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15 domande a Mirko Furlanetto, autore del fumetto Jack e Matrix

Sono tornati Jack e Matrix, protagonisti di un fumetto del quale vi abbiamo parlato lo scorso settembre.

 

La nuova avventura dei nostri eroi questa volta ci entusiasma ancora di più: a partire da questo numero infatti Professione Archeologo è partner del progetto, wow!

 

Non possiamo che essere fieri di questa nuova collaborazione perché “Jack e Matrix Archeologi”, prodotto dell’Associazione Archeologica Ikarus, che dal 2010 si adopera per la conoscenza e la fruizione dei beni archeologici da parte dei cittadini e lavora moltissimo con le scuole, va nella direzione che auspichiamo da tempo: quella di trovare nuovi codici e linguaggi comunicativi per l’archeologia.

 

Un fumetto, dunque, che permette a bambini e a ragazzi di confrontarsi con un mestiere tanto affascinante quanto (ancora) oscuro. Non solo, molti numeri, già usciti o in programma, sono dedicati a singoli scavi e quindi permettono a chi legge di entrare nel vivo di quello che succede all’interno delle aree spesso recintate dei cantieri di scavo.

 

In questo ultimo numero i nostri amici stavolta si trovano alle prese con la Casa dei Dolii, una struttura abitativa rinvenuta a Montereale Valcellina tra il 1989 e il 1993. Come sempre si parte da un pretesto, un oggetto, una leggenda e si arriva a raccontare cosa significa scavare, studiare, interpretare le tracce del passato fino a capire cosa era un tempo quel sito archeologico, come è stato portato alla luce, e perché oggi si chiama così.

 

La straordinaria capacità degli autori Mirko Furlanetto, Marta Bottos e Chiara Goi sta soprattutto nel condensare tutto ciò in poche pagine dove vengono forniti i dati essenziali della storia, senza che questa perda la sua leggerezza, né quel senso di meraviglia e voglia di scoperta che pervade le tavole del fumetto.

 

Abbiamo voluto sondare se gli autori di Jack e Matrix ha lo stesso senso dell’ironia che traspare dalle parole dei loro protagonisti  e abbiamo rivolto a Mirko Furlanetto le nostre fatidiche 15 domande. Ecco a voi le sue risposte.

 

Buona lettura!

 

*

 

1 – Nome?

 

Mirko Furlanetto (con la kappa prego).

 

2 – Età (vera o mentale)?

 

Età mentale 18, vera 31.

 

3 – Segni particolari?


Sognatore, inguaribile pessimista.

 

4 – Perché hai scelto di fare l’archeologo?

 

Roma, il mio primo amore corrisposto, da piccolo quando tornai da una visita al Vaticano mi misi a ricopiare minuziosamente tutte le guide che i miei genitori avevano acquistato. Su ogni pagina riportavo il disegno di una statua un reperto. Da lì crebbe in me la passione per la storia, per quello che eravamo.

 

L’apice della mia pazzia lo raggiunsi a 7-8 anni quando seppellii in giardino un giocattolo. Aspettai un giorno o forse due; ahimè non mi ricordavo più dove l’avevo nascosto. Credevo con il metodo stratigrafico di poterlo ritrovare, ma niente, è ancora li ad aspettarmi…

 

5 – Perché fai ancora l’archeologo?

 

Perché sto ancora cercando quel giocattolo.

 

6 – Che lavoro farai da grande?

 

Farò di tutto per realizzare quello che ho sognato (non dico altro).

 

7 – Descrivi in tre righe cosa non va nel tuo lavoro.

 

Quello che non va è il troppo volontariato e l’elevata concorrenza; tutti sono arroccati all’interno della loro torre, manco fossimo nel Medioevo.

 

8 – Un genio può esaudire un tuo desiderio riguardante l’archeologia in Italia. Cosa chiedi?

 

Che l’archeologia sia un valore aggiunto per il nostro paese, non un ostacolo.

 

9 – Raccontaci in una frase come nasce l’idea di Jack e Matrix.

 

Posso riassumere il tutto con una sola parola: “incontro”.

 

Ora giochiamo:

 

10 – Quale personaggio dei fumetti butteresti giù dalla torre? Martin Mystère o Paperino che si improvvisa archeologo?

 

Sicuramente Martin Mystère, rende la figura dell’archeologo attinente a Kazzenger.

 

11 – Archeologia e fumetti. Oltre a “Jack e Matrix Archeologi”, cosa consiglieresti ad un archeologo e perché?

 

Ad un archeologo consiglierei “Alix Senator” per la sua attenzione ai dati storici e “Le avventure di Tin Tin” per la loro ironia.

 

Oggi più di ieri bisogna far capire ai più piccoli e non solo che i simboli del nostro passato sono parte della nostra memoria e in quanto tali devono essere conservati, valorizzati e protetti, lontani, però, da ogni credo politico e religioso; il fumetto può in tal senso essere un arma comunicativa di straordinaria efficacia.

 

12 – Ti propongono una collaborazione con un fumettista italiano. Chi vorresti come disegnatore delle tue storie?

 

Sempre Laura De Stefani dell’Accademia del Fumetto di Trieste, la madre di Jack e Matrix! La sua straordinaria capacità artistica ha dato vita al duo più simpatico dell’archeologia.

 

13 – Su quale scavo archeologico ambienteresti un’avventura di Corto Maltese?

 

Beh, vedrei Corto Maltese come un abile archeologo alle prese con lo scavo di un relitto.

 

14 – Una giornata con Giacobbo che parla di piramidi e alieni o un giorno con una classe di ragazzini incontrollabili in visita sullo scavo?

 

Pregherei che dall’universo scendesse Darth Veder a prendersi il primo.

 

15 – La tua definizione di archeologia.

 

La mia definizione di archeologia? Passione che porta ad un forte disturbo mentale; chi entra nel tunnel mettendoci tutto se stesso dopo non esce più.

 

 

*

@antoniafalcone

 

 

 

15 domande a… Diletta Menghinello, archeologa on the road

Diletta Menghinello è archeologa e blogger.

 

Laureata in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università della Tuscia di Viterbo, si è specializzata presso l’Università la Sapienza di Roma.

 

Archeologa on the road, ha maturato un’esperienza pluriennale nell’assistenza archeologica e nell’archeologia preventiva.

 

Dal 2009 gestisce il Gruppo Facebook USCIRE DAL TUNNEL DELL’ARCHEOLOGIA SI PUO’!!! e nel 2014 ha fondato il blog Archeopatia. Soliloqui, deliri, peregrinazioni e allucinazioni della parafilia dell’antico dai primi sintomi alla completa remissione.

 

Le abbiamo rivolto 15 domande a cui rispondere al volo.

 

Buona lettura!

 

*

 

1 – Nome?

 

Diletta Menghinello [disambiguazione: Diletta è il nome].

 

2 – Età (vera o mentale)?

 

Anagrafica 36. Mentale: a volte 7, a volte 65. Mediamente i conti tornano.

 

3 – Segni particolari?

 

Cinica tendente al nichilismo.

 

4 – Perché hai scelto di fare l’archeologa?

 

Qui devo evocare la nerd che è in me e parlare di “stratigrafie”, se non archeologiche, mentali. Substrato etrusco, madre amante della materia, immotivata avversione per il ben avviato studio paterno da geometra e cieca adesione al dogma radical chic acquisito al liceo classico che la cultura umanistica prima o poi paga. Il tutto drasticamente aggravato dal tentativo non riuscito di laurearmi in Giurisprudenza.

E il fatto che adesso io passi la maggior parte del tempo nei cantieri a rincorrere geometri e ingegneri vari rispettivamente a 1/2 e 1/4 del loro stipendio lo considero un capolavoro di ironia. La vita spesso ha un grande senso dell’umorismo.

 

5 – Perché fai ancora l’archeologa?

 

Perché a parte questo e la cameriera non so fare altro. E il secondo è un lavoro terribilmente faticoso.

 

6 – Che lavoro farai da grande?

 

Sfrutterò in modo ignobile gli averi dei miei avi aprendo B&B e orticelli bio con il recondito pensiero di riservarmi un pezzetto di terra su cui scavare abusivamente nei momenti di noia.

 

7 – Descrivi in tre righe cosa non va nel tuo lavoro.

 

Corruzione e clientelismi vari connaturati all’italico sistema di risoluzione dei conflitti tra pubblico e privato che rendono la qualità del lavoro un optional (se non direttamente un elemento di disturbo) e la finalizzazione ultima dell’archeologia – che è pur sempre una scienza sociale – una pura utopia. La mancanza di una normativa adeguata fa il resto.

 

8 – Un genio può esaudire un tuo desiderio riguardante l’archeologia in Italia. Cosa chiedi?

 

Un Ministro dei Beni Culturali tedesco.

 

9 – Se ti reincarnassi in una delle figure professionali che si incontrano in cantiere chi vorresti essere?

 

Un certo tipo di funzionaria. Quella che arriva scocciata con un ritardo di circa due ore e mezza nel tuo cantiere lustrato per l’occasione, che ti illumina sulla sua meritoria ascesa alla poltrona ereditata dal prozio defunto mentre due valletti le infilano scarpe antinfortunistiche intonse e che se ne va dopo 5 minuti servita e riverita, senza aver colto a pieno la differenza tra una sezione e una pianta. Godrei certamente dei miei primi momenti di gloria sul posto di lavoro. Strano Paese l’Italia…

 

Ora giochiamo:

 

10 – Che libro butteresti dalla torre: Storie dalla terra o L’arte romana nel centro del potere? Perché?

 

Senza nulla togliere al primo, il libro di Bandinelli è una tappa obbligata per lo studente di archeologia e non solo: ben scritto, affascinante, una meravigliosa avventura dell’anima che ti porta a concludere che in fin dei conti hai fatto la scelta giusta nella vita. Forse solo per questo dovrei buttarlo dalla torre. Ma alla fine no, lancio l’altro!

 

11 – Una birra dopo il lavoro con Massimo Osanna o Giuliano Volpe? Perché?

 

Osanna. Alla terza gli estorcerei la promessa di un lavoretto a Pompei.

 

12 – A cena fuori con Bray o Franceschini? Perché?

 

Franceschini. Qualcosa di quell’uomo mi dice che si offrirà volontario per pagare il conto.

 

13 – Puoi scegliere un “archeologo famoso” disposto a passare una giornata con te a guardare l’escavatore. Chi vorresti?

 

Edward C. Harris. Una volta resosi conto del sadismo del suo matrix applicato all’archeologia d’emergenza e fatta pubblica ammenda, acconsentirebbe di sicuro a tornare senza traumi a “strato alfa” e “strato beta”, facendo la felicità di migliaia di archeologi nel mondo.

 

14 – Di chi faresti volentieri a meno in cantiere? Umarells o un caposquadra piacione?

 

Umarells. Mentre infatti il piacione si autodistrugge in tre giorni passando brevemente dal viscidume all’aperta ostilità (a meno che non ci stiate, allora è tutto un altro discorso), il vegliardo ex-ruspista classe ’23 passato indenne ad almeno un conflitto mondiale e agli anni di piombo è praticamente indistruttibile.

 

15 – La tua definizione di archeologia.

 

L’archeologia è soprattutto un disturbo mentale di tipo maniacale. Analizzandola più benevolmente, è quella scienza che, attraverso un impianto teorico da astrofisica ed una rigorosa metodologia chirurgica, si propone di dare risposte perennemente incerte a quesiti ormai passati di moda. Come si vede, anche così si ritorna alla prima definizione.

 

 

 (@pr_archeologo)