Un anno di Professione Archeologo
E’ passato un anno dal primo post di Professione Archeologo: era il 17 febbraio 2013.
Quando abbiamo registrato il dominio professionearcheologo.it l’idea di partenza era quella di costruire un portale web dedicato al mondo dell’archeologia, ma che prescindesse dalla presentazione delle nuove scoperte o dei ritrovamenti più recenti, di questi siti era piena la rete.
Quello che mancava era un sito che andasse incontro alla domanda più frequente quando ci si iscrive ad una facoltà che “promette” come sbocco professionale quello di essere “archeologi”: come si fa a fare l’archeologo? Essere archeologo davvero è una professione come tutte le altre? E può diventarlo?
All’inizio abbiamo spulciato la rete e i nostri primi post sono diventati una sorta di rassegna stampa di articoli che si ponevano più o meno le stesse domande. Da qualche parte bisognava pur cominciare, ci siamo detti.
Poi abbiamo deciso di imbarcare nel progetto un’archeologa blogger, una che in cantiere ci sta ogni giorno da anni, che si alza imperterrita all’alba per girare il suburbio e che ha fatto tutto il cursus honorum dell’archeologia: studentessa, specializzata, “dipendente”, lavoratrice a partita iva e infine socia di una piccola realtà imprenditoriale del settore. La nostra @opuspaulicium (alias Paola Romi) è salita a bordo e ci ha regalato la prima rubrica fissa di Professione Archeologo: EA-Emergenza d’Archeologia (arrivata all’ottava puntata), molto seguita e commentata sia sul sito che sui social.
Quindi è entrato a far parte dello staff Davide Arnesano, archeologo classicista nonché nostro graphic designer: sono sue tutte le immagini con il logo di PA (anche quella che accompagna questo post).
E infine, una new entry, Camilla Bertini, la nostra blogger che viene dal freddo: dottoranda all’ Università di Nottingham ci propone il suo sguardo da italiana in fuga.
Giorno per giorno ci siamo guardati attorno e abbiamo ripreso le notizie, le tematiche e le iniziative più attuali, più interessanti e più stimolanti.
Abbiamo inoltre voluto inaugurare delle rubriche che avessero una cadenza più o meno regolare: così sono nati ad esempio Dies Natalis, appuntamento mensile con i grandi nomi degli archeologi che hanno fatto la storia della disciplina, ma anche Openbiblio, una raccolta di risorse bibliografiche open presenti in rete e infine il nostro primo tutorial, dedicato alla ricerca bibliografica (progetto che contiamo di riprendere in questo nuovo anno. Siamo soddisfatti di aver ospitato anche guest-post di amici e colleghi che ci hanno parlato di progetti ed esperienze: e speriamo di continuare a lasciare spazio a tutti coloro che vogliono raccontarci episodi di “vita da archeologi”.
Poi ci sono state, come sempre ci saranno, le battaglie fatte in nome della nostra dignità professionale.
Ad osservatori non troppo addentro al nostro mondo di “spolveratori di cocci” potrebbe sembrare che ci siamo dedicati a “varie” rivendicazioni, da #no18maggio a #500schiavi passando per articoli di recensione e critica ad altre iniziative istituzionali, ma il fil rouge di questa nostra attività è stato in realtà uno solo: la richiesta del rispetto e di un serio #riconoscimento della nostra professione.
A noi i bilanci non piacciono, siamo “strani” archeologi e ci aggrada assai di più guardare avanti, ma se ci volgiamo indietro vediamo chiaramente come nel “lontano” 2013 ci fosse ancora una scarsa presenza di archeologi in rete e fossero pochi i blog che, nello specifico, affrontavano in modo problematico e critico il dramma del sentirsi archeologi e non poterlo essere.
Eh sì, perché dopo un anno possiamo dire, senza tema di smentita, che questa è la questione che più di ogni altra cosa, ci viene continuamente sottoposta: ho una laurea in archeologia, sono specializzato/dottorato, ho fatto gavetta per anni, mi sento archeologo, ma non posso fare l’archeologo. Perché non mi permetterebbe di sopravvivere.
Per chiudere il vecchio e inaugurare il nuovo anno possiamo quindi affermare che, grazie agli avvenimenti, alla continua ricerca ma anche al contributo di chi in questi mesi ha voluto condividere con noi le sue opinioni ed i suoi punti di vista, abbiamo pian piano aggiustato il tiro e adesso, in un momento in cui l’approvazione della P.d.L. 362 sul Riconoscimento professionale è più vicina e il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge per la ratifica della Convenzione de La Valletta, siamo forse più compiutamente focalizzati sull’idea che stava alla base della scelta, non casuale, del nome: Professione Archeologo.
Grazie a tutti.