La comunicazione social di un progetto di ricerca archeologica
È possibile comunicare i dati scientifici di un convegno internazionale attraverso i social media e i blog di settore? Dalla nascita di Professione Archeologo questa è una delle domande alle quali cerchiamo di dare una risposta attraverso il nostro lavoro quotidiano, collaborando con una rete di blogger che, ognuno con la propria specificità, contribuiscono a raccontare online scavi archeologici, progetti di ricerca, convegni. Scommettere su un tipo di comunicazione meno istituzionale e più diretta, come quella che nel web ha il medium privilegiato di espressione, è sempre una sfida, vuoi per i pochi casi studio a disposizione e vuoi per la natura sperimentale di un approccio di questo tipo rispetto a tematiche storicamente tradizionaliste nei loro orientamenti mediatici (carta stampata, televisione, magazine di settore).
Di conseguenza quando ci hanno proposto di prendere parte, insieme ad altri colleghi, al racconto collettivo del convegno Rubi Antiqua che si è tenuto a Parigi il 16 e 17 novembre, evento svolto con il supporto dell’agenzia Pugliapromozione, dire immediatamente di sì è venuto naturale. Grazie al coordinamento di Sara Rania, social media manager di Rubi Antiqua, alla volontà dell’archeologa Daniela Ventrelli di utilizzare media contemporanei per valorizzare un progetto di ricerca internazionale, al sostegno della regione Puglia attenta da sempre alla comunicazione del patrimonio culturale regionale e agli altri partners in crime Fabien Bievre-Perrin, blogger per Stratigraphies; Astrid D’Eredità di Archeopop, Giovina Caldarola di La Capagrossa Coworking e Marianna Marcucci di Invasioni Digitali, possiamo affermare che online per una settimana si è discusso di collezionismo ottocentesco, di necropoli ruvestine e di vasi a figure rosse.
I dubbi, alla vigilia, erano tanti: la tematica particolarmente impegnativa, l’alto profilo scientifico dei relatori, l’internazionalità del progetto potevano essere i punti di forza della comunicazione web se declinati in modo corretto, ma potevano trasformarsi anche in un boomerang in caso di scivoloni mediatici. Tenere insieme l’aspetto scientifico delle relazioni dei convegnisti e allo stesso tempo utilizzare un linguaggio comprensibile ad un target più ampio dei soliti addetti ai lavori è stato il mantra sotteso al piano di comunicazione, insieme all’individuazione dei punti focali del progetto, quelli con maggiore appeal per il pubblico della rete. I social sui quali si è sviluppato il piano editoriale sono stati Facebook, Twitter e Instagram, ognuno con linguaggi diversi. A Facebook abbiamo riservato le comunicazioni testuali più impegnative e lunghe con accompagnamento di fotografie; a Instagram un approccio maggiormente visual con le foto ufficiali dell’equipe di Rubi Antiqua, non tralasciando mai credits e courtesy, mentre su Twitter si è concentrato il racconto in diretta del convegno, tramite livetwitting, per informare dei lavori anche chi non era presente fisicamente all’INHA di Parigi.
Complemento indispensabile il blog, dove postare riflessioni più complesse e di ampio respiro: il primo blogpost è stato dedicato ad introdurre il convegno e a far conoscere al nostro pubblico l’equipe di Rubi Antiqua, che essendo composta prevalentemente da donne, è diventato il fulcro contenutistico del post. A chiusura dell’evento invece abbiamo concentrato l’attenzione sul Museo Jatta, protagonista indiscusso del progetto Rubi Antiqua con una rapida carrellata degli interventi che si sono tenuti al convegno e una panoramica breve dedicata alla storia del Museo.
Quest’ultimo post invece vuole fare il punto dei risultati raggiunti.
Cercando #RubiAntiqua su twitter (l’hashtag ufficiale utilizzato congiuntamente a #RubiAntiquaParis e #WeAreInPuglia) è possibile visualizzare con un colpo d’occhio tutti i contenuti.
I primi tweet risalgono al 2014, anno in cui è partito il progetto di Daniela Ventrelli, ma è evidente la concentrazione massima proprio durante le due giornate di convegno. Si tratta di contenuti perlopiù fotografici e testuali: immagini dal convegno, sintesi degli interventi e invito a seguire i lavori. In sintesi chi non era a Parigi ha potuto farsi un’idea dei temi affrontati a Parigi. Ovviamente twitter non è lo spazio dell’approfondimento, ma consente di raccontare brevemente gli eventi in tempo reale, incuriosendo gli utenti del social che in timeline trovano diversi link a blogpost da leggere per saperne di più.
Instagram invece è decisamente lo spazio delle immagini. Così sotto #RubiAntiqua è un tripudio di vasi a figure rosse e di foto del Museo Jatta, complessivamente 74 post che illustrano visivamente il patrimonio archeologico ruvestino. Si segnala una maggiore interazione degli utenti sotto i diversi post, in ragione dell’inclinazione più marcata degli igers a lasciare commenti.
Infine Facebook, il social dove si interagisce più frequentemente con like, condivisioni e commenti. Il progetto Rubi Antiqua ha una fanpage, qui sono stati postati gli aggiornamenti e le news oltre alle foto ufficiali scattate durante l’evento. Altre fanpage coinvolte sono state quelle di Archeopop, La Capagrossa Coworking, il Museo Nazionale Jatta, Invasioni Digitali e Professione Archeologo, oltre naturalmente agli account dei blogger e di coloro che hanno preso parte al convegno. I contenuti postati sono piuttosto diversificati: informativi (soprattutto testuali), emozionali (foto), interattivi (dirette video) e hanno ottenuto un certo riscontro da parte del pubblico, generando condivisioni e viralità.
A riprova che si può fare buona comunicazione e divulgazione archeologica anche attraverso i social network di seguito trovate lo screenshot di un commento lasciato sotto un post di Professione Archeologo che presentava una sintesi degli interventi del primo giorno di convegno:
Al termine di questa avventura parigina vissuta come guest blogger possiamo affermare che il riscontro online è stato senza dubbio entusiasta, sia in termini di interazioni passive (come like e cuori) che in termini di interazioni attive, come condivisioni, retweet e commenti, a significare che il social media posting e il blogging in archeologia hanno senso se fatti con i modi opportuni e mettendo in campo le professionalità giuste, cioè gli archeologi comunicatori.
Antonia Falcone
(@antoniafalcone)