moda e artigianato, creatrice del marchio MedeArt. Nel 2014 Marilisa decide di voler “vestire di archeologia e di arte” le donne contemporanee, dando vita ad un brand di gioielli e accessori moda di ispirazione antica con soggetti archeologici e artistici. In questa sua nuova avventura professionale coinvolge anche la mamma: l’obiettivo della vulcanica coppia di donne siciliane è quella di far diventare gli archeogioielli una tendenza dalla spiccata valenza culturale, facendo conoscere al vasto pubblico i capolavori dell’arte antica.
Un mix di competenze storico-archeologiche, attività artigianali e passione per il fashion per la realizzazione di monili sui quali sono riprodotte immagini archeologiche, riadattate con un sapiente e paziente lavoro a mano.
“L’obiettivo principale di MedeART è, infatti, quello di divulgare la conoscenza di opere d’arte, reperti archeologici, miti, simboli e concetti dell’antichità in una maniera innovativa e, altresì, di permettere di indossare, a chi ama e conosce bene questo mondo, monili che lo ricordano e lo rievocano.”
Il processo di realizzazione dei gioielli di MedeART parte dalla realizzazione grafica delle immagini da applicare, continua con un lavoro di arricchimento pittorico o sovradipintura e termina con la vetrificazione manuale a base di resina epossidica. A conclusione l’assemblaggio dei pezzi pronti a diventare accessori di abbigliamento di tendenza.
Qui la pagina Facebook di MedeART dove trovare gli accessori di Marilisa
Qui l’account Instagram con le foto dei gioielli
* Il post non ha finalità di vendita né promozionali.
Professione Archeologo non è associato con nessuno dei produttori citati e nessuno dei link proposti è un link affiliato.
Antonia Falcone
(@antoniafalcone)