OpenPompei: archeologia, trasparenza e legalità

Il preambolo

 

Con il crollo della Schola Armaturarum il 6 novembre del 2010 Pompei divenne l’emblema di un Paese allo sfascio e di una regione, la Campania, strangolata dalla Camorra.

Lo stato d’emergenza in cui versava e tuttora versa il sito archeologico, lo shock al seguito dei continui crolli e tutte le polemiche che ad essi si sono susseguite, hanno favorito la genesi del Grande Progetto Pompei, frutto della collaborazione tra Governo Italiano e Commissione Europea, presentato il 5 aprile 2012 e da subito operativo.

 

 

Il Progetto, finalizzato alla riqualificazione del sito archeologico di Pompei entro il 31 dicembre 2015, prevede una serie di interventi di restauro e potenziamento dei servizi, sotto la garanzia di un Protocollo di legalità.

 

 

Un momento importante del progetto è quello legato ai temi della trasparenza e della partecipazione, per garantire ai cittadini il controllo degli interventi e il rapido loro conseguimento:

– informare costantemente i cittadini sulla ratio della policy, sui processi amministrativi, sulla filiera delle imprese appaltatrici, sullo stato di avanzamento degli interventi e sui flussi finanziari relativi.

– recepire le segnalazioni e le proposte dei cittadini che vogliano dare così il loro contributo per lo sviluppo dell’area.

 

 

Open Pompei

 

È per concretizzare questi principi che nasce OpenPompei, progetto ideato da Studiare Sviluppo (società in-house del Ministero dell’Economia) e che vede Alberto Cottica come direttore operativo.

 

 

I suoi obiettivi principali sono chiari:

1. Promuovere la cultura della trasparenza delle amministrazioni pubbliche
2. Conoscere e capire il territorio campano
3. Valorizzare i nuovi protagonisti dello sviluppo in Campania

 

 

Open Pompei vuole essere un hackerspace, luogo in cui discutere ed elaborare strategie audaci e innovative, coinvolgendo, ad un tempo, Stato Italiano e innovatori sociali, attivisti, hackers, startuppers.

La sinergia degli attori digitali e dei cittadini deve servire a facilitare il monitoraggio dei dati, favorire il dibattito e suggerire miglioramenti, in un’ottica di partecipazione collettiva.

 

 

Imprescindibile diventa quindi l’uso degli Open Data, attraverso i quali rendere pubblici i dati su politiche amministrative, gare, appalti, servizi, forniture, flussi di denaro e stato dei lavori, cominciando da quelli della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei e del Grande Progetto Pompei.

 

 

Quale futuro

 

“Il sogno dietro OpenPompei è di costruire un’alleanza tra civic hackers, impresa sana e Stato, per tenere alta l’attenzione sulla spesa pubblica e combattere la corruzione… Visto che si fa spesa pubblica sulla cultura in Campania e la si protegge contro infiltrazioni criminali, vale la pena di fare un passo in più, e pubblicare i dati di spesa del Grande Progetto Pompei in formato aperto” (link al blog di Alberto Cottica)

 

Qui è disponibile un’intervista ad Alberto Cotttica sul progetto OpenPompei

 

 

Who’s who : Alberto Cottica è un economista esperto di politiche pubbliche collaborative e partecipazione online. Si impegna per rendere l’azione di governo più aperta e intelligente, utilizzando Internet per attingere all’intelligenza collettiva dei cittadini. Appassionato di matematica delle reti per imparare a progettare dinamiche sociali emergenti. È stato (anche) musicista rock, membro fondatore dei Modena City Rambles e dei Fiamma Fumana.

#BelliDaMorire: lo storify della puntata di Report

Italia, Turismo, Archeologia, Arte, Paesaggio, Lavoro, Giovani, Idee… queste sono le parole chiave della puntata di Report andata in onda domenica 5 Maggio 2013. I sintagmi che ne riassumono meglio i contenuti sono invece altri due: spreco di risorse ed occasioni perse. Siti mal gestiti e progetti innovativi, già finanziati, verso cui la pubblica amministrazione oppone un muro di gomma.

 

Ma i carnefici del nostro scarso buonumore domenicale non erano sazi. Magistralmente hanno deciso di sottoporci un’ulteriore questione: perché i servizi aggiuntivi delle realtà museali più universalmente note e redditizie sono in mano ai soliti noti? E, per par condicio, perché degli sconosciuti Carneadi organizzano mostre a Castel Sant’Angelo? I furbetti del museo, verrebbe da dire.
Questioni fondamentali e complesse quelle trattate. A noi di Professione Archeologo preme sottolineare l’aspetto forse più esemplificativo che condanna i nostri beni culturali e paesaggistici ad essere #BelliDaMorire: la quasi totale mancanza di comunicazione sul web del nostro patrimonio culturale.

 

In una realtà in cui la divulgazione diventa sempre più interattiva e la condivisione un paradigma al quale non si può sfuggire, si assiste alla totale carenza di strategie web di promozione turistica e culturale nel mondo dei beni culturali. L’Italia sembra non essere all’altezza del ruolo. Eppure non mancano le professionalità in grado di gestire campagne di social media marketing o di elaborare strategie di diffusione e partecipazione, energie giovani e vitali sconfortate dal panorama che si trovano di fronte.
Non è difficile, basta soltanto avere un’idea di progettualità sul lungo periodo, scrollandosi di dosso un pò di polvere.

 

Poiché la libera circolazione dei dati, e l’utilizzo dei newmedia sono alla base di ciò che questo portale si propone di fare e siccome i cinguettii riguardanti #bellidamorire sono stati tanti ve ne proponiamo lo storify. Buona lettura!

 

Storify di #BelliDaMorire

 

Sul sito di Report è possibile rivedere la puntata

 

 

L’Aquila 5 maggio: appuntamento con l’arte da ricostruire

Era la notte del 6 aprile 2009. La città de L’Aquila veniva colpita drammaticamente da un violento terremoto.

 

Sono trascorsi 4 anni.

 

Oggi L’Aquila si ritrova annullata, tra monumenti crollati e new town di cemento. Ma non tutti hanno dimenticato.

 

Il prossimo 5 maggio gli storici dell’arte italiani sono chiamati a riunirsi in città: insegnanti di scuola, professori universitari, funzionari del Mibac o di altri enti, studenti, dottorandi, laureandi, pensionati. L’appuntamento è pensato per rimettere al centro del dibattito pubblico le necessità di una ricostruzione che faccia da argine all’inarrestabile stupro edilizio del territorio, all’alienazione, alla banalizzazione del patrimonio storico monumentale.

 

La ricostruzione di un tessuto civile, culturale, storico pensata come strumento di formazione alla cittadinanza: è questo lo spirito che anima l’iniziativa sostenuta e fortemente voluta dagli storici dell’arte italiana.

 

L’iniziativa vedrà la partecipazione del neo Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray. L’evento sarà introdotto da Tommaso Montanari e le conclusioni affisate a Salvatore Settis.

 

Rimandiamo al sito ufficiale qui dove potrete trovare l’elenco dei promotori, il programma e le informazioni logistiche.