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27 commenti
  1. Paola
    Paola dice:

    …quando quasi tutti sono Sommersi e quasi nessuno Salvato ripescare i cadaveri per riempire le sedie che si è scelto scientemente di lasciare vuote non è Grottesco, è disprezzo dell’altrui intelligenza e DIgnità. Sarà un paragone macabro ma così è. Anche se non vi pare.

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  2. giuliano
    giuliano dice:

    l’archeologia e i bbcc sono stritolati fra opposte pressioni verso il volontariato. Lo fa il ministero, in modo sprezzante e arrogante, con questi mezzi, o con appositi regolamenti, addirittura una magna charta (siamo gente colta, no?). Lo fa perché i dirigenti, vecchi e nuovi ce l’hanno nel sangue questa idea da crocerossine dei beni culturali (@steko mi segnala questo link http://www.fpcgil.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/25313)
    Lo fa l’Università, insegnando un mestiere che non esiste e pagando con la moneta fuori corso della promessa di una carriera nella ricerca (http://www.passatoefuturo.com/2012/11/amistad.html). Io ci sono dentro fino al collo, ma non perdo la convinzione che tutto questo si possa cambiare …
    D’altronde, lo abbiamo capito, la cultura è un’attività estrattiva; servono solo molti operai (meglio volontari, se è possibile) per arricchire i soliti noti.

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    • Paola
      Paola dice:

      Attiività estrattiva: definizione amaramente azzeccata. Peccato che oltre a macellare la manodopera operando così si rischi anche di trasformare i diamanti più o meno grezzi in vile carbone. La miopia nelle decisioni e il troppo amore delle rendite di posizione sono il problema dei problemi. Lancio una provocazione, quando mi si dice che siamo noi ad essere spocchiosi perché vogliamo fare il lavoro per cui abbiamo studiato e che, per DIANA, sappiamo fare mi sembra che si faccia lo stesso giochetto che è stato attuato di recente in campo politico quando si sono accusati certi giovani non inquadrati di essere troppo influenzati dai social media. Detto sinteticamente: chi parla è cosciente di quale è il problema, magari lo ha pure in parte creato, ma scarica sugli anelli deboli. O presunti tali. E questa chiamata al volontariato non è forse un giochetto simile ? Venite belli, voi che twitttate etc., e dimostrate quanto bene volete all’Arte… Infinito gliene vogliamo, ma se accettassimo aggraveremmo la malattia.

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    • Caterina Ottomano
      Caterina Ottomano dice:

      Giuliano.
      Ho lavorato su molti scavi insieme ad operari specializzati che, pur non sapendo assolutamente niente di archeologia, erano interessati, collaborativi e facevano molto bene il loro lavoro: cioè pala, piccone e carriola. Ho anche avuto la sventura di trovarmi appiccicati dei volontari (non studenti), che non solo non erano in grado utilizzare correttamente nessuno degli attrezzi di cui sopra, ma che, volendo a tutti costi occuparsi dei ‘lavori fini’, facevano dei danni pazzeschi. Per fortuna oggi come oggi la legge proibisce l’ingresso di operatori volontari nei cantieri.

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  3. Lucia
    Lucia dice:

    Il volontariato è l’ultima frontiera della irriconoscenza e dello svilimento, quella dalla quale sarà difficile il ritorno. L’archeologia, diciamocelo, viene vista come una professione solo dagli archeologi. Per il resto del mondo siamo altro: per i più clementi siamo sognatori, per i più realisti siamo irriducibili disoccupati. ma cosa aspettarci da una profesione nata come hobby di ricchi rampolli inglesi con la faccia bruciata dal sole del Cairo? Ma potrei anche sopravvivere alle facce interrogative dei “non addetti ai lavori” che mi dicono chi me lo fa fare a fare questo mestiere, ma dai cosiddetti “addetti ai lavori” no. Ma perchè non c’è richiesta di associazioni di volotari al posto degli ingegneri o di cardiochirughi? Perchè solo e soltanto la nostra professione sembra essere sempre approssimativa e “sostituibile” e soprattutto alla portata di qualsiasi appassionato-amatore della domenica che vuole provare il brivido della scoperta o l’estasi sthendaliana , lasciando a noi, archeologi titolati il “lavoro sposrco”, quello con la ruspa otto ore dentro le orecchie e l’afa dell’asfalto che ti brucia le suole. Non ci sto alla spiegazione che non ci sono fondi, troppo comodo. Allora che restino chiusi, che chiuda tutto. Che si senta per una volta la mancanza della nostra professione. che ci siano file di turisti incazzati per i musei e le aree archeologiche chiuse. Che se ne vadano i turisti lasciando a bocca asciutta commercianti, albergatori, ristoratori. Che si svuoti questa benedetta Italia. Così come cadano gli edifici a Pompei, e perchè no, venga giù anche qualche pezzo del Colosseo. E magari, davanti alle lacrime di coccodrillo di qualche politico, davanti a tanto scempio forse potremmo rivendicare i nostri diritti, primo fra tutti quello di essere riconosciuti come professionisti.

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    • Paola
      Paola dice:

      Concordo con te Lucia soprattutto sull’ipocrisia di gran parte della Casta dei BBCC, passami il termine, per cui quello che secondo loro è svilente come professione, ovvero l’archeologia di emergenza la dobbiamo fare noi poveri sfigati dottori, senza santi in paradiso o fortunate sistemazioni accademiche, mentre di tutto quello che è valorizzazione, secondo loro meno svilente, se ne può occupare chiunque, basta sia gratis. O anche noi, certo, basta che sia a costo zero e senza alzare la cresta. Qualcosa non torna. E quello che non torna è proprio che ai tempi di G.B. Belzoni nonchè del Grand Tour non è la società ad esserci rimasta ma le logiche e le politiche di gestione del patrimonio in Italia. Certo che la voce degli scontenti finalmente si faccia sentire è un passo avanti. Ma probabilmente saremo classificati come i poveracci che si lamentano. Una sola cosa mi conforta: credo che chi dentro i musei ci lavora sia forse più arrabbiato di noi. Detto questo non ci incattiviamo, non ci deprimiamo, e, nel rispetto delle singole scelte continuiamo a raccontare il vero volto di questo mestiere e a denunciare l’ipocrisia di chi ne parla senza saperne nulla.

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    • Caterina Ottomano
      Caterina Ottomano dice:

      Lucia, sono completamente in accordo con te.
      Un cardiochirurgo può fare l’archeologo, tanto, anche se devasta qualche metro quadro di stratigrafia, non muore nessuno. Solo la nostra storia

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  4. Bianca
    Bianca dice:

    Noi non siamo degli appassionati Noi siamo dei Professionisti. Tutto parte dal principio che l’Italia è piena di ignoranti. Sarebbe un pò come se ci si facesse operare da un volontario, si affidasse una causa legale ad un volontario, ci si facesse aggiustare la macchina da un volontario…

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  5. Paola
    Paola dice:

    Bianca io credo che in molti casi più che ignoranza sia miopia. Miopia nella gestione, miopia nelle scelte, miopia nelle politiche…. La cosa più sconfortante è che il difetto visivo non affligge solo l’uomo della strada, affligge chi prende decisioni. Non siamo il solo comparto che soffre per questa situazione ma questo non giustifica certe iniziative. A titolo personale, ditemi se sbaglio, voglio sottolineare che dal 20 al 28 Aprile, con Invasioni Digitali, l’Italia è stata INVASA da privati cittadini che hanno organizzato visite di ogni natura e genere. Me compresa. Una cosa però è che io, professionista, decida di dedicare volontariamente il mio tempo a qualcosa in cui credo, che organizzo e che faccio se ho tempo, un’altra è che si chiedano volontari per supplire a carenze di iniziative organizzate dal detentore della tutela. Da che mondo è mondo le cose si organizzano se ci sono le risorse per farle.

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  6. marina
    marina dice:

    In Italia esistono 2 tipi di volontari: quelli costretti a farlo (chi per tirocinio, chi perché ricattato moralmente perché “se ora lo faccio gratis magari più in là mi pagheranno”) e quelli che, avendo già un lavoro ben retribuito e possibilmente noioso oppure avendo già raggiunto l’agognata pensione, possono finalmente realizzare il loro grande desiderio di una vita di “darsi alla Cultura”.
    In entrambi i casi la proposta del MiBAC di chiamare a raccolta i volontari per la notte dei musei (poi sarà per le domeniche, quindi per tutti i festivi e superfestivi, ivi compresi Natale, Pasqua e I maggio) non fa altro che svilire e svalutare una professione il cui ruolo, peso e funzione evidentemente non sono chiari all’interno stesso del MiBAC. Perché a chi vi risponderà con “ma che svilimento della professione? Si tratta di fare solo da custodi!” Io rispondo che se così fosse l’ultimo concorso che il MiBAC stesso ha bandito – per custodi – è stata una prova di forza per chi l’ha affrontata, che ha dovuto dimostrare di conoscere non solo il codice dei BBCC, ma anche l’archeologia in generale e nello specifico l’archeologia della regione per la quale concorreva (tra le altre cose): il profilo professionale dell’Assistente alla Vigilanza così come previsto dal MiBAC prevede ben più che il mero stare in sala a dire “no flash” ai visitatori, ma parla di accoglienza e di comunicazione al pubblico, dunque richiede al custode delle competenze per le quali ci vuole una certa preparazione. Ora, in un mondo perfetto tutti i custodi in forza al MiBAC dovrebbero essere degli Assistenti alla Vigilanza di questo tipo, cosa che ahimè non accade, anche perché un tempo il custode davvero doveva stare in sala e basta. Ma ora no, e allora non ci si improvvisa custodi per una sera.
    Ai volontari “per forza” dico: non fatevi allettare dalla chimera di un “magari un giorno verrò pagato”, perché non succederà (non nel MiBAC, per lo meno); ai volontari pensionati dico: vi piace la cultura? Andate a visitarli i musei, invece che tenerli aperti; farete un doppio favore alla società: non sarete complici di questo modo di fare che svilisce il lavoro di chi nel settore della cultura ci campa, e anzi farete girare la cultura, scegliendo di volta in volta un museo diverso e permettendogli in questo modo di non morire per carenza di personale. Perché anche per i Musei è la domanda che genera l’offerta…
    Un’ultima considerazione, e qui chiudo: io mi infervoro se il MiBAC chiama dei volontari nei musei statali, perché lo leggo come la spia di una cancrena che si va diffondendo sempre più nel corpo del ministero, andando a minare le assunzioni di chi ‘sto ministero lo fa campare, ovvero chi fisicamente tiene i musei aperti. Per le strutture private, civiche e rette da fondazioni mi rendo conto che la situazione possa essere differente (tranne il fatto che se non puoi assicurare la presenza di un dipendente fisso per tenere aperto il museo, per me il museo resta chiuso, ma questa è un’altra storia), e tuttavia proprio da qui nasce la mia arringa finale. Cara la mia Borletti Buitoni, che ti sciacqui tanto la bocca con il volontariato nel settore musei, lo so bene che al FAI funziona così e che è l’unico modo per tenere aperte le ville e i giardini nelle giornate del FAI, ma se Dio vuole il MiBAC non è (ancora) come il FAI, quindi, per favore, smettiamola. Grazie.

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    • Paola
      Paola dice:

      La mia sensazione chi ci lavora nei musei fosse più arrabbiato di chi non ci lavora, sembra essere giusta! Cosa aggiungere ad una tanto circostanziata disamina? Che come sempre cercano di trattarci come ” minus habens” descrivendoci una realtà che non esiste. Il MIBAC non è il FAI, gli assistenti di vigilanza non sono custodi, i volontari non possono e non devono sostituire i professionisti : noi lo sappiamo Marina, la gente fuori secondo me lo intuisce, ma mi chiedo…quelli lassù, la ristretta cerchia che micat in vertice…lo sa? Voglio essere equa, alcuni non lo sanno, ma potrebbero documentarsi, gli altri lo sanno ma si raccontano e ci raccontano che non è vero. Non so se sia dolo o abbrutimento. Di certo almeno nel primo girone dovrebbero finirci. Io, per origini geografiche, preferirei finire fra gli scialacquatori…ma ahimè dovrò scegliere un’altra calda destinazione. 😉

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    • Caterina Ottomano
      Caterina Ottomano dice:

      Cara Marina.
      Quando ho letto che Ilaria Borletti Buitoni, laurea in sceinze politiche e una cofana che sembra Moira Orfei, è stata nominata sottosegratrio ai Beni Culturali e Turismo, mi si è gelato il sangue. L’unica mia speranza, a questo punto, è che il governo cada presto.

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  7. Serena
    Serena dice:

    Si è aperto un grande dibattito riguardo all’impiego di volontari in occasione della Notte dei Musei del 18 maggio. Anche io sono parecchio contrariata, sebbene forse in quel caso la mansione da svolgere non sia propriamente quella dell’archeologo o del conservatore dei beni culturali; tuttavia è proprio l’idea alla base che non va e che venga dalle istituzioni è davvero di pessimo auspicio. Come affermava Paola: se non si dispone delle risorse necessarie non si fa, punto. Comunque di solito, in Italia, tutto ciò che ruota intorno a un tipo di volontariato che non abbia a che fare con la solidarietà sociale, ha sempre qualcosa che non va. Volevo approfittare della vicenda per soffermare l’attenzione sull’impiego del volontariato archeologico anche in altri settori più propriamente specialistici: va bene l’impiego di studenti per scavi all’interno delle università, in fondo da qualche parte dovremmo pur imparare attraverso la vecchia procedura dell’apprendistato, ma sinceramente fatico a comprendere l’esistenza dei campi archeologici estivi per ragazzi o esperienze di volontariato affini ad esso. Questo tipo di attività non mi sembra né volontariato né apprendistato bensì sfruttamento. Mi sembra un atto di furbizia, ecco. Non so, potrei sbagliarmi, però è un pensiero che mi viene in mente ogni qualvolta, cercando lavoro, mi trovo di fronte a bandi per scavi archeologici composti da team di volontari non afferenti al mondo universitario. Non siamo solo noi gli sfruttati, anche questi volontari sono sfruttati. Questo è un po’ il nocciolo a cui volevo arrivare.

    Rispondi
    • Paola
      Paola dice:

      Esatto Serena. Qui non stiamo criticando il sistema solo perché lede la nostra possibilità di esercitare una professione, ci interroghiamo su certe vicende perché sono la spia di una macchina che non funziona e nel non funzionare danneggia i diritti di tutti. Godere e trarre insegnamenti dal patrimimonio culturale è un diritto dei cittadini ergo la tutela, la ricerca e la narrazione dei BBCC dovrebbe essere affidata a professionisti. Anche io ho delle perplessità su un certo tipo di scavi, tuttavia ne conosco anche di gestiti proficuamente ed onestamente da colleghi che, ahimè, faticano a trovare l’inquadramento che meriterebbero al di fuori di tali iniziative. Io credo che se il lavoro dell’archeologo fosse seriamente inquadrato e si facessero serie nonché sistematiche operazioni utili a raccontare lo scavo mentre è in fieri…cesserebbe in parte anche il mercato degli ” scavatori per caso”. È una questione culturale.

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  8. Alessandro
    Alessandro dice:

    Leggo e rileggo il post e i commenti e non riesco a far a meno di sentire un senso di rabbia e frustrazione crescente. Per condivisione, non per disaccordo.
    Vorrei fare i complimenti ad Antonia, per l’intervento e per aver espresso così lucidamente le istanze che tutti noi stiamo sostenendo, e a tutti voi per la vivacità della discussione che si sta generando sull’argomento.
    Marina, io ho impiegato 10 anni per far capire ai miei genitori che non stavo studiando (spendendo i loro soldi) per spolverare un mucchio di pietre o dissotterrare uno scheletro. Forse ce ne vorranno altri 10 per far capire alla società civile che gli assistenti alla vigilanza non sono custodi buoni a dire solo “no flash”, ma sono persone che hanno studiato l’archeologia del territorio, che conoscono il codice dei beni culturali, che molto probabilmente parlano più di due lingue e conoscono come le proprie tasche uno specifico periodo storico dell’antichità.
    Certo Serena, anche l’idea di mandare avanti uno scavo con l’impiego di volontari è un’aberrazione. Un tentativo di sopperire al lavoro degli esperti servendosi di persone che “tanto due picconate le sanno dare e un coccio lo riconosceranno”.
    Ecco la sintesi: piccone, pala, carriola, cocci. Con un po’ di “addestramento”, anche mio cugino di 15 anni o mio zio di 69 sarebbe capaci di farlo.
    Se questo è il sentire comune – anzi, se questo si dimostra essere anche il sentire delle istituzioni che i beni culturali dovrebbero gestirli ed amministrarli – non cambierà mai nulla.
    Allora come e cosa fare per far cambiare le cose? Spererei non dovendo arrivare alle proposte di Lucia (consapevole che fossero frutto di una provocazione ‘reazionaria’) ma a volte per disperazione mi ritrovo a pensare le stesse cose.
    Forse dovremmo far conoscere meglio il nostro lavoro? Far capire ai “non addetti ai lavori” ciò che facciamo e ciò che solo noi siamo in grado di fare perché abbiamo studiato e sudato?
    Forse dovremmo comunicare meglio il nostro lavoro (e i nostri risultati)? Far capire che la pratica archeologica – anche la più economicamente invalidante che ti porta una trincea davanti al negozio di souvenirs del centro storico – può generare valore (sociale, culturale ed economico) prendendo spunto dall’estero?
    Forse dovremmo pensare i musei con un approccio proattivo e non pedissequamente e sterilmente reattivo verso le nuove tecnologie intese come mezzi di comunicazione e non come ‘gingilli’ per tecnofili fini a se stessi?
    Forse dovremmo imparare a fornire a quei pochi visitatori che i nostri musei hanno, un’esperienza più che una visita; un’esperienza di visita e ‘di viaggio temporale’ che solo noi possiamo e sappiamo dar loro?
    Forse tutte queste cose insieme o forse – nel nostro piccolo – una alla volta. Ma come ho commentato nell’ultimo post di Giuliano, saranno davvero tutti disposti a perdere un pezzettino del loro “posto al sole” per far cambiare le cose?

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    • Paola
      Paola dice:

      …bisogna saper perdere. Credo sia l’unica via d’uscita. A proposito di trincee davanti a negozi di souvenir: ho visto capitali europee in cui, sulla pavimentazione che copriva quella trincea,, se archeologicamente rilevante, era stata inserita la silhouette in ottone dei reperti trovati. Anche questa è narrazione, anche questo è turismo. E non ditemi che costa troppo, che io i capitolati ed i valori degli interventi urbani li conosco. Non sono piccole opere di valorizzazione come queste a farli salire.

      Rispondi
  9. Caterina Ottomano
    Caterina Ottomano dice:

    Io sono sempre stata fieramente contraria al volontariato nei beni culturali: Per prima cosa perchè la professionalità non si improvvisa; non è suffciente mandare a memoria una lezioncina e poi fare da guida in un museo o in un’area archeologica. Poi ho la convinzione, che si è rafforzata in anni di frequentazione, che, fatte salve alcune luminose eccezioni, la maggior parte degli operatori volontari siano convinti di essere degli angeli salvatori del patrimonio e che senza di loro tutto si sfalderebbe. In realtà i gruppi archeologici e le associazioni culturali a me paiono insiemi raccogliticci, in cui convergono pensionati senza più scopo nella vita, signore di buona famiglia con lauree polverose, impiegati e professionisti con la passione per l’archeologia e la storia dell’arte che hanno preferito la pagnotta allo sporco lavoro sul campo. Solo un paio di settimane fa sono stata chiamata su un cantiere dell’Anas che, nonostante fosse costantemente seguito da archeologi professionisti, riceveva le visite dei membri di un locale gruppo archeologico i quali, entrati abusivamente e fuori dall’orario di lavoro nel cantiere, hanno minuziosamente scandagliato i cumuli di scavo dello strato arativo, raccogliendo alcuni frammenti di ceramica di epoche le più varie; poi hanno inviato una relazione minuziosa alla soprintendenza denunciando il fatto che, evidentemente, gli archeologi non avevano seguito come dovuto i lavori ed adombrando collusioni con l’impresa committente.

    Rispondi
  10. Caterina Ottomano
    Caterina Ottomano dice:

    Borletti Buotoni ha pubblicato sul suo sito un comunicato a proposito della chiamata per i volontari. Ecco il testo.
    In questi giorni sono state sollevate polemiche sull’uso dei volontari da parte del Ministero dei Beni Culturali per l’apertura straordinaria dei Musei del prossimo 18 maggio.
    Vorrei solo ricordare a tutti che dal 2000 al 2013 la percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura è scesa da 0,39 % allo 0,22% e sono ridotte di circa 3000 persone il numero di risorse impiegate dal Ministero, a causa di scelte politiche attribuibili sia a Governi di centro destra che di centro sinistra.
    In questo contesto è assolutamente impossibile che lo Stato abbia risorse sufficienti per ampliare l’offerta culturale senza ricorrere anche al sostegno dei volontari. Serve una vera e sostanziale inversione di tendenza, che porti a considerare centrale nell’attività di tutela e valorizzazione del Patrimonio nazionale per lo sviluppo del Paese. Una volta modificato questo contesto poter dare finalmente una prospettiva di lavoro alle persone che hanno investito in una formazione culturale, come per esempio gli archeologi o gli storici dell’arte, diventerà non solo possibile ma anche prioritario.

    Rispondi
  11. caterina ottomano
    caterina ottomano dice:

    Matteo Orfini, PD, ha appena dichiarato:
    ”Onestamente trovo sconcertanti le dichiarazione del sottosegretario Borletti Buitoni che rivendica la scelta di sostituire professionisti qualificati con dei volontari. Certo, veniamo da anni di tagli e di svuotamento del ministero ed e’ proprio su questo che serve discontinuita’, come peraltro promesso dal presidente del Consiglio. Senza dimenticare che i governi di centrosinistra in questi ultimi vent’anni, in controtendenza rispetto a quelli di centrodestra, hanno sempre aumentato i finanziamenti al MIBAC: prima di dare i numeri bisognerebbe studiare”. Lo dichiara in una nota Matteo Orfini. ”Non e’ con pericolose scorciatoie – prosegue il deputato del Pd – che si puo’ affrontare l’emergenza: tutelare, rendere fruibile e valorizzare il nostro patrimonio e’ un lavoro delicato per il quale occorre professionalita’. Il volontariato e’ importantissimo, ma non puo’ sostituire il lavoro qualificato. A nessuno verrebbe mai in mente di supplire ai tagli alla sanita’ facendo gestire gli ospedali dai volontari. Non si capisce perche’ i professionisti dei beni culturali debbano essere cosi’ umiliati proprio da chi dovrebbe averne a cuore la valorizzazione. A questo punto, riteniamo indispensabile che si esprima il ministro, chiarendo in modo definitivo questa sgradevole vicenda”.
    Ecco il link. http://247.libero.it/rfocus/17830162/1/musei-orfini-pd-volontariato-non-puo-sostituire-lavoro-qualificato/

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  1. […] (#no18maggio #generazionepro #VolontariAChi) per rendersene conto. Siamo velocemente passati dalla polemica sull’impiego dei volontari durante la Notte dei Musei 2013, alla protesta nei confronti di un sistema che fa del volontariato un surrogato del lavoro […]

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