Articoli

Notte dei Musei 2014

La notte è piccola per noi

Il mese delle rose è tornato e con lui la Notte dei Musei.

 

Un anno è trascorso e stavolta il MiBACT non sembra essere incorso nella convocazione di volontari a mezzo social che aveva scatenato, nel 2013, la protesta del #no18maggio, sfociata poi ne “la Notte dei Professionisti“.

 

Tutto bene quindi?

 

Ni. Anzi no.

 

In questo 2014 nelle istituzioni museali sia grandi che piccole, un po’ a macchia di leopardo, qualcosa si sta muovendo nella direzione di una maggiore apertura verso l’esterno. Almeno sul lato della promozione social. La #museumweek e da ultimo lo #smallmuseumtour dimostrano infatti l’esistenza di volontà ed energie utili e prontamente disponibili ad un rinnovato rapporto con i visitatori reali e virtuali, ma c’è un ma.

 

Ora, da solito “bastiancontrario”, mi chiedo per quale motivo di fronte alla scelta di promuovere due iniziative che cadono nello stesso weekend, ovvero la  Notte dei Musei  (il 17 maggio) e l’International Museum Day (18 Maggio), organizzata dall’ICOM, si sia scelto, a livello ministeriale, di incentivare soprattutto la prima.

 

Prescindendo dalla polemica #ColosseoChiuso, che peraltro, oltre ad essere meramente strumentale, non riguarda nemmeno propriamente un museo, e sebbene sarebbe stato senza dubbio più facile gestire le presenze del personale per la seconda iniziativa citata, visto che le istituzioni museali la domenica sono generalmente già aperte, sono preoccupanti, rispetto a questa scelta, il ragionamento sottinteso e  l’opportunità mancata.

 

Il vero punto dolente della questione è infatti la straordinaria occasione comunicativa persa: il tema della Giornata Internazionale dei Musei 2014 (GIM 2014), Make CONNECTIONS with COLLECTIONS Creare CONNESSIONI  con le COLLEZIONI, è infatti quanto mai interessante ed attuale. A riguardo, se ce ne fosse bisogno,  ICOM efficacemente ricorda che “i musei sono istituzioni vive, che aiutano a creare legami con visitatori, tra generazioni e culture del mondo e dare una possibile risposta alle questioni contemporanee del mondo.”

 

Ecco, non ho nulla contro la Notte dei Musei, anche perché mi fa sentire meno orfana delle Notti Bianche a cui velocemente mi ero affezionata, ma credo che le energie spese in questa operazione sarebbero state meglio investite in un’iniziativa di più ampio respiro concettuale, oltre che aperta a successivi sviluppi, quale quella proposta per la Giornata Internazionale dei Musei.

 

Rischio di essere sommamente impopolare, ma sono persuasa che i musei italiani prima che di un maggior numero di visitatori, diurni e/o notturni, abbiano bisogno di migliorare il rapporto coi visitatori e, secondo quest’ottica, privilegiare un’occasionale Notte dei Musei, appuntamento di gran lustro, certamente, ma per le sue stesse caratteristiche straordinario, nel senso di “non ordinario”, a scapito di una giornata internazionale nella quale è il museo al centro della sua rete di connessioni, a parer mio, non va esattamente nella direzione giusta.

 

Concludo questa riflessione con una precisazione che mi sembra necessaria: tutto quanto rilevato non mi preoccupa quest’anno come archeologa e professionista. Mi delude come cittadina.

 

Nel 2015, forse, troveremo la quadratura del cerchio.

 

O almeno lo spero.

 

 

Paola Romi (@OpusPaulicium)

 

 

Come il British Museum protegge più di sette milioni di opere

“Se non li mettiamo in mostra, se non facciamo vedere gli oggetti, allora perchè conservarli? Parte del nostro compito è assicurarci che siano ancora qui per le future generazioni, ma non al costo di escludere la generazione presente.”

 

David Saunders, Head of conservation and scientific research

 

Conservazione a tutti i costi o fruizione pubblica?

 

Per chi si occupa di musei e valorizzazione in generale si tratta di una questione spinosa, principalmente perché alcuni materiali sono più delicati di altri, e anche senza voler prendere in considerazione l’eventualità di un adolescente che decida di lasciare la propria firma da qualche parte, l’esposizione stessa alla luce e all’aria degrada i manufatti.

 

A volte invece, semplicemente, lo spazio non è abbastanza, e allora si organizzano mostre temporanee, eventi, si mettono im mostra gli oggetti a rotazione, tutto nell’ottica della definizione adottata dall’ICOM (International Council of Museums), che identifica il museo come istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e specificamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto.

 

Come assicurare, allora, la salvaguardia degli oggetti custoditi e garantire al tempo stesso ai visitatori la possibilità di osservare le tanto ammirate testimonianze del passato?

 

L’articolo che oggi vi proponiamo riporta il punto di vista dei conservatori di uno dei più importanti e visitati musei del mondo, il British Museum, che ai suoi circa sei milioni di visitatori annui propone un’esposizione di oltre 50.000 oggetti, mentre nei suoi magazzini conservata quasi sette milioni di altri reperti ed opere d’arte.

 

Quando si tratta di confrontarsi con gli altri bisogna puntare in alto, no?