Marsa. Abu Tbeirah. Il porto millenario scoperto dalla missione archeologica italo-irachena
Si perde nella notte dei tempi la storia di Abu Tbeirah, sito iracheno localizzato vicino all’antica linea di costa del golfo arabico. Parliamo di un antico insediamento tributario della città di Ur, la famosa città mesopotamica, posta tra il Tigri e l’Eufrate, celeberrima mezzaluna fertile che richiama alla memoria le prime nozioni di storia antica apprese sui banchi di scuola.
Ci troviamo vicino a Nasiriyah, località irachena resa purtroppo nota per vicende ben più vicine a noi, che ci parlano di guerra e devastazione, morte e violenza. Ma per fortuna la ricerca unisce culture anche diverse e così dal 2010 fu concesso ad un team italo-iracheno di indagare il sito di Abu Tbeirah: a settembre il primo sondaggio e da allora le campagne di scavo hanno portato alla luce parte dell’insediamento fino alla scoperta sensazionale dello scorso anno.
Ieri nell’aula Organi Collegiali del Rettorato dell’Università La Sapienza sono stati infatti presentati i risultati dell’ultima campagna di scavo che ha portato alla luce le strutture pertinenti ad un porto databile al III millennio a.C.: stiamo parlando di un rivenimento che potrà riscrivere la storia della Mesopotamia, intesa nell’immaginario comune come terra fatta di città circondate da campi di cereali irrigati artificialmente.
La missione della Sapienza è la prima che si cimenta con lo scavo di una struttura portuale così antica, luogo deputato allo scambio di merci e al transito di popoli. La missione è guidata da Franco D’Agostino, docente di Assiriologia de La Sapienza e direttore dello scavo di Abu Tbeirah e da Licia Romano, vice direttrice e field director sul campo. Si avvale della collaborazione di prestigiosi collaboratori: archeozoologi, antropologi fisici, restauratori e naturalmente degli studenti del corso di laurea.
“Il porto è un bacino artificiale, circondato da un massiccio terrapieno con un nucleo di mattoni d’argilla con due accessi che lo mettevano in comunicazione con la città […]. Si tratta del porto più antico sinora scavato in Iraq, visto che le uniche testimonianze di strutture portuali indagate archeologicamente provengono da Ur, ma sono di duemila anni più tarde”.
Licia Romano, Franco D’Agostino
Fare ricerca archeologica non significa soltanto tirare fuori le testimonianze del passato dalla terra, ma anche capire i fenomeni, tentare di scrivere la storia a partire dalle testimonianze materiali. Proprio per questa ragione la scoperta del porto non riveste solo un valore dal punto di vista monumentale, ma anche e soprattutto da quello intepretativo perchè getta nuova luce sulle ragioni dell’abbandono delle città della Mesopotamia meridionale. La forte connessione con l’area paludosa del delta estremamente sensibile ai cambiamenti climatici e al regime delle piogge, potrebbe aiutare i riceratori a chiarire le ragioni della scomparsa dell’insediamento di Abu Tbeirah alla fine del III millennio a.C.
Chi bisogna ringraziare per la possibilità data alla missione di proseguire le indagini archeologiche? L’Università La Sapienza, il Ministero degli Affari Esteri e la Fondazione Bardelli che ha contribuito con una generosa donazione.
Infine vogliamo segnalare che la Missione di Abu Tbeirah è parecchio attiva sui social network, con una pagina Facebook e un account Instagram dove, con ironia e precisione scientifica, si racconta la vita in cantiere con sveglia all’alba e lo scavo sotto il cocente sole iracheno. Le attività social sono gestite dagli studenti che partecipano alla missione con un preciso calendario editoriale: le foto e i video vengono realizzati durante la giornata lavorativa, mentre montaggio, copy e caricamento sulle piattaforme avviene al rientro al campo base, dotato di connessione internet. Dunque nessuna improvvisazione, ma un lavoro di squadra ben strutturato con la supervisione dei direttori scientifici del cantiere. Il team social è formato da Giulia Nunziata, Virginia Castellucci, Pasquale de Noia, Ludovica Bellini, Sara Trombetta, Leah Mascia e Doriana Tanzini.
Se non li seguite già, correte a mettere un like!
Qui invece trovate il sito web della missione.
Antonia Falcone
(@antoniafalcone)