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3 commenti
  1. Marco De Donno
    Marco De Donno dice:

    Vediamo se mi riesce di sollevare una delicata e ben nota questione senza apparire sgarbato o troppo noioso.
    Tu sai che ammiro quello che stai facendo e te lo confermo.
    Poi non c’è dubbio che le tue parole siano piacevolmente ponderate.

    Ma credimi sulla parola: quando un Archeologo stratigrafico di quelli giusto un poco metodologicamente talebani –diciamo un italiano convertito da una vita alla più rigorosa scuola inglese “single context”- guarda la tua invitante immagine di lasagna, ti assicuro che non parte in quarta a ragionare delle gustose stratificazioni che la compongono, ma harrisianamente gli viene in mente di avere di fronte come prima e in ordine cronologico più recente evidenza un “taglio verticale di asportazione di lasagna”, cioè per primissima cosa nota subito la traccia autoevidente di una azione a partire dall’alto più recente di tutte le altre consistente in una sottrazione, vale a dire nel nostro caso culinario quella azione che fuor di ogni dubbio ha appena portato via una fetta.
    Questo per dire che quello che più di tutto gli interessa (ma guarda un po’ te i gusti della gente) non sono poi tanto gli strati, bensì quelle superfici che rendono evidenti singoli episodi.

    In questo senso al nostro fissato di stratigrafia –subito dopo essersi compiaciuto della genialata di aver capito e annotato che qualcuno si è già portato via una fetta- non gli viene più che tanto in mente di andare a contare in sezione strologando quanti siano gli strati interni alla lasagna, perché sa per esperienza che i fogli di pasta per il normale non vanno mica sani sani da parte a parte della teglia di cottura, ma un po’ si sovrappongono, un po’ mancano, lì c’è un po’ più di condimento e là un po’ più di pasta, magari in certe zone il secondo strato si confonde direttamente con il quarto perché il terzo non c’è, e a seconda delle ricette regionali potrebbe improvvisamente comparire da qualche parte dell’uovo sodo o addirittura qualche polpettina di carne, e se uno volesse proprio per forza scoprire con che ordine tutte queste bontà sono state posate una sull’altra non dovrebbe guardare una sezione, ma sfogliare pazientemente dall’alto.

    Capisco bene che con la lasagna il paragone regge male, ma per aiutare i nostri più giovani o più inesperti a rifuggire il metodologicamente fallace approccio del ragionare sulla sezione, pensiamo magari alla vista un po’ dall’alto di una guantiera traboccante di pastine miste e immaginiamo di volerci chiedere in quale ordine progressivo siano state messe ciascun tipo sul vassoio: ecco che potremmo immaginarcelo come uno strano e particolare gioco di shangai fra unità fra loro non necessariamente uguali nell’aspetto: in affioramento c’è un livellamento tardo di dolcetti di mandorle, ma se lo rimuoviamo delicatamente rispettando il suo andamento, anche ove fosse non esattamente orizzontale, vediamo che appena sotto c’è un crollo di sfogliatine e se procediamo nella nostra operazione di smontaggio sistematico magari scopriamo che sotto a tutto c’è una struttura di fondazione di cannoncini alla crema e fra le une e le altre queste dolci Unità Stratigrafiche chissà quali ulteriori presenze impreviste.
    Magari la curiosità di vedere cosa ci fosse sul fondo l’avevano avuta un po’ tutti e magari di che cosa si trattasse qualcuno l’aveva un po’ sommariamente intuito sin da subito sbirciando nei pertugi, ma un minimo di buona educazione (nel nostro caso direi indispensabile rigore scientifico) impone di non affrettarsi ad allungare le mani sulle delizie che sono più in basso –non c’è bisogno nemmeno di nominarle o di arrischiare una interpretazione fintanto che sono ancora coperte dalle altre- prima che quelle più superficiali non siano state ben bene sistemate a dovere 🙂

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    • Antonia
      Antonia dice:

      Ciao Marco! Il tuo ragionamento non fa una piega fino a…la classica giornata lavorativa di un’archeologa da strada (quale io mi definisco) che invece si trova a fare i conti ogni giorno con le sezioni di una trincea per la posa di cavi elettrici o di tubature le più varie. Ed è lì che la lasagna viene in soccorso con i suoi strati visibili solo in sezione.
      Grazie per essere un mio assiduo lettore e spero di riuscire presto a incontrarti dal vivo!

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  2. Marco De Donno
    Marco De Donno dice:

    Già, il buon metodo si scontra (o si incontra, quando si è fortunati o veramente bravi) con la realtà pratica del lavoro per come esso si presenta nella quotidianità.
    Non è facile mantenere il rigore metodologico nello sporco e nei tempi stretti di una trincea di posa di sottoservizi: però un aspetto che mi sforzo di applicare da ormai quasi quaranta anni di attività di cantiere (per la verità è una esagerazione, ne faccio solo trentanove il mese quell’altro) è tenere chiaro a mente e riportare coerentemente nella documentazione la illegittmità metodologica (in Archeologia, sia chiaro, in altre discipline sarebbe diverso) del dichiarare individuate delle Unità Stratigrafiche unicamente sulla base dall’apprezzamento di una sezione residuale di scavo.
    Un modo per mantenere fede al buon metodo quando le circostanze impediscono un corretto approccio “single context” può essere quello di documentare sì tutto per come lo si vede, se non si è potuto fare di meglio come no, ma nel far ciò rifiutarsi tassativamente di numerare come US tracce viste solo in sezione tutte insieme e non dall’alto una per una (per esempio riufiutandosi di utilizzare la scheda di US normale e sostituendola con una modalità di registrazione differente che marchi questa anomalia o magari istituendo elencazioni specifiche e dove possibile non numeriche perché a nessuno venga in mente che si tratti di evidenze veramente scavate archeologicamente, o addirittura nessuna scheda e nessuna elencazione proprio ma solo annotazioni sul disegno della sezione o colonna stratigrafica ).
    Ne faccio una questione scientifica in primo luogo, ma subito di seguito anche commerciale; se faccio risultare in documentazione delle schede di US (e magari persino un matrix) per situazioni nelle quali ho dovuto giocoforza accettare di veder sbancare tutto a sezione obbligata salvo poi esaminare le pareti, sto simulando una documentazione di archeologia stratigrafica, quando invece sto facendo una operazione emergenziale di carattere non veramente stratigrafico.
    In casi di trincee di posa particolarmente articolate questo rigore mi ha salvato più di una volta dal generare falsi rapporti stratigrafici fra ciò che stava sopra o sotto uno “strato” solo apparentemente continuo per colore consistenza e composizione (ma che in realtà spostandomi non era veramente sempre il medesimo, come sarebbe facilmente emerso dalla vista dall’alto della sua superficie pulita).
    Che io sia un talebano su queste cose, sono stato il primo ad ammetterlo.

    Comunque ogni soccorso culinario è sempre benvenuto.
    Grazie per la tua ospitalità.

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