C’era una ruspa. Archeoracconti a Firenze
Prendete due archeologhe che hanno un’idea, che si vedono a Firenze per un tè e mentre sorseggiano la bevanda fumante si dicono “Perché no?” ed avrete il ciak d’inizio di C’era una ruspa! I giornata di archeoracconto, in programma sabato 14 gennaio 2017.
Che l’archeologia debba essere racconto del passato l’abbiamo detto tante volte. Basti pensare che il libro totem dell’archeologia stratigrafica in Italia si chiama Storie dalla terra, laddove storie sta proprio per il risultato del puzzle di unità stratigrafiche, fonti, manufatti che convergono tutti a costruire la Storia.
Ma racconto è anche improvvisazione, creatività e orizzonti nuovi e inaspettati da scrutare dietro una statua, uno scavo archeologico o un museo.
Quante volte, leggendo un’epigrafe o ammirando un busto marmoreo, abbiamo immaginato le storie degli uomini e delle donne che ci sono dietro?
Storie famigliari, avventure amorose, congiure di palazzo o semplici scene di vita quotidiana, immortalate per sempre e arrivate fino a noi parzialmente, con un racconto tutto da costruire seguendo le tracce lasciate nel terreno o negli scritti di chi quel tempo l’ha vissuto.
La sfida di C’era una ruspa! è far incontrare archeoblogger, archeologi e studenti di archeologia con lo storytelling, parola fin troppo abusata che però, se declinata correttamente, può diventare un modo diverso di vivere l’archeologia, uno strumento in grado di creare una connessione tra oggetti, parole e segni. Perché le storie non sono solo quelle scritte, ma anche quelle che si nascondono dietro un fumetto o una graphic novel, immagini che evocano emozioni, fatti e personaggi.
La I giornata di Archeoracconto parte quindi dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze dove sarà possibile per “gli esploratori di storie” lasciarsi ispirare dai magnifici pezzi conservati nelle sale e cominciare a costruire la trama mentale dei racconti.
Dopo che la musa della creatività si sarà impossessata dei nostri esploratori non resta che mettere nero su bianco le storie. E cosa c’è di meglio di un’accogliente libreria come location per inforcare foglio, penna, pc o tablet e narrare gesta eroiche e indimenticabili? Appuntamento quindi alle 15 presso la Libreria delle donne tra tè e pasticcini per confrontarsi, scrivere e affidare ai postumi i nostri archeoracconti.
I posteri,in questo caso, non dovranno aspettare a lungo e avranno l’e-reader o il tablet visto che le storie nate a Firenze verranno raccolte in un e-book liberamente scaricabile online.
Qui trovate il link all’evento Facebook, mentre per l’iscrizione gratuita alla giornata basta collegarsi ad Eventbrite (termine ultimo per le iscrizioni domani, 10 gennaio)
Questo il programma della giornata.
Visto che però ci piace sempre saperne un po’ di più, passiamo la parola alle organizzatrici, Stefania Berutti e Marina Lo Blundo.
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Com’è nata l’idea di C’era una ruspa! I giornata di archeoracconto?
Stefania: L’anno scorso ho partecipato ad una iniziativa presso la Libreria delle donne, qui a Firenze. Si chiamava “Shut up and write”, e l’aveva proposta una tipa che aveva preso l’idea dall’Inghilterra. Pare infatti che in territorio anglosassone si usi ritrovarsi, di solito in caffè o simili, per mettersi a scrivere. È una iniziativa rivolta, infatti, a chi ha voglia di scrivere un racconto, ma non trova mai tempo per farlo. In realtà è una scusa, non ci lasciamo mai il tempo per dedicarci a quel che ci piace.
La prassi è facile: ci si ritrova, ci si scambiano dei convenevoli per capire il motivo per cui ognuno di noi è lì, si dichiarano gli argomenti del proprio racconto e si comincia a scrivere. Meglio se si fanno delle pause, magari per un té o un caffé, così si approfitta per capire a che punto sono gli altri.
Quindi ho pensato di organizzarne uno a Firenze.
Marina: È tutta colpa di Stefania! Scherzo! Diciamo che negli ultimi anni ho scoperto un’insana passione per la scrittura di narrativa, non necessariamente a carattere archeologico o museale (anche se due raccontini li ho pubblicati), e sto lavorando molto in questo senso. Anche Stefania ha una bella vena narrativa. Abbiamo pensato di unire le due vene creando un qualcosa di nuovo, che non coinvolgesse solo noi due, ma che si ampliasse e raggiungesse anche altri. In più, entrambe, per lavoro, ci scontriamo quotidianamente con la comunicazione dell’archeologia e dei musei: e cos’è il racconto se non una forma di comunicazione?
Così, partendo dall’idea di Stefania, ho proposto il luogo: il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, che è un bel contenitore di storie: storie di scoperte, storie di oggetti, storie di ritrovamenti e di vita nel museo; storie realmente accadute e storie, perché no, di fantasia.
Stefania invece ha proposto il luogo in cui “produrremo” i racconti, la Libreria della Donne, e ha avuto l’idea di raccogliere poi tutti i testi in un e-book, perché nulla vada perduto e perché anzi, sproni i partecipanti a realizzare davvero un’opera di cui andar fieri!
Cosa c’entra il racconto con l’archeologia? (domanda provocatoria, ovviamente)
S: L’idea di farlo archeologico mi è venuta soprattutto dalla mia voglia di raccontare, dai miti ri-raccontati che ho scritto sul mio blog (Memorie dal Mediterraneo, NdR) e anche dal racconto Farsalia. Ho anche considerato questo “dilagare” del concetto di storytelling applicato all’archeologia e poi c’è stato un fattore scatenante… una foto pubblicata da Marina! Lei ha pubblicato la foto di una… credo… lucertola…! E il suo commento era che le veniva voglia di scriverci qualcosa. Ho colto la palla al balzo e l’ho contattata per proporle di fare questa cosa dell’archeoracconto! Ho pensato che volevo dare uno spazio a chi vuole raccontare e magari aiutare chi pensa di non poterlo o saperlo fare.
Credo che l’archeologia sia proprio fatta apposta per il racconto: perché qualunque teca di museo, anche la più polverosa, racchiude in sé più storie. Quella degli oggetti, quella cosiddetta vera, e poi quelle che si raccontano i visitatori, soprattutto se non guidati. Infine c’è la storia di chi guida e spiega: date uno stesso testo a 5 diverse guide e otterrete 5 diverse storie.
Questa, in fondo, è l’archeologia: l’arte di raccontare il passato.
M: L’archeologia è racconto! È racconto la storia di una scoperta, è racconto la storia stessa di un oggetto, è racconto la storia di un museo, è racconto la storia di chi in quel museo lavora, o dell’archeologo che studia un reperto o una collezione, e dell’archeologo che scava, che fa ricerca sul campo. Il racconto è una delle forme che può assumere la comunicazione dell’archeologia. Senza necessariamente parlare di storytelling, quella del racconto, con una trama, dei personaggi, uno scopo da perseguire e una vicenda che ha un inizio e una fine, è una tecnica molto valida di comunicazione. Se poi vogliamo parlare di racconto di fantasia, di vera e propria narrativa, beh, l’archeologia stimola la fantasia di molti. Pure troppo, a volte!
Pensate che la vostra idea sia replicabile? Che consigli dareste a chi volesse ripeterla in un altro museo archeologico?
S: La scelta del museo è tutta farina del sacco di Marina (bella rima!). È stata lei infatti a pensare che, per ispirare le persone, si potevano portare al museo per provocare la vena del racconto. Credo, perciò, che si possa fare davvero dappertutto… non so ancora come organizzeremo la visita, che lascio alle sapienti mani di Marina, ma credo che la cosa migliore sia dare tante informazioni che fungano da “dati” per gli autori, e rimanere parchi di interpretazioni, per non influenzarli troppo.
Care Domenica e Antonia grazie davvero per questa intervista. Ho voluto intitolarla PRIMA giornata di archeoracconto in una botta di ottimismo. Mi piacerebbe organizzarne almeno 4 (una per stagione) per quest’anno… poi si vedrà!
M: Credo proprio di sì: proprio perché il museo è un contenitore di storie, credo che ogni museo archeologico possa essere in grado di ospitare un’esperienza del genere. Tutto sta a come vengono presentate proprio quelle storie, le storie che sono dietro gli oggetti, invitando così a crearne delle altre.
Inventare storie, giocare con l’archeologia, è uno dei modi per avvicinare le persone al passato, che così non è più un estraneo, ma diventa familiare, talmente familiare da poterci scrivere su.
Mi aspetto grandi cose dall’Archeoracconto!
@antoniafalcone