15 domande a… Mattia Mancini, egittologo
Mattia Mancini è egittologo e blogger.
Laureato in Scienze archeologiche presso La Sapienza di Roma e in Archeologia a Pisa, ha partecipato a diverse campagne di scavo a Luxor e scrive per la sezione egittologia dell’archeoblog dell’associazione V.O.L.O.
Alla fine del 2013 ha aperto il blog DJED MEDU. News di egittologia, mostre, pubblicazioni e tanto altro, dove scrive regolarmente raccontandoci l’Egitto e l’egittologia.
Gli abbiamo rivolto 15 domande a cui rispondere al volo.
Buona lettura!
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1 – Nome?
Mattia Mancini.
2 – Età (vera o mentale)?
Sulla carta d’identità c’è scritto che sono nato nel 1984. L’età mentale, invece, varia a seconda del giorno della settimana.
3 – Segni particolari?
Cordialmente burbero.
4 – Perché hai scelto di fare l’egittologo?
Non me lo ricordo più! So solo che mi ritrovo con un tema di 4ª elementare in cui scrivo di voler diventare come Howard Carter.
5 – Perché fai ancora l’egittologo?
In realtà, pur gravitando ancora intorno al mondo dell’egittologia, per il momento lavoro in Italia. In ogni caso, se non è bastato ritrovarmi nel bel mezzo della rivoluzione del 2011, essere minacciato in un posto di blocco, dormire per tre giorni nell’aeroporto del Cairo e tornare a casa con un C130, dubito che altro possa farmi cambiare idea.
6 – Che lavoro farai da grande?
Tornerò (spero) a fare l’archeologo in Egitto, con un piede nel deserto e l’altro nei campi coltivati.
7 – Un genio può esaudire un tuo desiderio riguardante l’archeologia in Italia. Cosa chiedi?
Un albo professionale e, se avanzasse un altro desiderio, far “riposare” un po’ i volontari.
8 – Se ti reincarnassi in un faraone, chi vorresti essere?
Thutmosi III, l’emblema dell’ostinazione. Ha dovuto aspettare vent’anni per riprendersi il potere dalla matrigna Hatshepsut, ma poi ha portato l’Egitto alla sua massima espansione territoriale. Noi archeologi dovremmo prenderlo ad esempio.
9 – Il tuo primo pensiero alla notizia: “staccata e riattaccata barba alla maschera di Tutankhamon”.
Muciaccia ha fatto scuola anche tra i restauratori egiziani…
Ora giochiamo:
10 – Che libro butteresti dalla torre: Il settimo papiro di Wilbur Smith o Death comes as the end di Agatha Christie? Perché?
Da amante dei gialli, quelli veri, mi tengo “C’era una volta” e butto Wilbur Smith. E poi, Agatha Christie conosceva bene l’Egitto avendo sposato un archeologo orientalista.
11 – Un kebab dopo il lavoro con Christian Greco o Zahi Hawass? Perché?
Ovviamente con il Direttore che, nel Museo Egizio di Torino, sta facendo cose che in Italia sono fantascientifiche. In quanto a Zahi, rischierei di dilungarmi troppo se elencassi tutti i motivi per cui non prenderei nemmeno una tazza di karkadè con lui. Possono bastare i servizi con Giacobbo.
12 – Se avessi la macchina del tempo ceneresti con Nefertiti o Cleopatra VII? Perché?
Considerando solo il lato estetico, senza dubbio Nefertiti (= “la bella è arrivata”). D’altronde, il confronto tra il busto di Berlino e il nasone con cui Cleopatra VII era rappresentata sulle monete è impietoso (scordatevi Liz Taylor!). Ma, se penso agli sbandamenti per la regina di personaggi del calibro di Antonio e Cesare, qualche dubbio mi viene…
13 – Puoi scegliere un “egittologo famoso” disposto a scrivere un guestpost sul tuo sito. Chi vorresti?
Se non dovessi bastare io come “archeologo famoso” (non so perché, ma sono stato definito così da un giornalista del Tirreno), mi piacerebbe pubblicare un articolo di Chris Naunton, direttore dell’Egypt Exploration Society, giovane, competente, ironico e molto social.
14 – Di chi faresti volentieri a meno? Quelli che “ma tanto lo sanno tutti che le piramidi le hanno costruite gli alieni” o quelli che “anche io volevo fare l’egittologo ma ora faccio il broker a Manhattan”?
Esiste un girone dell’inferno per quelli che accostano gli alieni all’Egitto, in cui cavano per l’eternità blocchi di granito con utensili in pietra e bronzo senza l’aiuto dei loro amici E.T.
15 – La tua definizione di archeologia.
L’archeologia è quella disciplina per cui si scava la terra senza ricavarne niente di commestibile (cit. mio nonno).
(@pr_archeologo)