Le mezze stagioni

La stagione fredda è stata caratterizzata, come ricorderete, da alcuni temi “caldi” per i professionisti dei beni culturali: da una parte l’iter legislativo della PdL 362 sul #riconoscimento, dall’altra le polemiche per l’ormai celeberrimo bando #500schiavi.

 

La proposta di legge Madia, Ghizzoni, Orfini ha visto l’approvazione quasi all’unanimità alla Camera dei Deputati il 15 gennaio 2014 e tutti i professionisti dei beni culturali hanno tirato un sospiro di sollievo perché hanno finalmente visto accorciarsi la strada verso il traguardo del riconoscimento; un traguardo, dopo anni di discussioni (la prima proposta di legge di cui la PdL 362 è l’erede risale infatti al 2008), tanto ambito quanto insperato.

 

 

Sul bando dei #500schiavi ormai sapete tutto, come è iniziata la protesta, come si  é evoluto il bando stesso (rivisto e corretto dal Mibact) e come è  andata a finire: circa 21552 partecipanti con differenze notevoli di punteggi tra classificati e non (e l’avverarsi quindi del sospetto che non stiamo parlando esattamente di una possibilità formativa per “giovani” neolaureati).

 

 

Ma, al di là delle polemiche, rimane sul tavolo il ricorso contro il bando presentato dall’Associazione Nazionale Archeologi al Tar del Lazio. Il ricorso è stato accolto agli inizi di marzo e il 27 marzo si è svolta la prima udienza per  l’annullamento dei provvedimenti relativi alla selezione dell’avviso pubblico. Il Tribunale Amministrativo, confermando la legittimità del ricorso, ha disposto il rinvio al merito, convocando la nuova udienza per il prossimo 14/07/2014.

 

Per quanto riguarda invece la P.d.L. 362 Madia, Ghizzoni, Orfini la situazione è meno lineare.

 

 

La legge sul riconoscimento dei professionisti dei beni culturali, diventata n. S.1249 perché passata al Senato, è attualmente in discussione alla 7a Commisione Istruzione, Beni Culturali che ha stabilito come deadline per presentare gli emendamenti le ore 12 di oggi (8 aprile n.d.r.). In attesa della definitiva discussione ed approvazione si sono tuttavia già delineate alcune criticità che fanno presagire la necessità di un secondo passaggio alla Camera dei Deputati.

 

 

La Commissione Affari Costituzionali del Senato, sentita per un parere consultivo, ha infatti  dato un parere “non ostativo con condizioni”. Nello specifico la 1a Commissione Permanente ha rilevato come vada modificato il comma 2  dell’articolo 2 del testo, ovvero come il coinvolgimento delle associazioni professionali, in sede di emanazione del decreto ministeriale sulle modalità e i requisiti per l’iscrizione dei professionisti negli elenchi nazionali nonché sulla  scelta dellle modalità per la tenuta degli stessi elenchi nazionali, debba avere solamente natura consultiva e come, al comma 3 del medesimo articolo, il richiesto parere delle commissioni dei due rami del Parlamento circa l’emanazione del suddetto decreto debba essere meramente obbligatorio e non vincolante (link).

 

 

Da quanto si apprende circa la discussione avvenuta il 2 aprile in Commissione Istruzione e Beni Culturali (link) si prefigura quindi, nelle prossime sedute, la presentazione di emendamenti che accoglieranno tali eccezioni e potrebbero rendere necessaria una nuova approvazione del disegno di legge alla Camera dei Deputati.

 

Augurando buon lavoro a tutti, auspichiamo che il 2014 sia finalmente l’anno del nostro #riconoscimento.

#MuseumWeek: la cultura in 140 caratteri

E il cinguettar m’è dolce in questo mare.

 
I musei italiani ci hanno preso decisamente gusto. Quella che fino a pochi mesi fa era una landa desolata per chi si affacciava su twitter alla ricerca di musei italiani che cinguettassero, si sta fortunatamente trasformando in un mondo parallelo dove utenti, istituzioni e opere d’arte parlanti ogni giorno dicono la loro.

 

 

L’importanza della comunicazione culturale sui social network sta tutta in una parola: confronto. Confronto tra istituzioni, confronto tra utenti, confronto tra addetti ai lavori. Per dirla con un termine inglese parliamo di Strategic Engagement cioè la capacità di “stimolare l’interazione e la conversazione delle persone secondo identità e obiettivi definiti”. (Veronica Gentili)

 
La ricerca di una strategia mirata sui social media non vale più soltanto per i brand e le aziende, ma riguarda sempre di più la sfera culturale, perché la platea è vasta e la possibilità di interagire e farsi conoscere è pressoché illimitata.

 
Le iniziative per stimolare la presenza social delle istituzioni culturali finora sono perlopiù nate all’estero: c’è stato il #FollowaMuseum Day  o il #MuseumSelfie Day, proposte accolte subitaneamente dai musei nostrani che si sono messi in gioco, riuscendo a rappresentare in modo efficace l’Italia e il nostro patrimonio culturale.

 

 

 

Iniziativa invece tutta made in Italy è certamente quella delle Invasioni Digitali, idea nata e sviluppata in casa nostra e che, ad aprile, si avvia alla seconda edizione.
E dalla prossima settimana i nostri musei affronteranno la maratona di #MuseumWeek.
Infatti dal 24 al 30 marzo 2014 i musei di tutto il mondo troveranno in twitter una vetrina a 140 caratteri:

 

 

From March 24-30, museums across Europe will be taking part in the first ever #MuseumWeek. You can follow all participating museums across UK, France, Spain and Italy on these discover pages, and join the conversation by tweeting #MuseumWeek.

 

 

La partecipazione dei musei italiani ancora una volta sarà significativa, quindi non aspettate ancora: iscrivetevi a twitter (se già non siete veterani cinguettatori) e seguite le tracce di #MuseumWeek.
Cultura è partecipazione.

 

 

Qui la lista dei musei che hanno aderito all’iniziativa.

 

@antoniafalcone

@saveMAME: No alla chiusura del Museo Nazionale dell’Alto Medioevo

@saveMAME: la Capitale sogna di essere come New York ma rischia di perdere uno dei suoi musei più belli.

 

Le ultime settimane sono state caratterizzate da un vivace dibattito sulla salvaguardia del patrimonio culturale italiano, nel quale si è inserito il tema delle  “emergenze museali” che recentemente si trova ad affrontare Roma.

 

 

In gennaio era infatti stata annunciata la chiusura del Museo della Civiltà Romana, poi scongiurata grazie a un finanziamento giunto in extremis. “Risolta” questa prima emergenza, tuttavia, lo splendido e un po’ negletto distretto museale dell’EUR non può ancora dormire sonni tranquilli perché sembrerebbe ormai prossima la chiusura del Museo Nazionale dell’Alto Medioevo.

 

 

E’  forse superfluo ricordare in questa sede quanto questo museo sia unico nel suo genere e quali tesori conservi, dai corredi delle necropoli longobarde di Nocera Umbra e Castel Trosino, a reperti, anche di recente acquisizione, come l’opus sectile c.d. di Porta Marina proveniente da Ostia.

 

 

Ma cominciamo dall’inizio.
Quali sarebbero i motivi della chiusura?
Ancora una volta si parla di tagli dovuti alla c.d. spending review. Per essere più precisi, lo Stato non sarebbe più in grado di far fronte al canone di locazione del Museo all’Eur SPA che, udite udite, è di proprietà al 90% del Ministero delle Finanze e al 10% del Comune di Roma.

 

Sin qui notizie più o meno note o quantomeno non nuove.
Eppure quest’ultima settimana è stata foriera di novità.
Le prime sono quelle che vengono dal fronte delle proteste contro la chiusura del Museo Nazionale dell’Alto Medioveo: oltre alla creazione di una petizione che è possibile firmare on line, sono stati aperti sia una pagina Facebook di sostegno all’iniziativa che un account twitter a nome  @saveMAME.

 

Tra le iniziative più creative va annoverata anche quella proposta da alcune guide turistiche della capitale, cioè l’organizzazione di visite guidate al museo, il cui biglietto d’ingresso viene pagato ai partecipanti proprio dalle guide stesse: un modo per far conoscere al grande pubblico uno dei musei più importanti della Capitale dedicato all’archeologia medievale.

 

Ora, nel turbine di tutte queste iniziative, che non sono certo le uniche voci di protesta alzatesi in questi mesi, mentre il MiBACT non è in alcun modo tornato sulle sue posizioni, suona strano sentire  il presidente della Commissione Cultura del Comune di Roma parlare di valorizzazione culturale e promozione turistica delle aree periferiche della città.

 

Nell’edizione romana di Repubblica di Venerdì 7 marzo Michela Di Biase parla entusiasticamente della volontà di “accendere un riflettore sulle altre zone della città”  per dare a tutte le aree della Capitale la stessa dignità e rilevanza del centro storico; seguendo forse l’idea di una città intrinsecamente policentrica, poi, il presidente immagina una Roma turisticamente divisa in quadranti “come New York”.

 

 

Un progetto di redistribuzione dei flussi turistici e di valorizzazione del patrimonio diffuso di Roma sarebbe senz’altro un bene per una città che negli ultimi mesi è sembrata un po’  in affanno sullo sviluppo di politiche culturali di largo respiro: e perché non partire proprio dall’EUR ? Perchè non lavorare ad un’intesa, un accordo, un progetto insomma, che lasci aperto il Museo Nazionale dell’Alto Medioevo?

 

 

Non sappiamo infatti quanto sia calzante il paragone tra la nostra Capitale e La Grande Mela, ma siamo certi che la nostra offerta museale non vada depauperata chiudendo il MAME.

 

 

Paola Romi (@OpusPaulicium)

 

 

Per saperne di più :

http://archeoroma.beniculturali.it/musei/museo-nazionale-dell-alto-medioevo

https://www.facebook.com/ssba.rm.ostia.medioevo

http://ilmanifesto.it/la-storia-perduta/

http://www.archeologiamedievale.it/2014/02/08/possibile-chiusura-del-museo-nazionale-dellalto-medioevo-di-roma/

http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2014/2/118464.html

http://eur.romatoday.it/museo-alto-medioevo-rischio-chiusura.html

http://www.tafter.it/2014/03/05/musei-una-petizione-per-salvare-il-museo-nazionale-dellalto-medioevo-di-roma/

http://www.insideart.eu/2014/03/04/il-museo-nazionale-dellalto-medioevo-rischia-la-chiusura-parte-la-petizione/

Dies Natalis #6 – Ranuccio Bianchi Bandinelli (19 febbraio 1900 – 17 gennaio 1975)

Oggi torniamo con la rubrica di Professione Archeologo sui grandi dell’archeologia per ricordare la nascita di un gigante del settore: Ranuccio Bianchi Bandinelli.

 

 

Nato a Siena da famiglia nobile il 19 febbraio 1900, Bianchi Bandinelli scoprì l’interesse per la cultura figurativa antica al liceo e formalizzò i suoi studi presso l’università di Roma, dove conseguì la laurea in antichità italiche nel 1923. La sua carriera di docente universitario iniziò a Cagliari nel 1929, presso cui insegnò archeologia e storia dell’arte greca e romana. Dopo le docenze a Groninga e Pisa e il rifiuto della direzione della Scuola Archeologica Italiana di Atene, arrivò all’università di Firenze nel 1938.

 

 

Gli anni che seguirono furono fondamentali per l’esperienza politica, intellettuale e umana di Bianchi Bandinelli. Egli si distaccò progressivamente dei retaggi della formazione crociana, manifestando una più decisa opposizione al fascismo e avvicinandosi alle ideologie marxiste. In contrapposizione alla neonata Repubblica di Salò, aderì al Comitato Toscano di Liberazione Nazionale e si dimise dall’Università. Dopo l’arresto da parte dei fascisti nel 1944, si iscrisse al Partito Comunista Italiano, nel quale militò sino alla morte ricoprendo un ruolo di prim’ordine.

 

 

Reintegrato all’università di Firenze nel novembre 1944, Bianchi Bandinelli accettò l’incarico amministrativo di Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti nel 1945, con l’obbiettivo di ricostruire i monumenti distrutti dalla guerra e recuperare le opere d’arte trafugate. Purtroppo, trovatosi di fronte a indifferenza e ostacoli, dopo soli due anni abbandonò la direzione. Rientrato nuovamente nelle università di Cagliari, Firenze e infine Roma, lasciò anticipatamente la docenza nel novembre del 1964, in aperta polemica e a denuncia delle condizioni dell’università italiana.

 

 

Dopo il ritiro vennero pubblicate due opere che ancora oggi, giustamente, sono il punto di riferimento per tutti gli studenti di archeologia e storia dell’arte romana: “L’arte romana al centro del potere (1969)” e “La fine dell’arte antica (1970)”. In esse giungono a maturazione il sentito storicismo e la stretta lettura formale dello studioso, che spiega l’arte romana quale frutto della sinergia di poli contrapposti: “forma greca ed esigenze espressive “nazionali”… arte del centro, realizzata per la classe dominante centrale con il proprio vertice nell’imperatore, e arte della periferia, quella cioè dei subalterni dell’Italia dei municipi delle province (Torelli 2008)”.

 

 

Bianchi Bandinelli continuò a dedicarsi ad attività di studio e ricerca, impegno civile e opera di divulgazione, difesa e promozione del nostro patrimonio storico-artistico sino alla morte, sopraggiunta a Roma il 17 gennaio 1975.

 

 

Nel parlare di un grande studioso come Ranuccio Bianchi Bandinelli c’è sempre il rischio di scadere nel riduttivismo o nella retorica, in banale reazionismo o acritica ammirazione. Tuttavia, come più volte ripetuto, non abbiamo altro scopo se non quello di tratteggiare sinteticamente le vite e le opere dei padri dell’archeologia, sperando di incuriosirvi e invitandovi ad approfondire autonomamente la vita, le opere e il pensiero di questi personaggi.

 

 

Per saperne di più su Ranuccio Bianchi Bandinelli e le sue opere potete consultare i seguenti link:

 

 

Biografia e bibliografia (aggiornata al 1988) su R.B.B.:
http://www.treccani.it/enciclopedia/ranuccio-bianchi-bandinelli_(Dizionario-Biografico)/

 

Pagina dell’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli con articolo di C.G. Argan in ricordo dello studioso:
http://www.bianchibandinelli.it/associazione/ranuccio-bianchi-bandinelli/

 

R.B.B. parla della Colonna Traiana:
http://www.youtube.com/watch?v=eQKOsAd0gUM&feature=youtu.be

 

Fotogallery de L’Unità su R.B.B.:
http://archiviofoto.unita.it/index.php?f2=recordid&cod=1716&codset=BIO&pagina=304

 

 

P.S. Non ce ne vogliano gli amici e gli ammiratori di Bianchi Bandinelli se, nel nostro piccolo omaggio-ritratto, abbiamo voluto rappresentarlo come testa marmorea, a cavallo tra ritratto tardo-repubblicano e augusteo, un po’ alla Pompeo Magno di Copenhagen

Comunico, dunque sono: Bronzi superstar? Si, ma in seconda serata.

In principio fu la comparsa su Twitter di @a_bronzo e @BronzoB.

Abbiamo compreso che di lì a breve i Bronzi di Riace sarebbero tornati a casa, nel Museo di Reggio Calabria, prima del previsto.

 

 

Di fatto la grande esposizione mediatica data alla vicenda dei Bronzi di Riace ha sancito l’inaugurazione di una strategia di promozione del nostro patrimonio culturale più moderna del solito. E chi è solito cinguettare o frequentare il mondo dei social media ha percepito subito questa inversione di tendenza.

 

 

Seguendo l’input del Ministro On. Massimo Bray e l’esempio dei Bronzi di Riace, nella blogosfera si è infatti moltiplicata la presenza dei Musei Italiani, e su Twitter non passa settimana che non si affacci una nuova istituzione museale o una nuova “opera d’arte parlante”.

 

 

Questo innovativo modo di fare divulgazione, di “stare sul pezzo”, se così si può dire, rivela un tentativo di svecchiare e dare slancio alla comunicazione del nostro immenso patrimonio storico-artistico, troppo spesso ingessata e ancora legata a modalità retrò di presentazione al pubblico (basta dare un’occhiata ai siti web dei principali musei italiani).
Se poi serva o meno ad avvicinare i cittadini ad arte, archeologia e cultura in genere lo scopriremo.

 

 

E adesso, quasi a rinnovare la gioia del ritorno a casa delle due statue, festeggiata al grido di #saturdaybronzefever, andrà in onda su Rai3 uno speciale di Alberto Angela, dedicato proprio ai Bronzi. (promo)

 

 

Bello, bene, bravi ma, c’è un “ma”.

 

 

I Bronzi di Riace sono finiti in seconda serata, a partire dalle ore 22.45 circa, di domenica 9 febbraio.
E questo ha giustamente scatenato molte proteste.
Sul web ci si chiede infatti perché vadano invece in onda, in prima serata, trasmissioni di taglio molto meno rigoroso e si invoca una loro “ricollocazione” nel palinsesto:

 

 

“E uffa, perché così tardi ? Dovrebbe andare in prima serata, la cultura!”
“Mio figlio, 8 anni, ha segnato sul calendario, data 9 febbraio: “Ulisse, speciale bronzi di Riace” . Perché lui, ci tiene tanto a vedere la puntata. E adesso come glielo spiego che è in seconda serata?”
“I miei figli di 9 e 7 anni adorano Ulisse e Super Quark. Ma come faranno a vedere una trasmissione che – realisticamente – inizierà alle undici di sera quando l’indomani c’è scuola?”
“Non è concepibile che le Sue trasmissioni finiscano ad orari che rendono impossibile la visione a bambini e ragazzi.”

 

E via dicendo.

 

 

Dai commenti emerge dunque che la programmazione in seconda serata è sentita come privazione soprattutto per un target di pubblico che invece andrebbe stimolato di più: bambini e ragazzi, cioè i futuri depositari di valori culturali universali.
In effetti tutto questo è un nonsenso.

 

 

Perché da un lato ci si impegna a svecchiare la comunicazione museale utilizzando in modo creativo e disinvolto i socialnetworks, e dall’altro si rilega un documentario su una rete pubblica in una fascia oraria che ne oscura la visibilità?
Certo RAI e MiBACT sono due entità ben distinte, ma in fondo dovrebbero rispondere entrambe a ragioni di pubblica utilità.
Ci auguriamo (forse inutilmente) che i Bronzi di Riace, dopo aver ritrovato a Reggio Calabraia la dimora che gli spetta e trovato nel web lo spazio che meritano, riescano anche a trovare, nel palinsesto, la posizione che gli dobbiamo.

 

@opuspaulicium

@antoniafalcone

Professionisti dei Beni Culturali: quanti siamo? E come siamo messi? (#2)

La scorsa settimana vi abbiamo presentato il progetto Discovering the archaeologists of Europe, a cura della Confederazione Italiana Archeologi, questionario che si propone di indagare le condizioni lavorative degli archeologi italiani ed è parte di un progetto Europeo di analisi del settore.

 

 

Oggi invece vi parliamo dell’Autocensimento dei collaboratori esterni Mibact e istituzioni di enti locali promosso dall’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli.

 

 

Obiettivo del censimento è quello di “analizzare lo stato del precariato dei professionisti dei beni culturali in Italia”, dimostrando la presenza di professionalità altamente qualificate che lavorano come collaboratori esterni del Ministero e delle istituzioni degli enti locali. I precari dei beni culturali si occupano soprattutto di ricerca, tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale. Si tratta di professionisti che lavorano per il settore pubblico con contratti perlopiù precari, mettendo in campo un bagaglio di competenze di altissimo profilo, acquisito in anni di formazione ed esperienza, ma che spesso sono privi di tutele e garanzie.

 

 

L’autocensimento nasce per iniziativa di “un gruppo di storici dell’arte, archeologi, archivisti, bibliotecari e informatici che collaborano attivamente con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo”, che attraverso questo progetto vogliono porre l’accento sulla necessità di tutelare e valorizzare le professionalità che operano nel settore dei beni culturali.

 

 

I problemi della formazione, della qualificazione professionale e del lavoro sono da sempre al centro delle attività dell’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, approfonditi nel tempo  attraverso ricerche, convegni e pubblicazioni.

 

 

Al termine della raccolta dati, i risultati saranno analizzati e resi pubblici.

 

 

Per partecipare all’autocensimento basta compilare la scheda a questo link.

 

Per domande e chiarimenti è possibile contattare l’Associazione tramite mail precari.mibact@gmail.com

 

 

Le modalità di gestione del trattamento dei dati personali degli utenti e visitatori della pagina sono consultabili sulla pagina dedicata alla privacy. policy 

 

#Followamuseum Day: appuntamento il 1 febbraio

Attenzione amanti dei musei e semplici curiosi :

il 1 febbraio 2014 torna il Follow a Museum Day!

Che siate Twitter-addicted o cinguettatori alle prime armi,

ma anche se volete solamente promuovere il vostro museo preferito o scoprirne i segreti,

sabato è il giorno giusto.

 

 

 

L’iniziativa, nata nel 2010 da un’idea di Jim Richardson,  si  propone di mettere al centro della comunicazione su Twitter, almeno per un giorno, le istituzioni museali .

 

 

 

Come?

Suggerendo agli amici di visitare e seguire il vostro museo preferito.

Raccontando agli operatori del settore cosa pensate delle mostre che hanno organizzato.

Facendo domande sulle opere o spiegando perché il museo in questione vi ha riavvicinato all’arte.

 

 

Non ci sono limiti precisi, l’unico requisito è l’hashtag: #followamuseum.

 

 

Se vogliamo sintetizzare lo scopo dell’evento, che è giunto alla sua quinta edizione e che verrà “festeggiato” quest’anno in 15 diversi paesi, possiamo dire che si tratta di una Giornata dei Musei su Twitter (e non solo, l’iniziativa è stata rilanciata anche su altri social: Pinterest, Google+ e Facebook).

 

 

 In Italia, per il momento, le istituzioni museali presenti sono già 20, con una buona presenza delle reti civiche delle capitali dell’arte come Venezia (@visitmuve_en), Firenze (@musefirenze) e Roma (@museiincomune).

Meno numerose le adesioni dei Musei Statali tra cui spiccano MART ( @Mart_museum ) e MAXXI  ( @Museo_MAXXI ), e , per la gioia dei cultori dell’antico, il Museo Archeologico di Firenze ( @MAF_firenze ).

 

 

Tuttavia, vista la fortunata iniziativa di far cinguettare le opere d’arte più iconiche di quest’ultima categoria di istituzioni per promuovere il patrimonio archeologico, paleontologico e artistico italiano, sarebbe un peccato che le due felici iniziative non venissero conciliate su più larga scala.

 

 

 

Chi meglio di @a_bronzo, @bronzoB, @LVero_Marengo, @ChimeraMAF, @Paolina_BB, @CiroSauro, @il_Sileno, @CarolCardidello e @HomoVi potrebbe infatti coinvolgere la parte più distratta del popolo di Twitter o rispondere ai quesiti meno squisitamente tecnici?

 

 

Beh, che la loro dimora aderisca ufficialmente a #followamuseum o no, sono certa che i nostri beniamini sabato non si sottrarranno a qualche domanda.

 

 

 

E allora che aspettiamo, scegliamo il museo e prepariamo le domande: che #followamuseum sia!

 

 

 

@OpusPaulicium

Professionisti dei Beni Culturali: quanti siamo? E come siamo messi? (#1)

Sono attualmente in corso due iniziative di “censimento” dei professionisti dei beni culturali, la prima rivolta agli archeologi e la seconda ai collaboratori esterni del Mibact:

 

– Discovering the Archaeologists of Europe (Confederazione Italiana Archeologi) #1

 

– Autocensimento dei collaboratori esterni Mibact e istituzioni di enti locali (Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli) #2

 

 

Oggi vi presentiamo il primo progetto, volto ad indagare e quantificare il vasto mondo dei professionisti dell’archeologia: Discovering the Archaeologists of Europe. Si tratta infatti di un’iniziativa  “finalizzata al monitoraggio, allo sviluppo e alla valorizzazione del lavoro degli archeologi europei”.

 

Partner ufficiale per l’Italia è la Confederazione Italiana Archeologi, prima associazione italiana di archeologi professionisti, nata nel 2004.

 

Il progetto è alla sua seconda edizione ed ha come obbiettivo lo studio e l’analisi dei dati sul lavoro degli archeologi professionisti, relativi al biennio 2012-2014.

 

In particolare, come riportato sul sito web 

 

“Discovering the Archaeologists of Europe 2014 is a transnational project, examining archaeological employment and barriers to transnational mobility within archaeology across twenty European countries. It is undertaken with the support of the Lifelong Learning Programme of the European Union. It is a successor to the previous Discovering the Archaeologists of Europe project which ran from 2006-2008.”

 

Il focus dell’analisi si concentra soprattutto sugli effetti indotti dalla recessione economica nelle dinamiche occupazionali degli archeologi professionisti, con l’obiettivo di elaborare strategie utili al superamento della crisi, partendo dal tema cruciale della formazione.

 

Nei mesi scorsi vi avevamo parlato del dibattito Digging in the Crisis, svoltosi a Roma il 14 marzo, nel corso del quale erano emerse con forza le problematiche legate al rapporto tra formazione e lavoro.

 

La rilevanza del tema è stata rilanciata durante l’incontro che la Confederazione Italiana Archeologi ha tenuto a Paestum, in occasione della XVI Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, per presentare i dati parziali della campagna #letsdisco, partita a Novembre 2013.

 

Qui trovate l’elaborazione dei dati ricavati dalle prime 200 risposte.

 

Il progetto si avvale di un sito web per la raccolta dei questionari, utili a censire sia gli archeologi italiani che lavorano come liberi professionisti o dipendenti, sia le società archeologiche che operano nel settore.

 

E’ sufficiente registrarsi con un indirizzo mail valido e procedere alla compilazione, che necessita di circa 10 minuti. E’ possibile sospendere la redazione del questionario e riprenderla in un secondo momento: il sistema salverà automaticamente i dati inseriti. Tutti i dati inseriti sono anonimi e il loro utilizzo è vincolato alle finalità statistiche legate allo svolgimento del progetto.

 

La campagna web di diffusione dei questionari si è svolta prevalentemente sui canali social della CIA, in particolare su fb e twitter, dove è stato rilanciato l’hashtag #letsdisco.

 

Supporto per la raccolta dati è stata una campagna di “marketing” virale per immagini, sviluppata in due tranche: la prima volta a lanciare il questionario con il richiamo ad alcune delle domande del formulario; la seconda basata sul concept dei “Vintage Posters” con la riproposizione di note opere d’arte del passato trasfigurate e rilette da Davide Arnesano (graphic designer del progetto, nonchè creativo di Professione Archeologo – @DavArnesano).

 

 

La centralità strategica della valorizzazione del progetto sulle piattaforme web e social era stata già anticipata nel corso del convegno European Association of Archaeologists, svoltosi a Pilsen nel settembre 2013, dove è stata presentata proprio la campagna di valorizzazione dedicata ai social media.

 

A questo link potete trovare il report (e ci siamo anche noi di Professione Archeologo!)

 

Tra gli obiettivi della strategia di digital engagement messa in atto, sia per il convegno Digging in The Crisis che per #letsdisco, c’è infatti l’audience development, cioè un processo/percorso che abbia come finalità quella di allargare e diversificare i pubblici: bloggers, utenti Twitter, Facebook, etc.

 

Insomma un progetto di archeologi per archeologi abituati a navigare nel mare magnum del web.

 

Vi ricordiamo che la raccolta dati è tuttora in corso.

 

E se non avete ancora risposto, cosa aspettate? #letsdisco!

 

 

Riconoscimento: #sipuòfare

Prima o poi doveva succedere. Ed è successo.

 

I professionisti dei beni culturali hanno deciso di sottrarsi al gioco al massacro che è stato fatto sulla loro pelle per anni, hanno deciso di unire le forze per ritagliarsi un ruolo attivo nella discussione sui provvedimenti che riguardano il futuro del settore.

 

Abbiamo cominciato col dire NO ad un bando che ci trasformava da professionisti pluriformati e competenti in #500schiavi a 3,5 euro l’ora.

 

Ci siamo fatti sentire e qualcuno ci ha ascoltati. Il bando è stato limato e le perplessità sono rimaste. Perplessità che ci hanno fatto scendere in piazza l’11 gennaio.

 

Eravamo tanti, arrabbiati e propositivi, perché le due cose non per forza si devono escludere. Eravamo archeologi, storici dell’arte, archivisti, bibliotecari, categorie che di solito si ignorano reciprocamente e cordialmente.

 

Ci siamo incontrati sapendo di avere un’idea comune di futuro, un futuro che non vogliamo farci strappare di mano, che vogliamo contribuire a costruire insieme a chi ci dovrebbe rappresentare, in un dialogo costruttivo tra nuove interpretazioni politiche, nuove proposte, nuovi scenari.

 

Ecco, forse la parola d’ordine è e sarà sempre di più Nuovo. Anche se hanno tentato di imbrigliarci in vecchi schemi, la verità è che c’è un’intera generazione che non desidera altro se non un confronto serio, pacato e chiaro su alcuni temi chiave.

 

Ed è giunto di momento di darci (e di prenderci) quest’opportunità.

 

Ci piace prendere in prestito le parole di @g_gattiglia:

 

Ora è il momento delle proposte, di invertire, come suggeriva qualcuno in piazza, i cartelli e trasformare i 500no in #500on.

 

Bene, il nostro primo #500on è destinato ad un tema che sta a cuore a tutti i professionisti dei beni culturali: il #riconoscimento della nostra professione, che da ieri é più vicino.

 

In una quasi fatale concomitanza con la nostra protesta, infatti, la Camera dei Deputati ha approvato la PdL 362 (al link il testo della proposta di legge) Madia, Ghizzoni, Orfini che prevede integrazioni al Codice dei Beni Culturali atte a riconoscere i professionisti del settore.

 

Sebbene manchi ancora il via libera del Senato, il fatto è comunque epocale: sia per la velocità con cui si è passati da una mancata approvazione in Commissione Cultura ad una calendarizzazione della discussione in Aula, sia per la larga maggioranza, o meglio per la quasi unanimità (con la sola astensione del gruppo Fratelli d’Italia) con cui è stata licenziata a Montecitorio.

 

Sin qui le buone novelle. E tuttavia non è stata una passeggiata.

 

Alla prima delusione dovuta al ritiro dell’appoggio del Movimento 5 Stelle in Commissione Cultura, si sono sommate le critiche della stessa parte politica lunedì 13 gennaio alla Camera.

 

Molti di noi, quando hanno sentito dire che l’approvazione della #pdl362 “non era urgente” hanno temuto che l’agognato #riconoscimento si allontanasse inesorabilmente.

 

Alcune delle critiche sollevate si basano sul supposto pericolo di creazione di Albi professionali, secondo un’errata lettura del disegno di legge ed una scarsa conoscenza del diritto europeo in materia, nonché sulla mancanza della figura del manager culturale tra le figure da normare.

 

A ridosso dell’approvazione alla Camera, a queste critiche si sono aggiunti gli interventi di alcuni Docenti universitari che chiedevano un ruolo attivo delle Università nell’approntamento degli elenchi ministeriali di professionisti previsti dalla PdL 362.

 

Come è finita per adesso lo sappiamo tutti. Con qualche emendamento e qualche giorno di riflessione quasi tutti gli scettici alla Camera hanno deciso che il #riconoscimento era un atto doveroso.

 

Ringraziando i relatori della proposta di legge, Onorevoli Marianna Madia, Manuela Ghizzoni e Matteo Orfini senza i quali oggi non staremmo neanche a parlare del riconoscimento dei professionisti dei beni culturali, vogliamo aggiungere un “GRAZIE” a noi stessi, a tutti noi professionisti dei beni culturali.

 

Noi che abbiamo trovato il modo ed il tempo di protestare in modo forte, pacifico e civile contro un bando iniquo.

 

Noi che abbiamo dimostrato che tuteliamo il passato, ma sappiamo usare i mezzi di comunicazione del momento come e meglio di altri.

 

Noi che abbiamo scoperto il coraggio e l’orgoglio di riconoscerci in un folto gruppo di professionisti apparentemente eterogeneo, ma dalle richieste comuni.

 

Noi che da ieri sappiamo che le nostre istanze non cadono più nel generale disinteresse.

 

Noi che abbiamo capito che se una cosa ci interessa veramente ed è legittima #sipuòfare

 

Crediamoci.

 

@pr_archeologo