Colosseo. Un’icona contemporanea
Con un’inaugurazione che ha visto il Colosseo popolarsi in notturna di appassionati, curiosi e addetti ai lavori, dall’8 marzo e fino al 7 gennaio 2018 l’anfiteatro flavio è ad un tempo protagonista e location suggestiva della mostra “Colosseo. Un’Icona” curata dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma con Electa.
Il monumento più visitato della capitale, che disegna inesorabilmente lo skyline della città da millenni, ha ancora molto da raccontarci. Non tanto e non solo sulla sua storia, ma sul suo essere simbolo forte, potente, a volte ingombrante, della romanità.
Luogo vivo e vissuto nel corso del Medioevo e attraversato da più personaggi e in diverse maniere: potenti baroni come i Frangipane che qui avevano uno dei loro palazzi convivevano con esponenti di una classe media che utilizzavano invece le buie arcate dell’antico anfiteatro per riparare il loro bestiame, il fieno, gli attrezzi da lavoro o forse anche a fini commerciali, come sembrano raccontarci le tante tracce di macellazione. Sono tutte queste tessere che insieme contribuiscono a ricostruire una intensa vita urbana e che sono state portate alla luce grazie agli scavi archeologici degli ultimi anni: vasi da mensa per l’acqua così come per cereali e cibi cotti, pentole, scarti di macellazione, oggetti per filare la lana, monete da più città e stati, anelli, piccole gemme, dadi e pedine da gioco, tutti segni inequivocabili di una continuità di vita ininterrotta del monumento nel corso dei secoli.
E se pensiamo che l’archeologia del XXI secolo debba essere proprio quella che riesce a comunicare l’importanza del restituire la successione diacronica degli eventi, siano essi parte della grande Storia o delle piccole storie di tutti i giorni, questa sezione della mostra dedicata alle ultime scoperte riesce ad esemplificare bene l’idea che l’immobilismo non è cosa da archeologi.
Ma il Colosseo è anche immaginario, non solo quello legato ad una semplicistica ed esclusiva idea di edificio per spettacoli cruenti, ma anche quello iconico del Grand Tour che ha affascinato pittori, architetti, letterati. La mole dell’anfiteatro come simbolo imperituro di Roma e delle antichità, riprodotto in quadri, disegni che hanno portato il monumento in tutta Europa, come souvenir di viaggio dei giovani rampolli delle élite del tempo.
Dal Seicento, passando per i primi scavi dell’Ottocento fino al Fascismo che elesse il Colosseo come emblema di un impero con le parate militari, le foto della propaganda e finalmente la folla esultante del ’44 dopo la Liberazione.
La mostra non è solo esposizione di oggetti, reperti e pezzi d’arte, è anche immagini in movimento, quelle dei film che hanno immortalato l’anfiteatro e che accompagnano il visitatore che rivolge lo sguardo in su: scorrono frame dei capolavori hollywodiani e di cult italiani che hanno consacrato il monumento come scenografia ideale di storie d’amore, di kolossal storici, di film d’autore.
Come dimenticare il terrazzo affacciato sul Colosseo e reso immortale da Sorrentino oppure la sagoma di Santamaria nei panni di un novello Jeeg Robot che si staglia contro le arcate dell’edificio? Tutto concorre a ricordare al visitatore quanto questo monumento abbia accompagnato e segnato la storia di una città, e il numero sempre crescente di turisti che scelgono il Colosseo come meta immancabile delle proprie vacanze romane sta lì a dimostrare il fascino che quest’icona ancora esercita da millenni.
“Colosseo. Un’icona” la possiamo definire una mostra pop, di quelle che parlano a tutti perché ripercorre la storia in un continuo rimando tra passato e presente, non statica ma fluttuante tra i ricordi di un film, un quadro che riporta alla mente rappresentazioni di un paesaggio che non c’è più e reperti del quotidiano di chi nel Colosseo ha vissuto e ha lasciato tracce del proprio passaggio.
L’archeologia è anche questo, ripescare nella memoria immagini di un passato, lontano o vicino e portarle in superficie, facendole diventare parte del nostro contemporaneo.
La mostra è curata da Rossella Rea, Serena Romano e Riccardo Santangeli Valenzani.
Progetto di allestimento di Francesco Cellini e Maria Margarita Segarra Lagunes.
Il volume The Colosseum Book accompagna la mostra con una raccolta di immagini e pagine letterarie. Segnaliamo che il catalogo della mostra uscirà nei prossimi giorni.
Info sulla mostra
Antonia Falcone
(@antoniafalcone)