Design pugliese e archeologia: il passato che ispira il presente*
Quando pensiamo al design la nostra mente elabora immagini di oggetti dalla funzione incomprensibile, sparsi entro immensi saloni in stile industrial, spesso multicolor e affollati da esperti di estetica, arredamento e concettualismi.
Quando invece pensiamo a un museo archeologico ci vengono in mente immagini di luoghi malamente illuminati, con vetrine zeppe di oggetti dalla funzione altrettanto spesso incomprensibile e dai nomi impronunciabili, con didascalie lunghe e un pantone di colori che va dall’arancio terracotta al nero bucchero fino all’oro delle gioiellerie, affollati da esperti di anticaglie e di storie antiche.
Eppure sia il design che l’archeologia sono molto più di questo: possono raccontare mondi, storie, persone e addirittura incontrarsi.
In che modo possono dialogare questi due mondi che appaiono talmente lontani che solo accostarli sembrerebbe un azzardo al più purista dei designer e al più erudito degli archeologi?
A guardare bene tra le righe ci sono alcune parole che definiscono tanto l’universo del design quanto quello archeologico:
- Oggetti
- Funzione
- Contesto
Un oggetto di design può avere o meno una funzione che non sia strettamente decorativa e che viene definita dal contesto in cui viene prodotto e “consumato”.
Ora sostituiamo alla parola “design” la parola “archeologico”.
Un oggetto archeologico può avere o meno una funzione che non sia strettamente decorativa e che viene definita dal contesto in cui viene prodotto e “consumato”.
Visto?
Entrambe le affermazioni hanno un senso di per sé e raccontano di come l’essere umano da sempre abbia sentito l’esigenza di produrre oggetti, sia a scopo funzionale che rituale o decorativo. Proprio in base alle capacità artigianali infatti gli archeologi studiano la cultura materiale delle antiche civiltà: tecniche, materia, creatività, tradizione e innovazione.
A questo tassello connettiamo un ulteriore elemento: la continuità nella variabilità, che appartiene tanto al mondo del design che a quello dell’archeologia.
Cosa significa?
Vuol dire che a fronte di macro variazioni culturali ci sono delle forme e dei “concetti” che rimangono gli stessi: un’anfora sarà sempre un’anfora, con la medesima funzione, anche se magari realizzata con materiali diversi dall’argilla del I secolo d.C. e con delle anse di forma dissimile da quelle di una Dressel 20.
Così come una lampada sarà sempre una lampada anche se realizzata con materiali ecocompatibili o con forme più o meno futuristiche.
In questa nostra ricerca di punti di contatto tra design e archeologia ci imbattiamo quindi nel fattore “contesto” che legando design/archeologia ci porta in Puglia: terra di passaggio, di incontro e scontro di popoli, regione abitata in antico da Peucezi, Dauni, Messapi, ognuno con la propria cultura materiale, e attraversata da greci, romani, bizantini.
Puglia, da sempre crocevia di culture, ognuna delle quali ha lasciato il suo “segno” nella storia della regione e dei suoi prodotti. Ed è un segno inteso nella sua accezione originaria, dal latino “signum”, traccia visibile o sensibile di qualche cosa, quello che alcuni giovani designer pugliesi hanno voluto recuperare, traghettandolo dal passato al presente.
Basta scorrere rapidamente il catalogo degli oggetti in ceramica presentati su un nuovo portale dedicato a prodotti di design Made in Puglia per intercettare subito il richiamo del passato e dell’archeologia nella formazione degli artisti di Puglia Design Store.
Come non riconoscere un modello di brocca medievale in questa lampada a sospensione?
O come non cogliere il riferimento voluto ad un oggetto da sempre brama degli scopritori di tesori e protagonista delle trame fanta-archeologiche di film, libri e serie tv, in questa coppa denominata Sacro Graal?
Un rimando continuo e costante del design pugliese contemporaneo al mondo antico che culmina in due oggetti specifici: uno iconico dello spirito apulo e l’altro figurativo della religiosità arcaica.
IL PUMO
Oggetto tipico di Grottaglie, città pugliese della ceramica, il Pumo ha la forma di un bocciolo e simboleggia nella tradizione meridionale la prosperità e la fecondità, la nascita e la rinascita, tema assai caro anche alle culture antiche (vi dice qualcosa la cornucopia immortalata in tante sculture d’arte classica?).
In origine posto con funzione apotropaica e propiziatoria sui balconi delle abitazioni (le urne funerarie a capanna etrusche con le figurine degli avi sui tetti ci forniscono un ottimo richiamo funzionale e di significato), oggi è un simbolo di buon auspicio e un souvenir irrinunciabile per chi visita Grottaglie.
Il termine pumo poi deriva dal latino pomum, ovvero frutto, e si ricollega al culto della dea Pomona, antica divinità romana dei frutti. (fonte)
COPPA EX VOTO
La rivendicazione del fatto che l’antico è ispirazione continua per il design contemporaneo sta tutta nel nome di questa coppa e nella sua forma: uno svuota tasche ex voto, che come recita la didascalia sul sito, “esprime gratitudine per i benefici ricevuti”.
In una regione come la Puglia dove la religiosità ha una presenza e un impatto fortissimo, la cui cultura è stata permeata per secoli da una costante commistione tra paganesimo, cristianesimo, ebraismo, questo oggetto è la rappresentazione di un percorso spirituale/culturale che da 250mila anni fa, epoca alla quale risalgono le prime tracce di popolamento con l’Uomo di Altamura, arriva fino ai giorni nostri.
Ad affermare l’idea che il passato è parte del presente, fonte e ispirazione continua di un patrimonio culturale comune.
Antonia Falcone
(@antoniafalcone)
*in collaborazione con Puglia Design Store
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