EA: Emergenza d’Archeologia (Episodio settimo) ~ di Paola Romi
1.07 – Gorilla nella nebbia
Ma davvero fai l’archeologa ? Che bel mestiere il tuo!
Una maledizione sembra gravare su chi fa il nostro lavoro: o sei una creatura mitologica di cui si ignora la reale esistenza, come gli unicorni insomma, oppure se sussisti, fra le creature che popolano il mondo del lavoro, si ignora quello che fai e/o come lo fai.
Nelle aree dove l’assistenza archeologica in corso d’opera o le indagini preliminari sono una realtà quotidiana siamo spesso animali sopportati con fastidio, un po’ lombrichi e un po’ zanzare. Dove le norme urbanistiche e le esigenze di tutela sono diverse invece veniamo guardati con curioso sospetto. Bestie rare insomma.
Il vero problema, tuttavia, in una nazione dove la nostra figura professionale rimane piuttosto indefinita, non è essere trattati da Panda.
Il problema è sentirsi animale protetto.
Niente ci è dovuto. Di dovuto c’è il rispetto della legge e la tutela del patrimonio. Noi, purtroppo, il nostro spazio, le nostre tutele, la nostra serenità ce la dobbiamo conquistare.
L’Archeologo non resiste, esiste, e basta, anzi, oserei dire, è.
Ma per dimostrare di essere deve rendere intellegibile la sua necessità all’interno dell’ecosistema.
E noi, dell’essere oggetto della morbosa curiosità altrui, ingabbiati all’interno delle transenne, a volte, ammettiamolo, godiamo.
Venire a patti con la realtà non è una sconfitta. Trovare compromessi, comprendere le ragioni dell’economia, non è necessariamente una limitazione. Dividersi in branchi che si snobbano non è utile.
Se poi ci piace vagare nella nebbia facciamolo. Ma quando qualcuno non ci vede, quando il cibo finisce o quando arrivano i bracconieri, per favore, non ci infervoriamo.
Paola Romi, l’autrice di questo post è su Twitter: @OpusPaulicium