Artigianato e Palazzo: tracce di archeologia

È trascorsa una settimana da Artigianato e Palazzo, una delle più importanti manifestazioni che animano la primavera fiorentina da ben 23 anni. L’evento che ha come sottotitolo “Botteghe artigiane e loro committenze” nasce nel 1995 da un’idea di Neri Torrigiani e viene promossa, nonché ospitata nel giardino della sua dimora seicentesca, dalla principessa Giorgiana Corsini con  un obiettivo programmatico: rivalutare e raccontare la figura dell’artigiano nella sua evoluzione fino ai giorni nostri. Quel sapere artigianale da sempre fiore all’occhiello della manifattura italiana nel mondo.

 

Cosa c’entra dunque Professione Archeologo con Artigianato e Palazzo?

 

Come avrete seguito nelle nostre Stories su Instagram, dal 17 al 19 maggio abbiamo preso parte all’evento in qualità di guest blogger selezionati nell’ambito del topic Blogs And Crafts, i giovani artigiani e il web, iniziativa nata a latere dell’evento principale che da  quattro anni presenta le nuove generazioni di artigiani a confronto con le nuove professionalità della comunicazione. Un gruppo di dieci blogger chiamati a raccontare i giorni della manifestazione, ognuno dal suo personalissimo punto di vista.

E altrimenti che blogger saremmo?

 

La sfida per noi è stata quella di cercare tracce di archeologia in un evento che non ha certamente come fulcro l’antichità ma che quest’anno si è caratterizzato per la raccolta fondi a favore della riapertura del Museo di Doccia, che ospita la più importante collezione di ceramiche Ginori del mondo. Se volete approfondire e saperne di più, potete leggere il nostro post qui.

 

Dunque arrivati al Giardino Corsini abbiamo dato il via alla missione “Trovare l’archeologia ovunque”, riuscire cioè a scovare riferimenti al mondo antico per dimostrare una volta di più, qualora fosse necessario, quanto la nostra disciplina sia attuale e viva nella contemporaneità.

 

Di seguito trovate le 3 TRACCE DI ARCHEOLOGIA ad Artigianato e Palazzo:

 

Il Giardino Corsini

 

Entrare nel Giardino Corsini lascia senza fiato: un lungo muro separa questo angolo di paradiso dal caos cittadino. Varcato l’ingresso ci si trova catapultati nel Seicento: un giardino all’italiana con aiuole geometricamente sagomate, labirinti di siepi e il grande viale centrale costeggiato da statue neoclassiche che richiamano l’iconografia di opere antiche, secondo il gusto barocco dell’epoca. E già qui le tracce del passato fanno aguzzare la vista. Il Giardino Corsini al Prato nasce come progetto di Alessandro Acciaiuoli con l’obiettivo di realizzare un “casino di delizie”. Nel 1620 la proprietà passa ai Corsini che danno all’area la struttura visibile oggi.

 

Percorrendo il viale, fiancheggiato dalle statue marmoree poste ad altezze differenti sui rispettivi piedistalli per conferire profondità al percorso verso il Palazzo padronale, si giunge in prossimità della residenza principesca: una loggia inquadrata da tre arcate definisce l’ingresso.

 

Saliti i pochi gradini si spalanca una porta spazio temporale e si passa dal Seicento all’età greco-romana: la facciata del palazzo è un lapidarium vero e proprio. Una collezione imponente di lapidi e iscrizioni greche e romane impreziosisce il prospetto del palazzo. Nel Settecento infatti la famiglia Corsini raggiunse l’apogeo tanto che il Cardinale Lorenzo Corsini fu eletto al soglio pontificio come Papa Clemente XII, il cui nipote Neri fu grande collezionista di antichità. Dobbiamo proprio a lui la raccolta epigrafica murata nella facciata di Palazzo Corsini al Prato.

 

 

Loggia di Palazzo Corsini al Prato

 

 

Iscirizioni nella facciata di Palazzo Corsini al Prato

 

 

Il Giardino di Livia

 

Passeggiando tra gli stand di Artigianato e Palazzo ad un certo punto l’attenzione viene catturata da un’immagine: un  giardino dipinto con alberi che si stagliano su uno sfondo nelle tonalità del verde e dell’azzurro. Improvvisamente un’intuizione da archeologi: il giardino della Villa di Livia con gli affreschi del ninfeo sotterraneo, oggi conservati a Palazzo Massimo alle Terme.

 

Terra D’Ombra

 

Affresco della Villa di Livia

 

 

L’intuizione si conferma corretta: un veloce scambio di battute con l’artigiana Elena D’Atti di Terra D’Ombra  per capire che si tratta di un omaggio allo splendido giardino della villa di Prima Porta. Elena ci racconta che proprio l’incanto suscitato dalla visita al museo romano le ha dato l’ispirazione per riprodurre, in una versione rivista e corretta, una parte del giardino illusionistico della villa augustea.

 

 

Manifattura Ginori

 

Al percorso che porta da un pezzo d’argilla alla nascita di un vaso in ceramica era invece dedicata la Mostra Principe all’interno della Limonaia Piccola del Giardino Corsini: artigiani che dalla modellazione alla decorazione presentavano ai visitatori i vari passaggi della Manifattura Richard Ginori. Un momento importante di didattica per gli archeologi che si occupano di ceramica, in particolare di quella post antica, che tante volte ritroviamo negli scavi urbani.

https://www.instagram.com/p/BjACGOWASwg/

 

 

E a proposito della Manifattura Ginori, un extra bonus di questa veloce carrellata è dedicato al donamat Donachiaro: il sistema di raccolta fondi per la riapertura del Museo di Doccia. All’interno della loggia di Palazzo Corsini è stato infatti sistemata una stazione digitale Itineris che permetteva a chiunque volesse partecipare al fundrising per il museo di fare una donazione. Si tratta di uno sportello bancomat mobile al contrario: invece di ritirare il denaro, attraverso carta o contanti, si può donare senza un limite minimo di importo.

 

Un metodo innovativo che potrebbe magari un giorno essere applicato a tanti piccoli musei italiani per campagne mirate di fundraising.

 

Antonia Falcone

(@antoniafalcone)

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