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Ragione e Sentimento: #mestieridellacultura
/0 Commenti/in Dibattito /da AntoniaI mestieri della cultura, come l’archeologo o lo storico dell’arte, vengono ancora considerati, nel comune sentire, alla stregua di un hobby o di un divertissement per chi può contare su altre fonti di reddito. Questa percezione è certamente rafforzata dal vuoto normativo entro cui agiamo, ma anche dall’incapacità di vedere prospettive occupazionali e di sviluppo economico che il settore cultura può portare.
Il nostro Paese di quella fonte di guadagno che sono e possono essere archeologia, arte e cultura, tuttavia, non può proprio più fare a meno. Fosse anche solo per poco romantici motivi economici.
Ed è proprio centrato sui #mestieridellacultura il sondaggio lanciato dal Ministro Bray sul suo sito personale.
Seguendo il sentiero tracciato negli ultimi mesi (comunicazione e partecipazione virtuale, uso massiccio del 2.0 e confronto con gli utenti), a margine di un breve articolo che esplicita proprio questo rapporto basato su uno scambio virtuale e virtuoso di opinioni, il Ministro lancia un questionario.
Sono molteplici e diverse le professioni messe sul tavolo, che abbracciano tanto il settore culturale vero e proprio quanto quello più vicino al turismo, talmente tante e variegate da ricordare la congerie di occupazioni inserite nella famigerata categoria “altre attività” della gestione separata INPS.
Insomma siamo tanti, spesso parzialmente impiegati e mal retribuiti, ma potenzialmente occupabili nei settori più diversificati.
Le domande e le risposte proposte non sono tutte specifiche come si vorrebbe, ma un certo grado di generalizzazione per un’indagine è sempre necessario.
Personalmente, tra le altre cose, avrei apprezzato una domanda semplice semplice, ma che sarebbe andata dritta al cuore del problema: “Tu, operatore della cultura, riesci a sopravvivere con il tuo lavoro?” Perchè se dobbiamo parlare di #mestieridellacultura, dobbiamo parlare anche di possibilità occupazionali che dovrebbero, se non proprio essere l’unica fonte di reddito, almeno garantire una retribuzione dignitosa.
In caso contrario lanciamo il dado e ritorniamo al via: rimarranno pochi e fortunati rampolli che vivono di reddito non derivante da lavoro e che conseguentemente possono fare cultura.
Non secondariamente poi, come ha fatto notare una commentatrice, il questionario si rivolge solo agli occupati di turismo e cultura e non ai potenziali o ex tali. Sarebbe stata certo più lungimirante una ricerca volta non solo a sondare le opinioni di quelli che, per fortuna o per tigna, lavorano ancora nel settore, ma anche quelle di coloro che, appena usciti dal proprio percorso di studi o ancora alle prese con la formazione univeristaria, si guardano intorno smarriti alla ricerca della risposta a: “Che lavoro farò da grande?”
Infine, vale la pena rilevare come la fotografia che ne uscirà sarà solamente quella di un certo target dei #mestieridellacultura e del turismo, quello che utilizza costantemente e piuttosto consapevolmente il web.
In altre parole le mancanze si notano, ma l’iniziativa è lodevole ed incoraggiante, ed in fondo, come ci insegna l’archeologia, se anche non si può capire e ricostruire proprio tutto, una conoscenza parziale è decisamente meglio di nulla.
Rispondiamo al questionario quindi, e cerchiamo di farci ben ritrarre in questa istantanea che il MinistroSocial vuole scattare di noi. La strada per far convergere la Ragione (economica, di sbarcare il lunario sia come singoli che come sistema Italia ) ed il Sentimento (di profondo amore per Arte e Cultura) è ancora piuttosto lunga da costruire, basolo dopo basolo, ma le prime volenterose pietre, pare, si vogliano gettare.
#mestieridellacultura
@OpusPaulicium
Archeologia e formazione: strada senza uscita? (dal blog passatoefuturo)
/1 Commento/in Archeologi in trincea /da AntoniaIl blog passatoefuturo propone un’interessante riflessione sul rapporto tra archeologia, formazione universitaria e mondo del lavoro. Possiamo immaginare un futuro diverso per chi, come noi archeologi, investe tempo e risorse nella formazione e si ritrova spesso a dover abbandonare qualsiasi prospettiva professionale nel settore? I nodi stanno venendo al pettine?
Quale deve essere il ruolo dell’università oggi per permettere l’inserimento degli archeologi nel mondo del lavoro?
“Per un istante proviamo anche noi, ricercatori e docenti, a pensare alle nostre responsabilità e alle colpe di una formazione che non porta all’acquisizione di competenze spendibili sul mercato del lavoro ma solo ad una specializzazione estrema nella ricerca (…..) Sarebbe di contro molto utile pensare al placement dei nostri laureati, e dire la nostra per proporre una visione dei bbcc che non sia più solo protezionistica ed erudita”.
Come si diventa archeologo (dal blog archeologiaduepuntozero)
/0 Commenti/in Archeologi in trincea /da AntoniaLa domanda è semplice, la risposta un po’ meno. Prima di iniziare un percorso sicuramente appassionante ma molto faticoso è bene avere le idee chiare. Nonostante i vari cambi di ordinamento, non esiste – e probabilmente sarà così per sempre – un albo degli archeologi. Archeologo, di per sé, può esserlo chiunque. Ma laurearsi nella materia aiuta…continua
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