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Macro diseconomia dei Beni Culturali (da uominiecoseavignale.it del 01/03/2013)

Con una comunicazione ufficiale arrivata stamattina, la Direzione Generale per i Beni Archeologici ha respinto la richiesta di concessione per lo scavo di Vignale, di fatto decretandone quindi la chiusura, a meno che una più meditata riflessione non porti a un ripensamento. La motivazione tecnica, legalmente ineccepibile, è che non vengono rilasciate concessioni per scavi su terreni di privati, perché questi ultimi potrebbero richiedere il premio previsto dalla legge in caso di rinvenimenti di particolare valore.

Va da sé che questo non è il caso di Vignale: il sito è quello che è (cinquanta anni fa lo stesso Ministero lo aveva dichiarato formalmente distrutto dalle arature) e l’azienda proprietaria dei terreni ha, come sempre, generosamente messo a disposizione il campo a titolo del tutto gratuito e ha rinunciato preliminarmente a ogni eventuale richiesta di premio di rinvenimento. Nulla di tutto questo è stato ritenuto utile a fronte allo spettro di un possibile – e temutissimo da tutti i funzionari pubblici – “danno erariale”.

Dunque, dove non sono riusciti la crisi economica, le fatiche umane, i problemi personali anche gravissimi delle persone coinvolte in questa avventura, gli incendi, le zanzare e anche i vandali, sembra essere riuscito, almeno per il momento, il Ministero che per legge deve tutelare e valorizzare i Beni Culturali del nostro paese.

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La rivolta degli archeologi (da goleminformazione.it, 13/01/2013)

“L’unica cosa che mi hai insegnato, papà, è che io ero meno importante di popoli morti cinquecento anni prima in un altro paese”. Questo diceva nel 1989 Indiana Jones, padre spirituale di tante generazioni di archeologi. “Se vuoi continuare ad occuparti del passato garantisciti il futuro”, “Il lavoro degli archeologi non è una merce”, “Diritti di maternità per le archeologhe italiane”, “Non chiediamo risorse, le risorse siamo noi”. Questo lamentano oggi gli archeologi italiani, tanto da aver organizzato di recente una manifestazione a Roma per rivendicare uno spazio negato da tempo.

continua.

EA: Emergenza d’Archeologia (episodio pilota) ~ di Paola Romi

1.01 – La Sottile Linea Rossa

 

Forse quando vi siete iscritti al corso di Laurea in archeologia non ve l’hanno detto, ma questo è proprio un lavoro di trincea. E non per il banale motivo che pensate.
Ogni singolo giorno che mettete piede in cantiere dovete infatti ricordarvi di tutti i limiti da sfiorare, ma non attraversare. Alcuni sono fisici, altri ideali, altri ancora metaforici e a questi vanno aggiunti quelli messi da qualcuno senza comunicarvelo.
Il primo è il fisicissimo limite dello scavo. Facile non superarlo, vero? E invece, o perché in barba ad ogni norma di sicurezza non ci sono le protezioni, o se hai bisogno di fare una foto decente, o quando devi intervenire per salvare, non la vecchia anfora, ma l’antico muro… è un attimo superarlo, il limite, quindi cadere e, nel migliore dei casi, far fare grasse risate ai simpatici convenuti.
Tra gli altri c’è però un confine più difficile da individuare, quello che permette di raggiungere l’equilibrio dei rapporti e nei rapporti. Perché questo limite ti trapassa la testa e lo stomaco: dal semplice fatto di coglierlo dipende la tua sopravvivenza professionale. È una striscia sottile, quasi una linea, quella entro cui mantenersi per essere in pace con la propria coscienza, non scontentare l’istituzione di cui si fanno le veci, (se esistono) non farsi strapazzare dai “donatori” di lavoro, non infastidire troppo i committenti e conservare la sorridente ironia caparbiamente pretesa da chi fatica tutti i giorni con te. Se riuscite o riuscirete ad individuare questa linea ed a camminarci sopra con non curante disinvoltura forse siete destinati a sopravvivere.
Degli altri limiti, tanti, vi parlerò un’altra volta.