Archeologia e Street Art al Museo di Trevignano

Archeologia e Street Art al Museo di Trevignano: un mix che convince

Una bellissima giornata di sole, l’escursione in Pontoon Boat, l’archeologia subacquea e la street art di Hitnes: così ci ha accolti Trevignano Romano in occasione del blog tour del 24 settembre.

Ma andiamo con ordine.

Su invito dell’Amministrazione Comunale di Trevignano Romano e della Direttrice del Museo Civico Etrusco Romano, dott.ssa Elisa Cella, un manipolo di giornalisti e blogger ha avuto l’opportunità di scoprire le bellezze nascoste di un borgo che si stende placidamente sulle rive del Lago di Bracciano. Parliamo di Trevignano Romano, località a pochi chilometri da Roma, nota meta di villeggiatura estiva e di turismo culturale.

Adagiato tra basse colline popolate da una variegata flora e fauna locali, il paese di Trevignano affonda le sue radici in epoca remota ma vede il periodo di massima fioritura in epoca etrusca e, successivamente, romana. È proprio in questa fase storica che l’area della leggendaria Sabate, città sommersa dalle acque, diventa sede di numerose ville senatorie, luogo di svago e di otium dei maggiorenti dell’Urbs. Lo stesso imperatore Domiziano, conquistato dalla quiete delle sponde lacustri del Vicus Aurelii (oggi Vicarello, nel territorio di Bracciano), decide di impiantarvi una delle sue numerose ville imperiali godendo del clima salubre e cercando refrigerio dalle torride estati romane. Ed è sempre a Trevignano che Traiano costruisce un acquedotto che per secoli rifornirà Roma.

La vocazione turistica e culturale del paese ha attraversato indenne i secoli fino ad oggi, rimarcando, se possibile, l’intuito degli antichi romani nel privilegiare luoghi ameni e adatti al riposo di mente e corpo. Oggi Trevignano è sede di un importante Festival Cinematografico, il Trevignano Film Fest che vede arrivare da tutta Italia registi, documentaristi e giornalisti per seguire la rassegna fiore all’occhiello del borgo, e proprio per questa occasione amministrazione, museo e organizzazione del Festival hanno attivato una collaborazione per valorizzare insieme le risorse del posto.

In compagnia di Tommaso Santi, il regista premiato il primo giorno del Festival per il suo documentario sulla strage nelle miniere di Ribolla, e insieme al Presidente del Trevignano FilmFest Corrado Giustiniani, ai giornalisti Rai e Sky Pio d’Emilia ed Errico Cattaneo e al “nostromo” Andrea Balestri, subacqueo professionista e conoscitore dei fondali del lago, la giornata è iniziata sul lungolago dove ad attenderci c’era il Pontoon Boat, piccola imbarcazione messa a disposizione gratuitamente dal Comune di Trevignano per offrire l’opportunità ai visitatori di scivolare tra le acque placide del bacino lacustre ammirando il paesaggio circostante e i resti archeologici protetti dalle acque del Lacus Sabatinus.

Nel corso dell’escursione, accompagnati dai racconti di Elisa, abbiamo costeggiato la riva, scoprendo ciò che rimane di una villa romana impiantata nel I secolo a.C. (la villa in loc. Vigna Orsini, oggetto di studi da parte di Giuseppe Cordiano per l’Università di Siena, oggi in attesa di adeguata valorizzazione), alzando spesso gli occhi dallo specchio d’acqua per ammirare un casale impiantato direttamente sulle fondazioni della Villa di Domiziano, nonché ciò che rimane della rocca degli Orsini, distrutta violentemente tra il 1496 e il 1503 dai Borgia, ansiosi di espandere i propri domini. E così tra foto e piacevoli chiacchierate, è giunto il momento dell’attracco, accolti dai cigni dal lungo collo che si sollazzano nelle acque del lago.

Nel piccolo centro non poteva mancare un museo, di quelli che punteggiano città e paesi della Penisola: il Museo Civico Etrusco Romano che raccoglie materiali provenienti dalla Tomba Annesi-Piacentini e dalla celeberrima Tomba dei Flabelli. L’allestimento attuale nasce nel 2000 ad opera di Gregorio Bianchini e oggi il Museo si propone come mission quella del riallestimento delle sue sale per adeguarsi agli standard museali del XXI secolo, puntando sull’accessibilità come suo elemento caratterizzante.

E visto che siamo nell’epoca del melting pot e della contaminazione, perché non provare ad integrare arte antica e arte contemporanea? Nasce così l’idea di “Hitnes. La collezione sommersa. Miti e frammenti di un altro tempo”. Mostra fortemente voluta dalla Direttrice del Museo e sostenuta dal Consiglio Regionale del Lazio, l’esposizione si compone di 19 lavori in ceramica dipinti da Hitnes, street artist cosmopolita, le cui opere sono sparse tra Europa, America, Cina, Australia. Filo conduttore della produzione di Hitnes è spesso il rapporto tra umanità e mondo naturale che nella mostra di Trevignano trova la sua ragion d’essere.

Tutti noi archeologi conosciamo bene l’immaginario dei ceramografi etruschi, greci, italici che spesso decoravano il vasellame con un universo di animali fantastici, mitologici nel quali trovare vizi e virtù dell’uomo, aneddoti, storie più o meno verosimili. Un mondo borderline che spiegava l’origine del cosmo o dava corpo a paure e speranze ancestrali. La sfida che Hitnes ha colto è andata proprio in questa direzione: ri-arrangiare sentimenti e istinti primigeni alla luce della sensibilità di un artista contemporaneo. Ed ecco quindi emergere dalla superficie di aryballoi, piatti, coppe e anfore leoni, ratti, anatre, serpenti e tutto un ecosistema faunistico e lacustre allegoria di fertilità, estasi dionisiaca, hybris. Temi che siamo abituati e vedere rappresentati con il tratto tipico dei pittori del VII-V secolo a.C., ma che nelle mani di Hitnes disegnano campiture sovraccariche di mostri metà uomo-metà animali, dettagli a reticolo, incrociarsi di arti e di spire, riempitivi di onde e palmette. Ogni vaso è accompagnato dalla sua didascalia, che riprende lessico e struttura del tutto simili a quelle che leggiamo accanto all’anfora del pittore di Berlino o alle kylikes a occhioni conservate nel musei di tutto il mondo.

Le opere di Hitnes sono distribuite nelle sale del museo senza soluzione di continuità rispetto ai vasi “veri”, quelli ritrovati nelle tombe etrusche e custoditi nelle teche. Se in un primo momento la sensazione che coglie il visitatore è quella di straniamento rispetto alla capacità di distinguere con un colpo d’occhio il vero dal falso, basta uno sguardo ai pannelli illustrativi per comprendere in pieno il gioco surreale e prospettico dell’esposizione, lasciandosi trasportare nel racconto di questi “frammenti ricomposti”.

“Ricordo bene l’inizio di questa scoperta: era il giugno del 2006, mi era stata appena comunicata la sospensione di un cantiere di scavo che avrei dovuto dirigere. Rimasi senza lavoro”: inizia così il racconto di finzione della collezione sommersa. Un nome di fantasia, Ernesto Ciufoli, per un ritrovamento che si perde tra le pieghe dell’immaginazione.

“Un pomeriggio trovai il diario di scavo originale, e una nota, datata all’aprile del 1966: cassette consegnate nella sacrestia di San Berardino” e da queste cassette emerge il sogno di Hitnes ed Elisa Cella: i 19 pezzi “scomparsi” e poi “riapparsi” tra le sale del museo in un rimando continuo tra verità e verosimiglianza. Falsi credibili che arricchiscono la narrazione dei veri reperti etruschi.

Ed è da questo fortuito e immaginifico rinvenimento di falsi contemporanei che si snoda e prende avvio la comunicazione tra antico e moderno, tra archeologia e street art, quando meno te lo aspetti.

PS: un ringraziamento doveroso va al Sindaco di Trevignano Romano, Claudia Maciucchi, per l’accoglienza, e al team di Hydra Ricerche per la compagnia e il pranzo alla base.

@antoniafalcone

Per saperne di più:

 

#TusciaStories: un blogtour in 5 domande (e risposte)

Voglio iniziare volutamente questo post con uno slogan: non esiste cultura senza condivisione.

 

Parte così il mio racconto del blogtour #TusciaStories alla scoperta del Lago di Bolsena, dei tesori custoditi nei musei e dei siti che punteggiano il suo territorio.

 

Grazie all’effervescente Laura Patara di Paper Moon Tour Operator, nasce l’idea di creare dei percorsi di promozione turistica della Tuscia coinvolgendo blogger e influencer del settore.

 

Un’iniziativa, quella dei blogtour, che guarda alle potenzialità del web come motore di valorizzazione di località spesso ai margini dei percorsi culturali perché poco note o perché sovrastate da altri luoghi con una vocazione maggiormente turistica.

 

E così scoprire a Capodimonte un piccolo museo che conserva una piroga dell’età del Bronzo perfettamente conservata o un museo dedicato al Costume Farnesiano in un palazzo arroccato in cima a Gradoli dove ammirare affreschi cinquecenteschi, diventa un modo per esplorare le potenzialità di territori custodi di memoria.

 

Se poi aggiungiamo un percorso di scoperta di peculiarità gastronomiche regionali, il quadro è completo: a Capodimonte abbiamo seguito infatti una “lezione” sulla panificazione effettuata con il grano antico Gentil Rosso, presso il centro di permacultura La Bella Verde.

 

Perché cultura è anche gastronomia.

 

E archeologia. Alla scoperta di luoghi sconosciuti ai più, come la tomba a camera di VIII-VII secolo a.C. in Località Maccarino, coperta da rovi, ma ancora imponente nella sua monumentalità.

 

Per approfondire il percorso del tour vi rimandiamo agli altri post scritti su #TusciaStories su ArcheoTime Discovery Tuscia. Inoltre, non perdetevi il nostro Storify, a cura di Paola Romi: #TusciaStories: dagli Etruschi ai Farnese.

 

Ultimamente ci avete viste coinvolte come blogger in numerose iniziative di questo tipo, dal Foro della Pace di Roma agli Uffizi passando per Palazzo Strozzi fino ai Musei Capitolini. Spesso invitate, a volte come co-organizzatrici, la modalità del blogtour calza a pennello rispetto alla nostra idea di divulgazione culturale.

 

Procediamo per gradi.

 

1. Cos’è un blogtour?

 

E’ una visita ad un museo/sito/località fatta da blogger e influencer. E’ il racconto del viaggio/visita tramite strumenti web e social. Il blogger racconta la sua esperienza utilizzando i mezzi indispensabili per fare livetwitting, postare foto su Facebook, Instagram e creare dei blog post ad hoc.

 

2. A Cosa serve un blogtour?

 

A portare visibilità al museo e alle istituzioni culturali, a far conoscere posti poco noti, a creare una community online che interagisce e crea contenuti culturali sempre nuovi e fortemente personalizzati.

 

3. Perché organizzare un blogtour?

 

Per condividere. La condivisione è una tappa importante nella fase di avvicinamento alla cultura e di creazione di consapevolezza civica: permette il passaggio da forme di fruizione passiva a forme di fruizione attiva e consapevole, attivando un circolo virtuoso nella valorizzazione del nostro patrimonio, soprattutto se interessa piccoli centri o territori poco noti al grande pubblico. Lo spazio museale o il sito diventano un luogo sottratto all’impersonalità per trasformarsi, attraverso il racconto personale e mediato del blogger, in luoghi vivi e vividi di immagini e parole.

 

4. Come si sviluppa un blogtour?

 

Attraverso gli strumenti della condivisione. Oggi lo sharing passa attraverso web e social media, accorciando le distanze spazio-temporali tra oggetto della condivisione, soggetto che condivide e destinatari della condivisione.

 

Gli strumenti web e social permettono infatti di ridurre il divario fisico ed emotivo che si frappone tra l’oggetto della visita e la comunità che in quel momento non partecipa direttamente dell’evento.

 

5. Qual è l’apporto dei blogger?

 

Fare da tramite tra oggetto della visita e community attraverso la mediazione della propria esperienza personale.

 

Il racconto del blogger oltrepassa il confine tra oggettivo e soggettivo e restituisce l’immagine di luoghi vissuti e abitati. Questo approccio è essenzialmente bidirezionale: blogger verso museo/luogo; comunità virtuale verso blogger. L’interazione online attraverso i social media permette alla community di sentirsi parte della visita, attuando momenti di interscambio con il blogger che diventa il mezzo attraverso il quale “vedere” e partecipare di luoghi lontani. Allo stesso modo il blogger riporta online le sensazioni che ha ricevuto dalla community nel corso della visita, restituendo in tempo reale il feedback all’istituzione museale o all’equipe responsabile dell’area archeologica.

 

La forza del blogtour sta nella partecipazione di blogger indipendenti, privi di redazioni giornalistiche alle spalle e in grado di dar conto essenzialmente al proprio pubblico.

 

Il blogtour si presenta così come spazio tra reale e virtuale volto ad amplificare la portata di una visita individuale.

 

Ora tocca a voi. Quali siti o musei vorreste fossero raccontati attraverso le immagini e le parole di un blogtour? Scrivetelo nei commenti, così magari proviamo ad organizzarlo!

 

 

Antonia Falcone (@antoniafalcone)

 

 

#OliveOilLands: il racconto dei racconti

Ore 9.15 Laura mi viene a prendere alla stazione. Ecco come inizia la storia del blogtour #oliveoillands: due giorni ad alto contenuto narrativo.

 

Bellezze, eccellenze, bontà, tradizioni e innovazioni che grazie ai modi in cui sono state raccontate hanno trovato la loro vera e reale grandezza.

 

Ma cominciamo dall’inizio.

 

Dovrei descrivervi Simona, che con leggerezza e acume ci ha guidato alla scoperta delle tante Viterbo, da quella etrusca a quella contemporanea, passando per quella medievale.

 

Dovrei provare a ricostruire il complesso racconto sulle tradizioni legate alla spremitura delle olive che ci ha fatto il signor Mario al frantoio Paradosso.

 

 

Dovrei usare le parole per trasportarvi nell’oliveto dove ci ha condotto Andrea o provare a farvi assaporare l’olio, BIO e DOP, che ci ha fatto degustare

 

 

Dovrei illustrarvi il progetto di mappatura del DNA degli olivastri che cercherà di ricostruire il paesaggio agricolo e produttivo della Tuscia romana generosamente condiviso con noi da Vincenzo.

 

Dovrei raccontarvi anche di Francesca, che facendoci passeggiare nella necropoli di Castel D’Asso ha fatto rivivere la Tuscia etrusca.

 

 

Dovrei poi tentare di trasmettere la passione che ci ha comunicato Elisabetta illustrandoci il Museo della città e del territorio di Vetralla da lei fondato, nel 1991, insieme al marito.

 

Infine, dovrei provare a ricordare tutti i gustosi prodotti a Km 0 che ha cucinato per noi Gianluca del ristorante La Piazzetta a Calcata.

 

Bisognerebbe insomma scrivere ben più di un post per raccontare quello che abbiamo fatto in due giorni, ma per quello vi rimando ai tanti tweet che sono stati scritti presa diretta e che ho raccolto in questa tagboard.

 

Quello su cui voglio richiamare la vostra attenzione, qui, è la capacità dei diversi attori di questo blogtour di valorizzare diverse identità ed attività. Come? Diventando tutti parte di un racconto.

 

Non immagini patinate standard, ma odori e sapori forti. Idee ed esperienze a cui è difficile rimanere indifferenti.

 

Risalendo a fatica i ripidi sentieri sopra a Calcata ho capito che la visita che mi era stata offerta era la strada giusta.

 

Verso dove?

 

Verso un futuro in cui di sostenibile non c’é solo l’agricoltura, ma anche il turismo.

 

Verso una valorizzazione di prodotti e di beni culturali che non ha paura di fondere idee innovative e tradizione centenaria.

 

Verso una promozione fatta di facce vere e racconti genuini.

 

Questa è la Tuscia viterbese con i suoi protagonisti: una terra dal sapore forte e piccante che, come il suo superbo olio, lascia in bocca e in testa un buon retrogusto.

 

[Al blogtour Terre dell’olio (12-13 dicembre 2015), contraddistinto online dall’hashtag #oliveoillands e organizzato da PAPER MOON Tour Operator insieme a QUARTO SPAZIO Agenzia di viaggi e Tour operator hanno partecipato Vincenzo Allegrezza, Liliana Comandè, Philiip Curnow, Giuseppina Marcolini Sandra Morlupi (Quarto Spazio), Laura Patara (Paper Moon), Caterina Pisu, Francesca Pontani Paola Romi, Mauro Sciambi, Geraldine Meyer. Le altre persone citate nel post sono Gianluca Aphel, Andrea Degiovanni, Elisabetta De Minicis, Mario Matteucci, Simona Sterpa.]

 

@OpusPaulicium

 

 

Venere Medici alla Galleria degli Uffizi #uffiziarcheologia

#UffiziArcheologia. Diventare trending topic con la cultura si può

Andare agli Uffizi come archeoblogger per scoprire la collezione di antichità della più importante galleria d’arte rinascimentale del nostro Paese si può fare.

 

Anzi l’abbiamo fatto.

 

Il 21 settembre.

 

E visto che siamo nel 2015, cioè nel futuro se diamo retta a Doc e Marty (e chi siamo noi per smentirli?), gli archeoblogger agli Uffizi sono entrati armati di smartphone e fotocamere.

 

Gli altri colleghi archeoblogger hanno già dedicato diversi post alla giornata del 21 settembre, vi invitiamo quindi a dare un’occhiata ai loro blog per avere una panoramica di quello che abbiamo visto e della storia che si cela dietro le opere scultoree della Galleria (Generazione di Archeologi, Archeokids, Memorie dal Mediterraneo). In questo post invece vorrei soffermarmi sulle ragioni che ci sono dietro un archeoblogtour, ed è importante farlo in questa occasione dal momento che #uffiziarcheologia è diventato trending topic in Italia (arrivate alla fine del post per sapere cosa significa, se già non lo sapete :D)

 

Capita spesso che ci chiedano qual è la finalità di un archeoblogtour e di un update continuo sui social del percorso di visita dei blogger.

 

A cosa serve fare un livetwitting, caricare foto su Facebook o Instagram e creare bacheche di immagini su Pinterest?

 

Parafrasando: perché lo fate?

 

E qui voglio elencarvi almeno tre obiettivi che ci prefiggiamo di raggiungere ogni volta che ci parte un tweet dal cellulare.

 

Primo obiettivo: far partecipe la community che ci segue online.

 

Raccontare cioè luoghi che magari sono meno noti e che ci piace scoprire insieme. Nel caso degli Uffizi non tutti sanno infatti che la collezione d’arte antica è stata la prima ad essere ospitata nella Galleria e che quindi si deve alla passione antiquaria dei Medici se oggi Firenze possiede uno dei musei più visitati in Italia. Condividere notizie, informazioni, fotografie online aiuta ad avvicinarsi senza timore reverenziale ad argomenti impegnativi come il collezionismo o la storia dei restauri rinascimentali.

 

 

Secondo obiettivo: interagire con la community. Stimolare la curiosità di chi magari scorre in quel momento la timeline di Twitter e ha da sempre avuto voglia di fare proprio quella domanda. Ecco, noi rispondiamo in tempo reale, oppure vi facciamo quiz facili facili.

 

 

Terzo obiettivo: far parlare di cultura anche i social e provare a portare tra i Trending Topic temi culturali.

 

Un trending topic è un argomento di tendenza su Twitter. Generalmente contrassegnato da un cancelletto (hashtag), si tratta di una parola che viene utilizzata dalla community per parlare di un determinato argomento e che ad un certo punto risulta tra le più usate, diventando trending topic, appunto, argomento “di tendenza”.
Il 21 settembre #uffiziarcheologia è diventato trending topic, in altre parole su Twitter quella mattina, tra gli argomenti di cui si parlava di più, c’è stato anche il blogtour organizzato nella Galleria.

 

 

Il risultato raggiunto non sarebbe stato possibile senza la sinergia di tanti soggetti che hanno creduto fermamente e portato avanti questo progetto: in primis Fabrizio Paolucci e Cristiana Barandoni di Gold Unveiled, Dipartimento di Antichità Classiche della Galleria degli Uffizi di Firenze; poi il gruppo di blogger che ha visitato la Galleria (Astrid D’Eredità per Archeopop; Francesco Ripanti per Archeokids, Stefania Berutti per Memorie dal Mediterraneo, Marina Lo Blundo per Generazione di Archeologi) e infine tutti gli amici che ci seguono con curiosità e costanza sui canali social: cercate #uffiziarcheologia su Twitter e troverete i nomi di chi con un retweet e una stellina ha reso la cultura di tendenza durante quel meraviglioso 21 settembre.

 

@antoniafalcone

 

 

 

 

Diario da #archeofest15: cosa abbiamo fatto ad Aquileia, giorno per giorno

È arrivato il momento di raccontarvi cosa abbiamo fatto ad Aquileia in occasione dell’Archeofest, l’evento dedicato ad archeologia, libri e cinema di cui Professione Archeologo e Civetta di Atena sono stati social media partner esterni.

 

Il nostro ruolo è stato di raccontare on line quello che accadeva, con un duplice scopo: da un lato coinvolgere la nostra community e dare quanta più risonanza possibile all’evento sui social network, dall’altra sperimentare la divulgazione dell’archeologia in 140 caratteri o giù di lì.

 

La prima cosa che abbiamo fatto, quindi, è stata tenere in carica gli smartphone: power bank, batterie di riserva, prese assaltate in ogni dove tra bar e ristoranti, non ci siamo fermate davanti a niente.

 

La seconda è stata twittare live tutti gli eventi della festa, dei luoghi meravigliosi che abbiamo visto, caricare le foto su Instragram e Facebook: visite a musei e siti archeologici, talk con gli autori, presentazioni di libri e proiezioni dei documentari, ce n’è stato davvero per tutti i gusti.

 

Infine, abbiamo monitorato il flusso di tweet, condivisioni e hashtag per intercettare chi, da vicino o da lontano, interagiva con noi, scoprendo in qualche caso che chi twittava o instagrammava ce l’avevamo di fianco durante la visita in museo. Il bello della diretta!

 

Abbiamo raccolto un po’ di foto e impressioni delle giornate di Aquileia in un ‘diario di bordo’ che vi proponiamo qui di seguito, eh sì, quello nell’ultima foto è proprio Alberto Angela 😉

 

*

 

Day 1

Partenza da Roma Tiburtina alle 7, con Antonia che arriva sulla banchina alle 6:59, te pareva. Comunque ce la facciamo e alle 13 siamo ad Aquileia.

 

La prima visita è alla Basilica dei patriarchi con una guida d’eccezione: Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia.

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

La Basilica ci accoglie con i suoi magnifici mosaici pavimentali, databili al IV secolo d.C., i più estesi di tutto il mondo cristiano occidentale: Giona nel ventre della balena, tanti tantissimi pesci, i medaglioni con i mecenati, le quattro stagioni. Un tripudio di tessere colorate e di soggetti variegati.

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

Aquileia, Basilica di IV secolo Archeofest

Ci spostiamo quindi nel Battistero con al centro la vasca battesimale di forma esagonale. Suggestiva l’illuminazione della struttura.

Aquileia battistero - Archeofest

Aquileia battistero - Archeofest

Ultime tappe della giornata: il Porto Fluviale e il Foro Romano.


Delle strutture portuali restano le tracce delle banchine e degli attracchi e così immaginiamo il brulicare di vita che doveva esserci all’arrivo delle navi commerciali con le banchine affollate e le merci che sbarcavano. Il viale che affianca le strutture del porto è punteggiato da decorazioni architettoniche su colonne, da rilievi e iscrizioni.

 

Nell’area del Foro invece rimangono le vestigia del colonnato sui cui plinti si alternano le protomi di Giove Ammon e Medusa.

 

Al termine delle visite, arriva il momento dei talk, il primo è un dialogo tra Lorenzo Salvia, Marina Valsenise, Paolo Verri che presentano il libro Resort Italia. Come diventare il villaggio turistico del mondo e uscire dalla crisi. L’incontro si trasforma in un’occasione per parlare di economia della cultura e delle nuove possibilità da creare e sfruttare per valorizzare il nostro patrimonio culturale. Dall’Istituto Italiano di Cultura di Parigi a Matera capitale europea della cultura 2019: le best practices che funzionano.

 

Il post cena coincide con l’inizio del festival vero e proprio, dedicato alla visione dei film in concorso per l’Aquileia Film Festival: Pavlopetri. Un tuffo nel passato e I dominatori delle gelide steppe. A seguire l’incontro-intervista di Pietro Pruneti con Simona Rafanelli e Stefano Cantini.

 

A fine serata sopraggiunge la pioggia (e noi, per la verità, abbiamo un po’ pensato agli amici romani costretti a boccheggiare nell’afa della capitale!), ma la giornata è ormai conclusa. Ritiro in albergo, controllo delle mille notifiche social e poi a nanna, mentre lo smartphone sta in carica tutta la notte.

 

 

Day 2

 

Alle 8.15 il social media team di Professione Archeologo si divide, Paola segue il gruppo in visita a Cividale e Zuglio, Antonia rimane ad Aquileia.

 

Per Antonia la mattinata è a tutta archeologia, con la visita ai Fondi Cossar e Cal, dove si conservano le tracce dell’antico abitato della colonia romana. Resta ben poco, per la  verità, muri di abitazioni retrospicenti le botteghe, colonne e pozzi delle domus ad atrio e peristilio, lacerti di mosaico.

Archeofest, Aquileia area archeologica

La grande sorpresa è quella di ritrovarsi nel Museo Archeologico di Aquileia, guidati dalla direttrice, la dott.ssa Ventura.

 

Raccontare tutti i tesori custoditi nel Museo meriterebbe un post a parte e il consiglio è di visitarlo appena ne avrete l’occasione. Dalla statuaria, ai bronzi, agli oggetti in ambra fino alla ceramica è una sorpresa continua. Il chiosco interno poi è allestito con mosaici, epigrafi, urne cinerarie, decorazioni architettoniche.

 

Lasciate le meraviglie custodite nel Museo Archeologico, ci dirigiamo nel Museo Paleocristiano. Nel recente allestimento spiccano, tra l’altro, le tante epigrafi funerarie, impreziosite da figure di oranti e con le formule di saluto ai defunti.

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Aquileia, Musei archeologici, Archeofest

Mentre Antonia rischia di non voler più andar via dai musei di Aquileia, Paola arriva con il resto del gruppo a Cividale del Friuli. Guidati dall’entusiasmo del grande archeologo Luca Villa andiamo alla scoperta dei tesori del Monastero di S. Maria in Valle. Il tempietto longobardo, nonostante sia straconosciuto, ci riempie di meraviglia.

 

Successivamente facciamo rotta verso il controverso ipogeo celtico. Il giro per la cittadina si conclude con la visita al Museo Archeologico Nazionale e, perdendoci fra i corredi delle necropoli longobarde, arriviamo all’ora di pranzo. Ancora pieni di meraviglia ripartiamo alla volta di Zuglio, l’antica Iulium Carnicum. Accompagnati stavolta, dalla  dott.ssa Flaviana Oriolo che ci fa scoprire il foro della piccola cittadina a due passi dal confine austriaco e successivamente il piccolo, nuovo Antiquarium che ne conserva i tesori.

Cividale, Archeofest

Cividale, Archeofest

Zuglio, Archeofest

Zuglio, Archeofest

Zuglio, Archeofest

Finite le visite, ci aspetta un talk per la presentazione del libro di Giuliano da Empoli con la partecipazione di Gian Mario Villalta e Mariano Maugeri.

 

Serata dedicata alla proiezione di altri due film: Il Perù millenario: una storia inesplorata e Lo scriba che dipinge. A conversare con Pruneti, stavolta, è Luciano Canfora che tra Augusto, Grecia antica e moderna, Tsipras e Varoufakis da prova delle sue capacità di divulgatore della storia antica e moderna.

 

Dopo una birretta al bar in piazza, corriamo a dormire!

 

 

Day 3

 

Per l’ultimo giorno l’ordine degli eventi è invertito: si inizia dai talk durante la mattinata, mentre il pomeriggio viene dedicato alle gite fuori porta.

 

Nello spazio talk si alternano Ermete Realacci e Guido Guerzoni per parlare di Art Bonus e investimenti.

 

Dopo pranzo decidiamo di seguire il gruppo che fa rotta su Duino e Trieste. Dopo una lunga e impervia passeggiata nel Carso per visitare il Mitreo di Duino (uno dei pochissimi in grotta) ci dirigiamo a Trieste dove visitiamo il Teatro romano e l’Arco di Riccardo.

Mitreo in grotta di Duino

Trieste

Teatro romano di Trieste

Arco di Riccardo a Trieste

L’avventura aquileiese si conclude con un’affollatissima serata in cui alla proiezione del documentario Punta Linke, vincitore della kermesse e dedicato alla Prima Guerra Mondiale, segue l’intervista di Pruneti ad un incontenibile Alberto Angela, che chiude il suo intervento con un coinvolgente monologo sugli ultimi tre giorni di Pompei.

 

E noi stiamo in fila fino alle 2 di notte per una dedica e una foto con Alberto Angela (potevamo ritornare a Roma senza?)

Alberto Angela Archeofest

Archeofest

L’avventura dell’Archeofest si è conclusa, ma se volete scoprire di più su queste meravigliose giornate e sui tesori dei luoghi che abbiamo visitato, non ci resta che rimandarvi alla nostra Pagina Facebook e all’hashtag #Archeofest15 su Twitter.

 

 

Post e foto di

Antonia Falcone & Paola Romi

 

Palazzo Massimo alle Terme, Rome

Una giornata al museo: #archeoblogger alla scoperta delle nuove sale di Palazzo Massimo alle Terme di Roma

Una cosa di cui spesso rimproveriamo i nostri musei, o almeno quelli italiani, è che raramente si rinnovano e che in molti casi presentano criteri espositivi di sapore ancora ottocentesco, fatto che ha certamente un suo fascino intrinseco, ma finisce con il non valorizzare appieno i tesori che fanno parte delle loro collezioni. Cio è tanto più vero per i musei archeologici, che spesso ricordano Wunderkammer di passata memoria, piccole o grandi “stanze delle meraviglie” concepite come piccoli universi in sé chiusi, poco inclini alle sperimentazioni.

 

Fortunatamente, non è sempre così.

 

Palazzo Massimo alle Terme è una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano, diretto dalla dottoressa Rita Paris. È stato inaugurato nel 1995, il che permette di annoverarlo tra i musei “giovani” della capitale, ma già dal 2005 gli allestimenti della sale sono oggetto costante di progressivo rinnovamento per aggiornarle agli standard espositivi più moderni.

 

La scorsa settimana le sale 2, 3 e 4 del primo piano, dedicate alla scultura di epoca Traianea e Antonina (inizio-prima metà II secolo d.C.) sono state riaperte al pubblico e noi siamo state invitate a vederle in anteprima e a confrontarci con alcuni dei curatori dei nuovi spazi espositivi.

 

 

Naturalmente, abbiamo accettato entusiaste e così ci siamo ritrovate a girovagare nelle stanze appena inaugurate tra le opere immortali della ritrattistica imperiale.

 

Siamo rimaste abbagliate, tra l’altro, dalla bellezza di capolavori come i rilievi con le personificazioni delle province dell’impero romano che un tempo decoravano l’Hadrianeum o Tempio di Adriano, che sorge non molto lontano dal museo, e abbiamo potuto osservare in ogni suo dettaglio il rilievo del monumento funerario di Apthonetus, qui esposto per la prima volta, con il lungo epitaffio che la figlia Quadratilla dedica al compianto padre.

 

 

 

 

Abbiamo potuto ammirare le superfici levigate dei volti, i dettagli dell’abbigliamento e delle armature e siamo state piacevolmente stupite dal bel contrasto tra il candore dei marmi e il colore scuro dei supporti.

 

Come al solito ci siamo armate di smartphone e abbiamo provato a fissare in tweet e scatti fotografici l’eterno fascino che ancora oggi l’antico esercita su di noi.

 

 

 

Abbiamo poi avuto il piacere di incontrare l’architetto Carolina De Camillis, consulente esterna del museo e responsabile dell’illuminazione delle sale.

 

Proprio l’illuminazione è una componente essenziale del nuovo allestimento: le lampade alogene fino a pochi anni fa comunemente usate nei musei, infatti, tendono a dare una sorta di “patina” uniformante alle opere, appiattendole e facendo sparire le difformità delle superfici. Il nuovo apparato di illuminazione, ottenuto con specifiche luci a led, permette invece di apprezzare pienamente le tracce di lavorazione lasciate dagli antichi artigiani, le molteplici venature colorate dei marmi e addirittura i singoli macrocristalli del materiale impiegato.

 

Sembra evidente, insomma, che l’allestimento di nuove sale in un museo comporta la sinergia di diversi professionisti dei beni culturali, archeologi, architetti, lightening designer, operai specializzati, tutto impegnati a lavorare dietro le quinte per offrire ai visitatori l’emozione dell’antico.

 

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Una versione di questo post, in inglese, è stata pubblicata in occasione del #DayOfArchaeologyA day at the museum: #archaeobloggers explore the new rooms of Palazzo Massimo alle Terme, in Rome.

 

 

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Antonia Falcone (@antoniafalcone)
Paola Romi (@OpusPaulicium)
Domenica Pate (@domenica_pate)

[credit immagine @ Paola Romi]

Day of Archaeology al Foro della Pace di Roma

Com’è l’archeologia che vorresti?

 

Il nostro Day of Archaeology è partito da questa semplice domanda, rivolta agli studenti dell’Università Roma Tre e dell’American University of Rome che scavano nel Foro della Pace, a Roma.

 

 

Quest’anno, infatti, per la prima volta uno scavo archeologico su Via dei Fori Imperiali ha aperto le porte al pubblico.

 

Così, mentre alcuni dei ragazzi interagivano lungo la strada con turisti e passanti spiegando loro cosa fa un archeologo sotto il solleone estivo, giornalisti e blogger, armati rispettivamente di telecamera e taccuini e di smartphone e caricabatterie, hanno avuto il privilegio di gironzolare liberamente nell’area del cantiere e di confrontarsi con gli studenti e i responsabili dello scavo.

 

Abbiamo puntato sulla divulgazione ed abbiamo chiesto ai ragazzi di raccontarci le diverse fasi di uno scavo e quali sono le varie attività che gli archeologi svolgono sul campo. Abbiamo trasmesso le loro risposte in diretta su Twitter e su Periscope, su Instagram e con brevi post su Facebook, usando l’hashtag #ForumPacis.

 

E’ così che un cantiere di scavo, per una mattinata, è diventato social.

 

 

 

 

Ma abbiamo anche voluto guardare al futuro: il DoA è un’occasione per confrontarsi sul presente dell’archeologia attraverso la condivisione di tutto quello che si muove tra una trowel e un giornale di scavo, ma è anche un momento in cui riappropriarsi della nostra identità di archeologi, provando a pensare quali ulteriori passi in avanti potrebbe fare la disciplina.

 

E così abbiamo chiesto a loro, alle nuove leve, agli archeologi del futuro, cosa vorrebbero dall’archeologia, cosa manca e quale dovrebbe essere la strada da percorrere.

 

Un Day of Archaeology all’insegna della voglia di guardare avanti.

 

Qua sotto trovate le loro facce e i loro sorrisi, la convinzione che l’archeologia guarda al passato per costruire il futuro.

 

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Com’è l’archeologia che vorresti?

 

 

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Una versione di questo post, in inglese, è stata pubblicata in occasione del #DayOfArchaeology: The Day of Archaeology at Templum Pacis in Rome.

Post di Antonia Falcone (@antoniafalcone) e Paola Romi (@OpusPaulicium)

Grafiche di Antonia Falcone