Perché visitare la mostra #EtruschiBologna e tre consigli da archeologa
Un viaggio cronologico nella storia degli Etruschi, dalle origini alla conquista romana.
Un viaggio topografico nei luoghi degli Etruschi, dall’Etruria campana a quella padana.
La mostra Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna, in programma fino al 24 maggio 2020 al Museo Civico Archeologico di Bologna, ha una missione ambiziosa: raccontare in modo esaustivo la cultura degli Etruschi.
Chiunque abbia sostenuto l’esame di etruscologia all’università sa benissimo quanto questo compito possa apparire elefantiaco: parliamo di una cultura millenaria diffusa nella cosiddetta Etruria propria (tra il nord del Lazio e la Toscana) ma presente “a macchia di leopardo” nella penisola, tanto a sud quando a nord. Faremmo meglio infatti a parlare di “culture etrusche”, ognuna con una propria specificità, ma anche con elementi comuni che fanno degli Etruschi una civiltà completa e complessa.
Tracciare una road map sia temporale che geografica, senza tralasciare le influenze che questo popolo ha fatto proprie (quella greca, quella fenicia, quella sarda) e l’ascendenza che ha avuto sui propri vicini (i romani in primis), è quindi una vera “mission impossible”!
In questo post però non voglio fare spoiler sul percorso espositivo né parlarvi di etruscologia, ma darvi tre motivi per andare a Bologna e tre consigli (da archeologa) su come visitare la mostra!
Perché visitare #EtruschiBologna?
1- Perché è un manuale completo di etruscologia.
Che però non dovete studiare in biblioteca o nella vostra camera, bevendo caffè dello studente e sgranocchiando patatine, nella noia di ore e ore di studio. Questo manuale invece lo potete studiare passeggiando per sale coloratissime, tra panelli esplicativi ben fatti, didascalie chiare e mappe geografiche utilissime.
Se oggi fossi ancora una studentessa di etruscologia non esiterei a partire per Bologna: nella mostra troverete esposti, in un percorso ottimamente organizzato, tutti i principali oggetti illustrati su libri, manuali e articoli.
Con una differenza: qui li potete vedere dal vivo, avere un’immagine d’insieme dei corredi funerari, dei depositi votivi, degli abitati, ammirare il percorso che, dalle origini del IX secolo a.C., ha portato alla nascita delle città, allo sviluppo dell’orientalizzante, all’emergere del potere principesco fino al collasso di questa ricchissima civiltà nel II a.C.
Vi giuro che c’è tutto!
1400 oggetti
60 istituzioni culturali, italiane e internazionali
L’elemento dirompente dell’esposizione sta nel non aver scelto un solo tema, un periodo storico definito, una singola facies culturale, ma nell’aver scommesso nella possibilità di raccontare integralmente la cultura etrusca. Si tratta di una narrazione corale e allo stesso tempo uniforme, così come doveva essere quell’antica civiltà.
Così, dopo una prima parte più didattica, che offre un excursus cronologico rapido ma completo sull’evoluzione del mondo etrusco, la parte principale del percorso espositivo ci porta davvero in viaggio, attraverso le grandi aree nelle quali la cultura dei Rasna si è sviluppata: l’Etruria meridionale in primo luogo, ma anche le aree di espansione campane, la Toscana del nord e l’Emilia Romagna.
2- Perché ci sono reperti inediti
In mostra ci sono ovviamente gli “etruscan highlights”, quelli che vi faranno rimanere a bocca aperta, che vi faranno sospirare ed esclamare “noooo c’è anche questo!” e che troverete sulla manualistica dell’esame di etruscologia (basti pensare ai corredi di Pontecagnano, alla necropoli di Veio Quattro Fontanili, ai sarcofagi di Tarquinia).
Ma soprattutto ci sono reperti esposti per la prima volta, che solitamente giacciono nei magazzini o che provengono da nuovi scavi.
In questo la mostra risponde in pieno a quello che si chiede ad un’esposizione temporanea: non soltanto attrarre il pubblico con i “pezzi forti”, ma essere strumento di studio, consentendo agli addetti ai lavori e al pubblico più generalista di accedere ai risultati della ricerca archeologica in essere.
3- Per l’horror vacui di Verucchio
È capitato a tutti di imbattersi almeno una volta nelle immagini dei maestosi corredi provenienti dalle necropoli di Verucchio e di rimanere estasiati di fronte alla ricchezza ostentata dalla classe gentilizia di questo centro affacciato sull’Adriatico.
Beh, vedere dal vivo le massicce fibule ad arco rivestito, con preziose tarsie e castoni in ambra e osso, fa un certo effetto.
In genere depositate a coppie nelle sepolture, esse testimoniano una precisa scelta dei committenti nell’indicare, attraverso i ricchi ornamenti personali dei defunti, la loro potenza e il loro alto rango sociale. Un complesso apparato di “riferimenti simbolici”), nel tentativo di decodificare il quale risiede il grande fascino della civiltà etrusca.
Bronzi, ambre, argento, oro: un horror vacui e uno sfoggio di agiatezza economica strettamente legati alle logiche degli aristocratici di Verucchio, detentori del potere economico, nonché politico, grazie ad una redditizia attività commerciale basata sullo smercio dell’ambra. Nell’VIII sec. a.C. Verucchio diventa infatti il principale centro di smistamento e di lavorazione della pietra preziosa in tutta l’Etruria e non solo.
La visione in mostra dei ricchissimi corredi delle tombe verucchiesi vi farà “toccare con gli occhi” la straordinarietà di questo avamposto etrusco sull’Adriatico, a torto meno noto di Vulci, Tarquinia, Veio, Cerveteri ai non addetti ai lavori.
E ora i miei tre consigli da archeologa per godervi al meglio la mostra #EtruschiBologna.
1- Non abbiate fretta
Siamo archeologi.
La pazienza dovrebbe essere la nostra principale virtù.
Saremmo capaci di stare ore davanti a una singola teca di un museo.
Se non leggiamo tutte le didascalie di ogni vetrina ci sembra di non aver visitato davvero una mostra.
Abbiamo la capacità di non sentirci mai sazi di cocci, vasi, suppellettili, ornamenti.
Per queste e mille altre ragioni il mio consiglio spassionato è di prendervi una giornata intera per godervi in pieno la mostra #EtruschiBologna.
Considerate che io ci ho messo 2 ore solo per le prime 4 sale.
E dopo esserci stata in tutto 5 ore sono uscita con la sensazione di non aver visto davvero tutto e la voglia di tornare di nuovo a Bologna.
La mostra infatti è super stimolante e ben organizzata, motivo per il quale il tempo vi scivolerà di mano senza che ve ne rendiate conto.
2- Foto solo con il cellulare
In mostra è possibile fare soltanto foto con lo smartphone, quindi attrezzatevi di conseguenza, è inutile caricarvi la reflex sul groppone.
Internet prende bene (almeno ho.mobile e wind), potete approfittarne per postare foto e video sui social usando l’hashtag #EtruschiBologna e taggando @electaeditore, @bolognamusei su Instagram.
3 – Comprate il catalogo
Se siete archeologi potete comprare il catalogo.
Se siete etruscologi dovete comprare il catalogo.
È vero, non è proprio economico, in mostra è in vendita a 43 euro (con il 15% di sconto sul prezzo di listino) però per chi si occupa di etruschi è un acquisto imprescindibile.
Sono 528 pagine nel formato 24 x 31.
Qui sotto vi metto l’indice per darvi un’idea di come è organizzato e dei temi trattati.
Presto sarà disponibile anche sul sito web di Electa Editore.
Box Informativo
Antonia Falcone
(@antoniafalcone)
*in collaborazione con Electa Editore