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Jack e Matrix: l’archeologia a fumetti

Ci interroghiamo spesso, sulle pagine di questo blog, su come l’archeologia possa essere comunicata ad un pubblico diversificato, dagli addetti ai lavori, agli appassionati, ai bambini, agli studenti di vario ordine e grado, agli archeologi alle prime armi.

 

L’archeologia che è varia e variegata, che ha tante sfaccettature e tante domande: ma gli archeologi scavano solo con pennelli e pennellini (I whish)? Cos’è una trowel? E perché c’è sempre (ok, non proprio sempre, ma spesso) un archeologo bardato di giubbotto catarifrangente, piantato come una statua di sale, a bordo di molte trincee stradali? Ma anche: l’archeologia è cambiata nel corso del tempo? E com’era tra le due guerre mondiali? Chi erano gli archeologi della fine dell’Ottocento e chi sono gli archeologi di oggi?

 

Di volta in volta, abbiamo provato a raccontarvi come si volge una giornata in cantiere, quali sono le problematiche più sentite da parte della categoria o a seguire quei movimenti più innovativi che segnano il percorso dell’archeologia e degli archeologi oggi.

 

Oggi vi proponiamo un’altra storia di comunicazione atipica, diversa da quella che siamo abituati a vedere e che si rivolge ai ragazzi, a quelli che Archeologo = Indiana Jones.

 

Ed è proprio da Indiana Jones che il primo numero dei fumetti di “Jack e Matrix Archeologi” prende il via.

 

Jack è un archeologo con al seguito il fedelissimo cane Matrix. La loro mission impossible? Spiegare al giovane e discolo Sam qual è, appunto, il vero mestiere dell’archeologo.

 

Per farlo Jack gli spiega quali siano gli strumenti che si usano in cantiere o perché è importante scattare fotografie nel corso dello scavo, ma gli insegna anche parole “difficili” come catalogazione e perché una pratica “noiosa” è però essenziale. All’incredulo Sam, per il quale l’archeologia non è altro che avventura, scorpioni e mummie, Jack mostra che oltre alla gioia della scoperta ci sono anche il rigore e l’organizzazione del cantiere e degli studi, e lo fa portandolo in giro a scoprire i siti archeologici e i musei del Friuli e del Veneto.

 

Jack e Matrix, fumetto di archeologia

 

A poco a poco, tra un’esclamazione stupita ed una domanda curiosa, tra uno scherzo e una risata, la storia prende vita dalle parole di Jack e degli altri archeologi che lui e Sam incontrano, si materializza davanti ai nostri occhi, diventa reale quanto gli oggetti che ne sono rimasti come testimonianza.

 

Jack e Matrix, fumetto di archeologia

 

Quello che ci è piaciuto di Jack e Matrix è che lo stile leggero del racconto insegna però tante “cose” serie, puntando sulla naturale curiosità dei ragazzi, quella propensione che hanno a stupirsi quando le cose non sono proprio come se le immaginavano, ma sono comunque interessanti, appassionanti, nuove e quindi elettrizzanti. Alla storia, si aggiunge anche un elemento di giallo, con un misterioso personaggio dai lunghi capelli chiari e non proprio abile nei travestimenti, che commette un brutto reato nei confronti del nostro patrimonio culturale, lasciando tristezza e sgomento, in Jack che commenta “il passato e la memoria appartengono a tutti e nessuno dovrebbe portarceli via.”

 

Come non essere d’accordo?

 

“Jack e Matrix Archeologi” è un progetto dell’Associazione Ikarus, pubblicato da Safarà Editore. Soggetto e testi di Mirko Furlanetto, Chiara Goi e Laura De Stefani. I fumetti vengono illustrati da Laura De Stefani (Accademia del Fumetto di Trieste) e Teresa Pitton.

 

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@antoniafalcone

@domenica_pate

@OpusPaulicium

[photos credit: Domenica Pate]

 

Diario da #archeofest15: cosa abbiamo fatto ad Aquileia, giorno per giorno

È arrivato il momento di raccontarvi cosa abbiamo fatto ad Aquileia in occasione dell’Archeofest, l’evento dedicato ad archeologia, libri e cinema di cui Professione Archeologo e Civetta di Atena sono stati social media partner esterni.

 

Il nostro ruolo è stato di raccontare on line quello che accadeva, con un duplice scopo: da un lato coinvolgere la nostra community e dare quanta più risonanza possibile all’evento sui social network, dall’altra sperimentare la divulgazione dell’archeologia in 140 caratteri o giù di lì.

 

La prima cosa che abbiamo fatto, quindi, è stata tenere in carica gli smartphone: power bank, batterie di riserva, prese assaltate in ogni dove tra bar e ristoranti, non ci siamo fermate davanti a niente.

 

La seconda è stata twittare live tutti gli eventi della festa, dei luoghi meravigliosi che abbiamo visto, caricare le foto su Instragram e Facebook: visite a musei e siti archeologici, talk con gli autori, presentazioni di libri e proiezioni dei documentari, ce n’è stato davvero per tutti i gusti.

 

Infine, abbiamo monitorato il flusso di tweet, condivisioni e hashtag per intercettare chi, da vicino o da lontano, interagiva con noi, scoprendo in qualche caso che chi twittava o instagrammava ce l’avevamo di fianco durante la visita in museo. Il bello della diretta!

 

Abbiamo raccolto un po’ di foto e impressioni delle giornate di Aquileia in un ‘diario di bordo’ che vi proponiamo qui di seguito, eh sì, quello nell’ultima foto è proprio Alberto Angela 😉

 

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Day 1

Partenza da Roma Tiburtina alle 7, con Antonia che arriva sulla banchina alle 6:59, te pareva. Comunque ce la facciamo e alle 13 siamo ad Aquileia.

 

La prima visita è alla Basilica dei patriarchi con una guida d’eccezione: Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia.

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

La Basilica ci accoglie con i suoi magnifici mosaici pavimentali, databili al IV secolo d.C., i più estesi di tutto il mondo cristiano occidentale: Giona nel ventre della balena, tanti tantissimi pesci, i medaglioni con i mecenati, le quattro stagioni. Un tripudio di tessere colorate e di soggetti variegati.

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

Ci spostiamo quindi nel Battistero con al centro la vasca battesimale di forma esagonale. Suggestiva l’illuminazione della struttura.

Aquileia battistero - Archeofest

Aquileia battistero - Archeofest

Ultime tappe della giornata: il Porto Fluviale e il Foro Romano.


Delle strutture portuali restano le tracce delle banchine e degli attracchi e così immaginiamo il brulicare di vita che doveva esserci all’arrivo delle navi commerciali con le banchine affollate e le merci che sbarcavano. Il viale che affianca le strutture del porto è punteggiato da decorazioni architettoniche su colonne, da rilievi e iscrizioni.

 

Nell’area del Foro invece rimangono le vestigia del colonnato sui cui plinti si alternano le protomi di Giove Ammon e Medusa.

 

Al termine delle visite, arriva il momento dei talk, il primo è un dialogo tra Lorenzo Salvia, Marina Valsenise, Paolo Verri che presentano il libro Resort Italia. Come diventare il villaggio turistico del mondo e uscire dalla crisi. L’incontro si trasforma in un’occasione per parlare di economia della cultura e delle nuove possibilità da creare e sfruttare per valorizzare il nostro patrimonio culturale. Dall’Istituto Italiano di Cultura di Parigi a Matera capitale europea della cultura 2019: le best practices che funzionano.

 

Il post cena coincide con l’inizio del festival vero e proprio, dedicato alla visione dei film in concorso per l’Aquileia Film Festival: Pavlopetri. Un tuffo nel passato e I dominatori delle gelide steppe. A seguire l’incontro-intervista di Pietro Pruneti con Simona Rafanelli e Stefano Cantini.

 

A fine serata sopraggiunge la pioggia (e noi, per la verità, abbiamo un po’ pensato agli amici romani costretti a boccheggiare nell’afa della capitale!), ma la giornata è ormai conclusa. Ritiro in albergo, controllo delle mille notifiche social e poi a nanna, mentre lo smartphone sta in carica tutta la notte.

 

 

Day 2

 

Alle 8.15 il social media team di Professione Archeologo si divide, Paola segue il gruppo in visita a Cividale e Zuglio, Antonia rimane ad Aquileia.

 

Per Antonia la mattinata è a tutta archeologia, con la visita ai Fondi Cossar e Cal, dove si conservano le tracce dell’antico abitato della colonia romana. Resta ben poco, per la  verità, muri di abitazioni retrospicenti le botteghe, colonne e pozzi delle domus ad atrio e peristilio, lacerti di mosaico.

Archeofest, Aquileia area archeologica

La grande sorpresa è quella di ritrovarsi nel Museo Archeologico di Aquileia, guidati dalla direttrice, la dott.ssa Ventura.

 

Raccontare tutti i tesori custoditi nel Museo meriterebbe un post a parte e il consiglio è di visitarlo appena ne avrete l’occasione. Dalla statuaria, ai bronzi, agli oggetti in ambra fino alla ceramica è una sorpresa continua. Il chiosco interno poi è allestito con mosaici, epigrafi, urne cinerarie, decorazioni architettoniche.

 

Lasciate le meraviglie custodite nel Museo Archeologico, ci dirigiamo nel Museo Paleocristiano. Nel recente allestimento spiccano, tra l’altro, le tante epigrafi funerarie, impreziosite da figure di oranti e con le formule di saluto ai defunti.

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Mentre Antonia rischia di non voler più andar via dai musei di Aquileia, Paola arriva con il resto del gruppo a Cividale del Friuli. Guidati dall’entusiasmo del grande archeologo Luca Villa andiamo alla scoperta dei tesori del Monastero di S. Maria in Valle. Il tempietto longobardo, nonostante sia straconosciuto, ci riempie di meraviglia.

 

Successivamente facciamo rotta verso il controverso ipogeo celtico. Il giro per la cittadina si conclude con la visita al Museo Archeologico Nazionale e, perdendoci fra i corredi delle necropoli longobarde, arriviamo all’ora di pranzo. Ancora pieni di meraviglia ripartiamo alla volta di Zuglio, l’antica Iulium Carnicum. Accompagnati stavolta, dalla  dott.ssa Flaviana Oriolo che ci fa scoprire il foro della piccola cittadina a due passi dal confine austriaco e successivamente il piccolo, nuovo Antiquarium che ne conserva i tesori.

Cividale, Archeofest

Cividale, Archeofest

Zuglio, Archeofest

Zuglio, Archeofest

Zuglio, Archeofest

Finite le visite, ci aspetta un talk per la presentazione del libro di Giuliano da Empoli con la partecipazione di Gian Mario Villalta e Mariano Maugeri.

 

Serata dedicata alla proiezione di altri due film: Il Perù millenario: una storia inesplorata e Lo scriba che dipinge. A conversare con Pruneti, stavolta, è Luciano Canfora che tra Augusto, Grecia antica e moderna, Tsipras e Varoufakis da prova delle sue capacità di divulgatore della storia antica e moderna.

 

Dopo una birretta al bar in piazza, corriamo a dormire!

 

 

Day 3

 

Per l’ultimo giorno l’ordine degli eventi è invertito: si inizia dai talk durante la mattinata, mentre il pomeriggio viene dedicato alle gite fuori porta.

 

Nello spazio talk si alternano Ermete Realacci e Guido Guerzoni per parlare di Art Bonus e investimenti.

 

Dopo pranzo decidiamo di seguire il gruppo che fa rotta su Duino e Trieste. Dopo una lunga e impervia passeggiata nel Carso per visitare il Mitreo di Duino (uno dei pochissimi in grotta) ci dirigiamo a Trieste dove visitiamo il Teatro romano e l’Arco di Riccardo.

Mitreo in grotta di Duino

Trieste

Teatro romano di Trieste

Arco di Riccardo a Trieste

L’avventura aquileiese si conclude con un’affollatissima serata in cui alla proiezione del documentario Punta Linke, vincitore della kermesse e dedicato alla Prima Guerra Mondiale, segue l’intervista di Pruneti ad un incontenibile Alberto Angela, che chiude il suo intervento con un coinvolgente monologo sugli ultimi tre giorni di Pompei.

 

E noi stiamo in fila fino alle 2 di notte per una dedica e una foto con Alberto Angela (potevamo ritornare a Roma senza?)

Alberto Angela Archeofest

Archeofest

L’avventura dell’Archeofest si è conclusa, ma se volete scoprire di più su queste meravigliose giornate e sui tesori dei luoghi che abbiamo visitato, non ci resta che rimandarvi alla nostra Pagina Facebook e all’hashtag #Archeofest15 su Twitter.

 

 

Post e foto di

Antonia Falcone & Paola Romi

 

Palazzo Massimo alle Terme, Rome

Una giornata al museo: #archeoblogger alla scoperta delle nuove sale di Palazzo Massimo alle Terme di Roma

Una cosa di cui spesso rimproveriamo i nostri musei, o almeno quelli italiani, è che raramente si rinnovano e che in molti casi presentano criteri espositivi di sapore ancora ottocentesco, fatto che ha certamente un suo fascino intrinseco, ma finisce con il non valorizzare appieno i tesori che fanno parte delle loro collezioni. Cio è tanto più vero per i musei archeologici, che spesso ricordano Wunderkammer di passata memoria, piccole o grandi “stanze delle meraviglie” concepite come piccoli universi in sé chiusi, poco inclini alle sperimentazioni.

 

Fortunatamente, non è sempre così.

 

Palazzo Massimo alle Terme è una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano, diretto dalla dottoressa Rita Paris. È stato inaugurato nel 1995, il che permette di annoverarlo tra i musei “giovani” della capitale, ma già dal 2005 gli allestimenti della sale sono oggetto costante di progressivo rinnovamento per aggiornarle agli standard espositivi più moderni.

 

La scorsa settimana le sale 2, 3 e 4 del primo piano, dedicate alla scultura di epoca Traianea e Antonina (inizio-prima metà II secolo d.C.) sono state riaperte al pubblico e noi siamo state invitate a vederle in anteprima e a confrontarci con alcuni dei curatori dei nuovi spazi espositivi.

 

 

Naturalmente, abbiamo accettato entusiaste e così ci siamo ritrovate a girovagare nelle stanze appena inaugurate tra le opere immortali della ritrattistica imperiale.

 

Siamo rimaste abbagliate, tra l’altro, dalla bellezza di capolavori come i rilievi con le personificazioni delle province dell’impero romano che un tempo decoravano l’Hadrianeum o Tempio di Adriano, che sorge non molto lontano dal museo, e abbiamo potuto osservare in ogni suo dettaglio il rilievo del monumento funerario di Apthonetus, qui esposto per la prima volta, con il lungo epitaffio che la figlia Quadratilla dedica al compianto padre.

 

 

 

 

Abbiamo potuto ammirare le superfici levigate dei volti, i dettagli dell’abbigliamento e delle armature e siamo state piacevolmente stupite dal bel contrasto tra il candore dei marmi e il colore scuro dei supporti.

 

Come al solito ci siamo armate di smartphone e abbiamo provato a fissare in tweet e scatti fotografici l’eterno fascino che ancora oggi l’antico esercita su di noi.

 

 

 

Abbiamo poi avuto il piacere di incontrare l’architetto Carolina De Camillis, consulente esterna del museo e responsabile dell’illuminazione delle sale.

 

Proprio l’illuminazione è una componente essenziale del nuovo allestimento: le lampade alogene fino a pochi anni fa comunemente usate nei musei, infatti, tendono a dare una sorta di “patina” uniformante alle opere, appiattendole e facendo sparire le difformità delle superfici. Il nuovo apparato di illuminazione, ottenuto con specifiche luci a led, permette invece di apprezzare pienamente le tracce di lavorazione lasciate dagli antichi artigiani, le molteplici venature colorate dei marmi e addirittura i singoli macrocristalli del materiale impiegato.

 

Sembra evidente, insomma, che l’allestimento di nuove sale in un museo comporta la sinergia di diversi professionisti dei beni culturali, archeologi, architetti, lightening designer, operai specializzati, tutto impegnati a lavorare dietro le quinte per offrire ai visitatori l’emozione dell’antico.

 

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Una versione di questo post, in inglese, è stata pubblicata in occasione del #DayOfArchaeologyA day at the museum: #archaeobloggers explore the new rooms of Palazzo Massimo alle Terme, in Rome.

 

 

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Antonia Falcone (@antoniafalcone)
Paola Romi (@OpusPaulicium)
Domenica Pate (@domenica_pate)

[credit immagine @ Paola Romi]

Day of Archaeology al Foro della Pace di Roma

Com’è l’archeologia che vorresti?

 

Il nostro Day of Archaeology è partito da questa semplice domanda, rivolta agli studenti dell’Università Roma Tre e dell’American University of Rome che scavano nel Foro della Pace, a Roma.

 

 

Quest’anno, infatti, per la prima volta uno scavo archeologico su Via dei Fori Imperiali ha aperto le porte al pubblico.

 

Così, mentre alcuni dei ragazzi interagivano lungo la strada con turisti e passanti spiegando loro cosa fa un archeologo sotto il solleone estivo, giornalisti e blogger, armati rispettivamente di telecamera e taccuini e di smartphone e caricabatterie, hanno avuto il privilegio di gironzolare liberamente nell’area del cantiere e di confrontarsi con gli studenti e i responsabili dello scavo.

 

Abbiamo puntato sulla divulgazione ed abbiamo chiesto ai ragazzi di raccontarci le diverse fasi di uno scavo e quali sono le varie attività che gli archeologi svolgono sul campo. Abbiamo trasmesso le loro risposte in diretta su Twitter e su Periscope, su Instagram e con brevi post su Facebook, usando l’hashtag #ForumPacis.

 

E’ così che un cantiere di scavo, per una mattinata, è diventato social.

 

 

 

 

Ma abbiamo anche voluto guardare al futuro: il DoA è un’occasione per confrontarsi sul presente dell’archeologia attraverso la condivisione di tutto quello che si muove tra una trowel e un giornale di scavo, ma è anche un momento in cui riappropriarsi della nostra identità di archeologi, provando a pensare quali ulteriori passi in avanti potrebbe fare la disciplina.

 

E così abbiamo chiesto a loro, alle nuove leve, agli archeologi del futuro, cosa vorrebbero dall’archeologia, cosa manca e quale dovrebbe essere la strada da percorrere.

 

Un Day of Archaeology all’insegna della voglia di guardare avanti.

 

Qua sotto trovate le loro facce e i loro sorrisi, la convinzione che l’archeologia guarda al passato per costruire il futuro.

 

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Com’è l’archeologia che vorresti?

 

 

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Una versione di questo post, in inglese, è stata pubblicata in occasione del #DayOfArchaeology: The Day of Archaeology at Templum Pacis in Rome.

Post di Antonia Falcone (@antoniafalcone) e Paola Romi (@OpusPaulicium)

Grafiche di Antonia Falcone

#Archeofest15 di Aquileia: Professione Archeologo va in trasferta

Professione Archeologo fa le valigie e parte per Aquileia per seguire, dal 29 al 31 luglio, sia ArcheoFest che Aquileia Film Festival.

 

 

Il nostro blog insieme a quello di Civetta di Atena sarà Social Media Partner delle manifestazioni promosse da Fondazione Aquileia, Archeologia Viva e Venezie Post.

 

 

A seguire gli eventi che animeranno la famosa località del Friuli Venezia Giulia ci saranno le blogger Antonia Falcone e Paola Romi insieme ad Astrid D’Eredità, fondatrice di Civetta di Atena.

 

 

Cosa vi racconteremo? Tutto quello che accadrà in questi tre giorni di “festa” dell’archeologia.
Durante la giornata, per Archeo Fest, seguiremo i convegni organizzati e viaggeremo alla scoperta dei tesori della regione, visitando non solo Aquileia ma anche Trieste, Cividale del Friuli, Zuglio e Grado. Dalle 21 invece protagoniste saranno le proiezioni dell’ Aquileia Film Festival. Dulcis in fundo le notti aquileiesi si animeranno grazie alle conversazioni-intervista di Piero Pruneti. Ospiti dell’evento saranno Simona Rafanelli, Stefano Cantini, Luciano Canfora e Alberto Angela.

 

 

Da brave “social media cose”, quindi, abbiamo messo su un bel calendario editoriale e da qui al 29 luglio vi accompagneremo alla scoperta delle località protagoniste dell’Archeo Fest con focus su Aquileia, Cividale del Friuli, Trieste, Grado e Iulium Carnicum per farvi entrare nel mood giusto.

 

 

Se volete stare sul pezzo vi consigliamo di tenere d’occhio i canali social di Professione Archeologo e di Civetta di Atena.

 

 

Dal 29 al 31 luglio, poi, saremo live dal Friuli attraverso blogpost, livetwitting e Periscope. Preparate smartphone e tablet perché potrete interagire con noi in tempo reale e commentare gli eventi che seguiremo per voi.

 

 

Proveremo a spiegare perché secondo noi l’archeologia deve essere condivisa, pubblica e narrata e perchè la valorizzazione del nostro patrimonio deve passare necessariamente dal fare rete, partendo proprio da questo evento-festa che ha voluto scommettere sulla capacità dell’archeologia di raccontarsi.

 

 

A chi pensa che l’archeologia non possa essere smart rispondiamo perciò: “Si può fare!!”. Gli archeoblogger sono sulla strada giusta e vogliono arrivare fino in fondo.

 

 

Noi di Professione Archeologo e Civetta di Atena ci stiamo provando: toccherà a voi lasciarci un feedback per farci sapere se l’esperimento ha avuto buon esito.

 

 

Ringraziamo gli organizzatori per la disponibilità mostrata nell’accettare questa sfida e ci auguriamo che questo sia solo l’inizio perché… il meglio deve ancora venire!

 

 

Di seguito vi ricapitoliamo gli account da seguire:

 

 

Professione Archeologo

 

Sitohttps://www.professionearcheologo.it/
FB: Professione Archeologo
 https://www.facebook.com/ProfessioneArcheologo
Twitter: @ProfessionArcheologo
https://twitter.com/pr_archeologo
G+: Professione Archeologo
https://plus.google.com/113380721491092517300
YouTube: Professione Archeologo
 https://www.youtube.com/user/ArcheologiInRete

 

 

Civetta di Atena

 

Sito: http://www.civettadiatena.it/
FB: Civetta di Atena
https://www.facebook.com/CivettadiAtena
Twitter: @CivettadiAtena
 https://twitter.com/civettadiatena
G+: Civetta di Atena
https://plus.google.com/100383377322985445744/
Instagram: @CivettadiAtena
https://instagram.com/civettadiatena/
Pinterest: Civetta di Atena
https://www.pinterest.com/civettadiatena/

 

 

Account personali

 

 

Astrid D’Eredità
Twitter: @astridrome
Instagram: @astridrome

Antonia Falcone
Twitter: @antoniafalcone
Instagram: @archeoantonia

Paola Romi
Twitter: @OpusPaulicium
Instagram: @paola_romi

Pompei città aperta: #scriptorivm e dintorni

A volte gli esperimenti più arditi vengono realizzati dove meno te lo aspetti.
E così la banalità dei luoghi comuni e la parzialità di una certa informazione appaiono d’improvviso quasi comiche.

 

 

Pompei non è solo una città che crolla.
Pompei non è solo un sito archeologico con enormi problemi e con a capo, in veste di commissario straordinario, un generale.
Pompei non è solo il Grande Progetto.
Pompei è anche #scriptorivm

 

 

Di cosa sto parlando? Di una fantastica esperienza che io, con molti altri, ho vissuto il 19 ed il 20 giugno. A Pompei appunto.
Inutile spiegare come è nata l’iniziativa, vi basta navigare sul sito dell’evento per scoprirlo.

 

 

Io invece vi racconterò cosa e come l’abbiamo fatto ma, soprattutto, con quale spirito.

 

 
Riuniti all’interno dell’Auditorium nell’area archeologica, per due giorni, ci siamo tutti impegnati a produrre, sistemare e trasformare dati aperti utili alla fruizione e allo studio dell’antica città vesuviana.

 
Io per esempio ho lavorato nel gruppo che ha realizzato un “database bibliografico georeferenziato”. Sicuramente questa definizione farà rabbrividire i miei compagni di avventura ma, per capirci, il prodotto della due giorni è stata una pianta digitale della città in cui, cliccando sulle domus o sulle insulae, appare la bibliografia relativa. L’inserimento dati ovviamente è stato solo parziale ma il sistema ormai c’è e “riempirlo” richiederà un lavoro lungo e non certo complicato.

 

 

Altri hanno lavorato alla base cartografica, quella su cui noi abbiamo inserito successivamente i nostri dati e, credetemi, hanno fatto un gran lavoraccio.

 

 

Altri ancora hanno girato Pompei sotto il sole cocente per mappare la città da un punto di vista fotografico. E gli ultimi, che in realtà erano il gruppo I, hanno anche realizzato un bel sito internet sulla Pompei antica e moderna. Con grande attenzione a temi prettamente storico-archeologici, come la mappatura di graffiti ed iscrizioni, ma anche alle tematiche dell’accessibilità.

 

 
Tutto questo è stato possibile non solo grazie all’entusiasmo e alle attitudini dei partecipanti, ma anche alla generosità di chi, in primis il Prof.  Eric Poehler del Pompeii Bibliography & Mapping Project, ha messo volentieri a disposizione di tutti i dati cartografici e bibliografici.

 

 

 

Molto ci sarebbe da dire sugli strumenti e le metodologie usate e io, sinceramente, non è che sia la persona più adatta a farlo.

 

 

 

Posso però raccontarvi l’atmosfera: frizzante, allegra, seria ma spensierata.
Gravida di codici, quote e caffè.
Appesantita, magari a sera, dopo una giornata di lavoro, da meritati fritti e pizza.

 

 

Posso anche raccontarvi chi c’era e ha contribuito con impegno e dedizione alla riuscita dell’evento: archeologi, ingegneri, geomatici, comuni cittadini, economisti, giornalisti, tutti intenti a discutere con la verve e leggerezza di un gruppo di amici, quasi che stessero decidendo la meta delle vacanze, non certo lavorando.

 

 

Posso infine scrivere due righe di riflessione.

 

 
Ma sarà poi vero che le diverse categorie professionali non possono lavorare in sintonia?

Sarà vero che realizzare sistemi innovativi e open è complicato, difficile e dispendioso?

Sarà vero che in archeologia non si può fare innovazione perché i soggetti coinvolti sono sempre troppo legati al “vecchio”?
Sarà vero che per Pompei, per l’Italia e per certe generazioni non c’è speranza di riscatto?

 

 

La risposta a tutte queste ed altre domande è “No, non è vero.

 

 

Bisogna smettere di guardare solo il pezzo di muro che cade e guardare i progetti che, più o meno silenziosamente, crescono.

 

 

E magari anche dare una mano, se si è nella condizione di farlo.

 

Per altri racconti sullo #scriptorium clicca qui

Dell’IVA e della solidarietà. Storie di straordinaria attualità #1

Ciao, mi chiamo Giulia, e sono archeologa, ricercatrice, guida turistica e chi più ne ha più ne metta. Faccio più lavori, perché altrimenti non so come pagarmi da vivere, tasse comprese. Un lavoro l’ho scelto e l’altro mi è capitato, ma alla fine mi sono accorta di fare sempre lo stesso lavoro, cioè stare in questa comunità, per riflettere assieme su chi siamo e cosa vogliamo essere. Ogni tanto (direi spesso) è tutto un po’ faticoso, ma allo stesso tempo so che va bene così, perché credo in ciò che faccio, anche se non ci sono sabati, né domeniche, né giorno, né notte, né Pasqua, né Ferragosto.

 

Ecco magari… santificare (a proprio piacimento) qualche festa, vivere più serenamente un periodo di febbre (e non voglio pensare a malattie ben peggiori), non dover ricorrere a un terzo lavoro per pensare anche alla pensione integrativa (ma integrativa di cosa?)… questo magari…

 

 

Prologo – 27 febbraio 2015

 

Era il 27 febbraio, una giornata di sole, già calda per essere ancora pieno inverno. In bicicletta si stava che era un piacere. E felice in bicicletta arrivo in piazza Cavour, dove è già attivo e agguerrito un gruppo di persone della mia stessa età. Sembra un po’ di stare a Londra, uno speakers’ corner: un piccolo palchetto rialzato a fianco di una aiuola e tante persone che con piglio deciso e voce ferma, ordinatamente, esprimono le loro difficoltà e i loro bisogni.

 

I primi ad aver avanzato questa proposta furono allora gli avvocati, ovviamente non quelli affermati e di successo, ma quelli della nostra generazione che, pur brillanti e intellettualmente con le carte in regola, faticano a arrivare a fine mese. Come noi, come tutta la schiera di professionisti preparati e precari che affollano il mondo del lavoro nel 2015.

 

E gli avvocati rischiano di non poter esercitare a causa di un balzello troppo gravoso e legato all’essere iscritti ad un albo: l’iscrizione, appunto, è talmente onerosa che molti non possono pagarla, ma senza iscrizione non puoi esercitare. Insomma un circolo vizioso per cui, come dice Valeria, “non lavoro per avere reddito, ma ho bisogno di un reddito per lavorare”.

 

Un vero paradosso, e non di tipo meramente speculativo. Non c’è nulla di bello e affascinante in questo paradosso, che è stato concepito da un sistema economico per il quale il lavoro autonomo è stata la comoda e pilatesca risposta per abolire forme di lavoro più sicure, quali, ad esempio, i contratti a tempo indeterminato.

 

Sei autonomo, sei inserito in un libero mercato di contrattazione e poco importa se poi lavori 8 ore al giorno per la stessa ditta, tutti i giorni, o addirittura per lo Stato, che non ti paga neppure il 4%.

 

Sei autonomo e quindi devi provvedere, autonomamente appunto, a un’assicurazione personale – che per noi archeologi può essere anche molto delicata specie se lavori sul campo, a – se puoi concederti il lusso – una pensione integrativa – che di integrativo per chi è iscritto alla gestione separata non ha nulla –, a pagarti autonomamente giorni di malattia e ferie, ovvero a non fare ferie e a scongiurare tutti i santi del Paradiso, e con Paradiso intendo tutti quelli possibili religiosi e non, di non ammalarti e – ahimé – forse a non avere figli, dati i tempi elefanteschi con cui eventualmente ti verrebbe erogata una minima quota maternità.

 

Insomma un sistema economico capestro, che di agevolazione per questa generazione – che sarà peraltro la maggior forza lavoro dei prossimi 40 anni – non ha proprio nulla. 

 

Bene, i “giovani” avvocati hanno detto “basta!”, e il 27 febbraio hanno organizzato un accogliente speakers’ corner nei giardinetti, curiosamente appena concimati davanti alla Corte di Cassazione di Roma, e con loro architetti, ingegneri, geometri (pensate… tutte assieme queste tre categorie!!!), parafarmacisti, giornalisti, archivisti, guide e, ah! io, archeologa… e sono stata accolta con tanto calore e interesse, assieme a molti altri lavoratori autonomi.

 

E io ho guardato a tutto ciò con profonda stima e riconoscenza.

 

Persone di ambiti diversi, provenienti da professioni ordinistiche e non, tutte accomunate dalla stessa volontà di avere e chiedere dignità e sicurezza del poter, voler, dover lavorare per esistere e dalla forte consapevolezza che è tempo di agire uniti, in una potente solidarietà interprofessionale.

 

 

(Continua…)

 

 

Giulia Facchin

 

 

Ah! Se volete approfondire:

 

• https://www.facebook.com/pages/Coalizione-27-Febbraio-27F/2309433792499278?sk=timeline

• http://www.lavoripubblici.it/news/2015/03/professione/Equit-Previdenziale-e-Lavoratori-autonomi-parola-d-ordine-Incrociare-le-lotte-_14769.html

• http://www.lavoripubblici.it/news/2015/03/professione/Equit-previdenziale-e-Partite-IVA-nasce-il-Coordinamento-27-Febbraio-_14804.html

• http://www.lavoripubblici.it/news/2015/04/professioni/Le-Partite-IVA-fanno-sul-serio-il-24-aprile-manifestazione-nazionale-sotto-la-sede-dell-INPS_15053.html

• http://nuvola.corriere.it/2015/04/22/caro-tito-boeri-le-partite-iva-scrivono-allinps/

• http://ilmanifesto.info/storia/prima-tappa-linps-la-carovana-dei-diritti-del-movimento-freelance/

• http://www.huffingtonpost.it/riccardo-laterza/lesperimento-della-coalizione-27f_b_7128042.html

• http://www.left.it/2015/04/23/la-coalizione27febbraio-delle-libere-professioni-a-tito-boeri-linps-renda-la-previdenza-piu-equa/

 

 

#Archeostorie: una NON recensione di parte

Archeostorie NON è un manuale barboso.

 

Archeostorie NON è solo per gli addetti ai lavori.

 

Archeostorie NON è il libro dove scoprire che gli alieni hanno costruito le piramidi.

 

Archeostorie NON è accademico.

 

Archeostorie NON è tutto quello che avete letto finora sull’archeologia.

 

Archeostorie è un mix ben shakerato di passato, presente e futuro. Sono le vite di archeologi in carne e ossa. Archeostorie è un modo diverso di pensare l’archeologia. E di farla.

 

E ora che abbiamo la vostra attenzione possiamo raccontarvi qualcosa in più.

 

Archeostorie, manuale non convenzionale di archeologia vissuta non è un libro pianificato a tavolino, è un testo nato letteralmente nella Rete e dalla Rete.

 

Quale Rete? Il web certo, i social soprattutto, ma essenzialmente da quella rete di contatti, stimoli e collaborazioni che il vivere l’archeologia e lo stare online ha creato. Quindi più che  rete si potrebbe dire reti, al plurale, come archeostorie, come archeologie.

 

Perché quello che scoprirete leggendo il testo è che la pluralità delle archeologie non risiede essenzialmente  solo negli ambiti geografici e archeologici di cui ci si occupa ma anche, e forse soprattutto, nella pluralità delle attività con cui la si “applica” alla quotidianità della vita.

 

Quali “mestieri” fanno e raccontano gli autori di Archeostorie?  Tanti, non tutti quelli possibili ma molti. Talvolta inaspettati. Non vogliamo anticiparveli, ma dirvi che alla base di questo caleidoscopio di esperienze c’è un’idea semplice e ovvia quanto forse rivoluzionaria: la pratica dell’archeologia non ha confini e non conosce steccati.

 

Chi ha scritto le archeostorie ? Per non svelarci troppo vi diciamo solo chi le ha curate, con molta verve e pazienza: Cinzia Dal Maso e Francesco Ripanti.

 

Quale è il finale di questa bella storia di condivisione? Il finale lo scriveranno gli archeologi che hanno deciso di raccontarsi in modo non convenzionale e quelli ai quali è affidata ogni giorno la tutela e la valorizzazione del nostro immenso patrimonio culturale. Work in progress.

 

Archeostorie vi dà appuntamento venerdì 10 aprile nella Sala conferenze del Museo Pigorini, alle ore 17:

 

34 MODI DI FARE ARCHEOLOGIA
Brainstorming di massa sui mestieri dell’archeologo

 

Ci saremo anche noi di Professione Archeologo.

Potete seguire il livetwitting con hashtag #archeostorie e farci domande live.

 

Antonia Falcone (@antoniafalcone)

Paola Romi (@opuspaulicium)