Roma, archeologia: la storia sacrificata agli Ex Mercati Generali (da Il Fatto Quotidiano del 25/03/2013)
L’articolo di Manlio Lilli di qualche giorno fa denuncia l’ennesima occasione sprecata ed invita a riflettere sulle pratiche di tutela e valorizzazione del nostro Paese. Ancora una volta si rimane interdetti: perchè fa così fatica ad affermarsi l’idea che la cultura possa diventare un patrimonio condiviso da tutti?
E mentre le città si nutrono avidamente di speculazione edilizia, le vestigia di un passato comune rimangono sepolte, sottraendo alla collettività il diritto alla conoscenza ed al sapere. Perchè la storia è di tutti, eppure, a decidere, sono sempre gli stessi.
Un silenzio quasi irreale. Infranto solo dal garrire dei gabbiani che volteggiano a bassa quota. Da quello di alcuni esemplari di una particolare specie di uccelli che amano le zone acquitrinose. Il Piazzale delle Erbe è una spianata di ghiaia nella quale, alle due estremità, spiccano le due torri dell’acqua. Ci sono anche due grandi gru ma appaiono immobili.
A breve distanza, di fronte allo spazio coperto nel quale era ospitato il Mercato del pesce, tantissimi prefabbricati, di varie dimensioni, usati come uffici in periodi differenti. Ci sono anche mezzi di cantiere, un’infinità di assi di legno, un po’ accatastati in maniera ordinata, altri gettati a terra. Non mancano una gran quantità di materiali di risulta, soprattutto edilizi. Parte ancora disposti a cumulo. Poi sul lato verso la ferrovia, un’area ancora più depressa, c’è una sorta di laghetto. Con tanto di vegetazione, spontanea, del tipo lacunare.
Siamo all’Ostiense, non lontano da Porta S. Paolo da una parte, e gli uffici e alcune facoltà di Roma 3, dall’altra. Siamo nell’area degli ex Mercati Generali. Dall’esterno della recinzione del grande cantiere non si vede quasi nulla. Ma è sufficiente percorrere il nuovo avveniristico ponte che collega l’Ostiense con la Garbatella, intitolato a Settimia Spizzichino e sporgersi da uno dei parapetti per poter guardare dentro. Per verificare come procedano i lavori. Per rendersi conto di quel che accade. A dieci anni dall’avvio di uno dei progetti che avrebbero cambiato Roma.
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