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Professionisti dei Beni Culturali: quanti siamo? E come siamo messi? (#1)

Sono attualmente in corso due iniziative di “censimento” dei professionisti dei beni culturali, la prima rivolta agli archeologi e la seconda ai collaboratori esterni del Mibact:

 

– Discovering the Archaeologists of Europe (Confederazione Italiana Archeologi) #1

 

– Autocensimento dei collaboratori esterni Mibact e istituzioni di enti locali (Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli) #2

 

 

Oggi vi presentiamo il primo progetto, volto ad indagare e quantificare il vasto mondo dei professionisti dell’archeologia: Discovering the Archaeologists of Europe. Si tratta infatti di un’iniziativa  “finalizzata al monitoraggio, allo sviluppo e alla valorizzazione del lavoro degli archeologi europei”.

 

Partner ufficiale per l’Italia è la Confederazione Italiana Archeologi, prima associazione italiana di archeologi professionisti, nata nel 2004.

 

Il progetto è alla sua seconda edizione ed ha come obbiettivo lo studio e l’analisi dei dati sul lavoro degli archeologi professionisti, relativi al biennio 2012-2014.

 

In particolare, come riportato sul sito web 

 

“Discovering the Archaeologists of Europe 2014 is a transnational project, examining archaeological employment and barriers to transnational mobility within archaeology across twenty European countries. It is undertaken with the support of the Lifelong Learning Programme of the European Union. It is a successor to the previous Discovering the Archaeologists of Europe project which ran from 2006-2008.”

 

Il focus dell’analisi si concentra soprattutto sugli effetti indotti dalla recessione economica nelle dinamiche occupazionali degli archeologi professionisti, con l’obiettivo di elaborare strategie utili al superamento della crisi, partendo dal tema cruciale della formazione.

 

Nei mesi scorsi vi avevamo parlato del dibattito Digging in the Crisis, svoltosi a Roma il 14 marzo, nel corso del quale erano emerse con forza le problematiche legate al rapporto tra formazione e lavoro.

 

La rilevanza del tema è stata rilanciata durante l’incontro che la Confederazione Italiana Archeologi ha tenuto a Paestum, in occasione della XVI Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, per presentare i dati parziali della campagna #letsdisco, partita a Novembre 2013.

 

Qui trovate l’elaborazione dei dati ricavati dalle prime 200 risposte.

 

Il progetto si avvale di un sito web per la raccolta dei questionari, utili a censire sia gli archeologi italiani che lavorano come liberi professionisti o dipendenti, sia le società archeologiche che operano nel settore.

 

E’ sufficiente registrarsi con un indirizzo mail valido e procedere alla compilazione, che necessita di circa 10 minuti. E’ possibile sospendere la redazione del questionario e riprenderla in un secondo momento: il sistema salverà automaticamente i dati inseriti. Tutti i dati inseriti sono anonimi e il loro utilizzo è vincolato alle finalità statistiche legate allo svolgimento del progetto.

 

La campagna web di diffusione dei questionari si è svolta prevalentemente sui canali social della CIA, in particolare su fb e twitter, dove è stato rilanciato l’hashtag #letsdisco.

 

Supporto per la raccolta dati è stata una campagna di “marketing” virale per immagini, sviluppata in due tranche: la prima volta a lanciare il questionario con il richiamo ad alcune delle domande del formulario; la seconda basata sul concept dei “Vintage Posters” con la riproposizione di note opere d’arte del passato trasfigurate e rilette da Davide Arnesano (graphic designer del progetto, nonchè creativo di Professione Archeologo – @DavArnesano).

 

 

La centralità strategica della valorizzazione del progetto sulle piattaforme web e social era stata già anticipata nel corso del convegno European Association of Archaeologists, svoltosi a Pilsen nel settembre 2013, dove è stata presentata proprio la campagna di valorizzazione dedicata ai social media.

 

A questo link potete trovare il report (e ci siamo anche noi di Professione Archeologo!)

 

Tra gli obiettivi della strategia di digital engagement messa in atto, sia per il convegno Digging in The Crisis che per #letsdisco, c’è infatti l’audience development, cioè un processo/percorso che abbia come finalità quella di allargare e diversificare i pubblici: bloggers, utenti Twitter, Facebook, etc.

 

Insomma un progetto di archeologi per archeologi abituati a navigare nel mare magnum del web.

 

Vi ricordiamo che la raccolta dati è tuttora in corso.

 

E se non avete ancora risposto, cosa aspettate? #letsdisco!

 

 

#500schiavi un mese dopo: #verso11G

È passato un mese dall’uscita del bando #500schiavi. Sarebbe inutile raccontare nuovamente tutte le criticità della stesura che, dopo il 7 dicembre 2013, ha generato un fronte di lotta comune, capace di riunire incredibilmente tutte le professioni dei Beni Culturali.
E tuttavia, visto l’approssimarsi della manifestazione che ne è derivata, ripercorriamo le tappe della protesta.

 

1 – Il 7 dicembre viene pubblicato il bando per il reclutamento di 500 giovani per la cultura. Subito sui Social iniziano le proteste e le critiche, non solo su requisiti e monte ore ma soprattutto sull’iniqua “retribuzione”.

 

2 – Nel weekend la contestazione “monta” su Twitter al “grido” di #500schiavi e compaiono i primi articoli in merito sui blog.

 

3 – Lunedì 9 e martedì 8 la tensione sale: noi di PA siamo stupefatti dal successo del nostro articolo, che è spia della rilevanza del problema tra i professionisti dei #BBCC.

Sono giorni mediaticamente concitati: in poche ore si passa dalla forte presa di posizione delle nostre associazioni di categoria (ANA, CIA ), al tam tam tra le diverse realtà attive in rete. I professionisti dei beni culturali fanno sentire a gran voce il proprio disappunto e il salto della protesta dalla rete alle testate giornalistiche nazionali viene da sé, trascinato da cinguettii, post, pagine/gruppi fb. (Qui trovate la rassegna stampa)

 

 
4 – Viene così indetta la manifestazione dell’ 11 gennaio, 500 no al Mibact.

 

 
5 – Il primo risultato si ottiene domenica 15 dicembre, quando il Ministro On. Massimo Bray, incalzato nel corso della trasmissione “Che tempo che fa?” sulla questione #500schiavi, prende atto dei problemi del bando e promette, tra le altre cose, di migliorarlo.

 

 
6 – Tuffo carpiato con doppio avvitamento della macchina del MIBACT: a tempo di record il 16 dicembre esce una nuova stesura del bando  con requisiti e monte ore attenuati.

Non è successo il miracolo di Natale, sono state limate tutte le caratteristiche legalmente impugnabili in modo semplice e diretto. È un buon segno, ma il problema resta.
Ma non demordiamo.

 

 

7 – Ed ecco arrivare #verso11G: il sit-in del 20 dicembre davanti alla sede del Ministero.

Sotto la pioggia battente, dopo aver visto passare sottosegretari meno affabili delle forze dell’ordine (non serve fare nomi, vero?), i delegati dei manifestanti vengono ricevuti dal Capo di Gabinetto del Ministero Lipari, dal Segretariato Generale Antonia Pasqua Recchia e dal Direttore Generale per l’organizzazione, gli affari generali, l’innovazione, il bilancio ed il personale Mario Guarany, che di fatto aprono al dialogo con i professionisti dei Beni Culturali.

 

 
E poi? E poi ci sono state le festività natalizie. Ma adesso sono finite. L’11 Gennaio è prossimo.
E ora è il momento di scendere in piazza.
Perché deve essere chiaro che non siamo choosy e neanche piagnoni e tanto meno vecchi brontoloni (come molto gentilmente siamo stati apostrofati da giovani ansiosi di guadagnare 3 euro l’ora).
Siamo professionisti, abbiamo competenze, idee innovative e siamo anche piuttosto stufi dei diktat che piovono dall’alto e ci obbligano a pensare che l’unica strada percorribile per “valorizzare” il nostro patrimonio sia quello di prostrarsi, cospargersi il capo di cenere e accettare un altro anno di “formazione” inutile.
Prima di tutto partiamo dalle spiegazioni: l’unico modo per impiegare 2,5 milioni di euro era questo? Qualcuno ha pensato a valide alternative? Oppure era molto più “comodo” ripiegare sul classico dei classici: stage retribuito senza futura possibilità di assunzione (che alla fine conviene andare a farlo in un’azienda privata dove forse poi assumono anche…) per parcheggiare altri 500 giovani che tanto dopo un anno emigreranno o cambieranno lavoro?

 

 

Tirare a campare è davvero l’unica possibilità che volete/vogliamo darci?
E sia chiara un’altra cosa: non chiediamo assistenzialismo, ma possibilità di lavoro.
Innovazione, creatività, risveglio culturale sono parole che devono andare di pari passo con l’idea di tutelare e conservare il nostro patrimonio culturale.
Rifiutiamo il bando e l’idea che sottende al bando perché ci sembra una panacea temporanea che non affronta i veri nodi del settore.
Lo sappiamo benissimo che da qualche parte bisognava iniziare, dopo anni sciagurati di tagli indiscriminati, ed è proprio per questo che ci sembra che sia stata sprecata un’occasione.
Le nostre proposte, embrionali, magari utopiche, le abbiamo discusse qui e qui.
E le richieste sottese alla manifestazione sono enucleate nella piattaforma programmatica, scritta nero su bianco.
Siamo la #generazionepro e sarà difficile fermarci, perché per la prima volta siamo uniti non solo per protestare ma per proporre un futuro diverso.

 

 

Antonia Falcone (@antoniafalcone)

Paola Romi (@opuspaulicium)

 

Credits immagine: Davide Arnesano (soggetto, disegno, colori)

Discovering the Archaeologists of Europe 2014

Discovering the Archaeologists of Europe 2014 è un progetto internazionale che esamina lo stato dell’impiego degli archeologi e le barriere alla mobilità internazionale in diciannove stati europei. E’ finanziato dal programma Lifelong dell’UE, ed ha partner in tutti i paesi partecipanti.

Maggiori informazioni qui