Se siete blogger forse avete già sentito nominare il Liebster Award.
Noi, confessiamo, non li conoscevamo.
Di cosa si tratta? Il Liebster Award è un riconoscimento tra blogger, simile ad una catena o ad un meme di quelli che circolano sulle nostre bacheche Facebook, che sono su Tumblr e che una volta si trovavano su Live Journal o altre piattaforme di blogging.
Di fatto, sono un modo in cui i blogger dicono ad altri blogger che seguono e ammirano “mi piace quello che fai, ti meriti questa menzione, così ti conosceranno anche i miei lettori”. Un attestato di stima, insomma, che passa di blog in blog (qui, se vi interessa, c’è un po’ di storia di questo riconoscimento). Quando si viene nominati, le regole dicono che bisogna:
- Ringraziare chi ci ha nominato e linkare al loro blog
- Rispondere alle domande che ci sono state rivolte
- Nominare a nostra volta altrettanti bloggers e rivolgere loro le nostre domande
- Comunicare agli interessati che sono stati nominati
Ringraziamo quindi Stefania, per l’attestazione di stima e se non lo conoscete vi invitiamo a visitare il suo splendido blog, Memorie dal Mediterraneo.
Di seguito trovate le nostre risposte alle sue domande. Abbiamo deciso di rispondere a due voci ed approfittare di quest’occasione per raccontare un po’ il dietro le quinte di Professione Archeologo e darvi qualche anticipazione su quello che succederà su queste pagine in futuro.
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1) Divulgazione e comunicazione: esiste una differenza sensibile tra questi due termini, soprattutto in relazione ai contenuti del tuo blog?
Domenica: Per me la comunicazione si declina in tanti aspetti e su canali diversi. Quando scriviamo sul blog il nostro pubblico di riferimento, quelli che su Facebook ci divertiamo a chiamare “diggers”, è fatto principalmente dagli archeologi stessi o da chi studia per diventarlo o ancora da chi opera a vario titolo nel settore archeologico o dei beni culturali. Con loro comunichiamo, condividiamo idee, proponiamo novità, proviamo a suscitare dibattito intorno ad alcuni temi importanti per la nostra professione.
È sui canali social che trova spazio invece la divulgazione vera e propria, che per me vuol dire “comunicare con chi archeologo non è” e magari è appassionato, interessato e segue le notizie e gli eventi culturali, in altre parole fa parte di quel “grande pubblico” che i professionisti dell’archeologia hanno ancora difficoltà ad intercettare.
Antonia: Beh, la comunicazione sul blog si riferisce principalmente al “dare notizie” di eventi, mostre, convegni, sempre secondo il nostro personale punto di vista, visto che non siamo un’agenzia stampa o un magazine, ma tutto quello che postiamo racconta anche un po’ di noi. Oppure nello sperimentare forme altre di comunicazione, a partire dai social e dalle piattaforme digitali.
Per divulgazione invece intendo la capacità di raccontare al grande pubblico un po’ del nostro mondo di archeologi, utilizzando un linguaggio quanto più possibile comprensibile, senza tralasciare ovviamente la correttezza scientifica.
2) In base a quali parametri scegli l’argomento dei tuoi post?
Antonia: Generalmente i post nascono in seguito a “stimoli” più o meno legati all’attualità, magari da una notizia letta su un blog o su un giornale, oppure da un programma televisivo o ancora da un evento al quale abbiamo partecipato. L’essere sempre tempestivi è uno dei segreti del blogging perché consente di attirare e attivare l’attenzione del nostro target di riferimento su temi attuali e di richiamo. Invece sui social molti post nascono dalla stessa community che ci segue: una foto taggata usando l’hashtag #professionearcheologo su Instagram, un commento su Facebook, un tweet sono tutte occasioni per generare contenuti creati dagli utenti stessi.
Domenica: Un’altra fonte di ispirazione sono sicuramente gli eventi a cui partecipiamo e ovviamente le occasioni di incontro e confronto che organizziamo noi stesse, spesso con la complicità di altri archeobloggers e partner in crime, come Astrid D’Eredità di ArcheoPop. Come linea editoriale abbiamo scelto fin dall’inizio di non occuparci di notizie archeologiche tout-court, che trovano comunque spazio sul nostro account Twitter grazie soprattutto alle segnalazioni che riceviamo sul social o via email. Sul blog invece preferiamo usare queste notizie come stimolo di riflessione per dare il nostro personale punto di vista su questioni che ci stanno a cuore.
3) Un post che vorresti scrivere.
Domenica: Ce ne sono tanti, ma una serie di post che vorrei scrivere e per la quale sto studiando già da un po’ è quella dedicata alle archeologhe del passato che hanno lasciato il segno nella nostra disciplina, in Italia e all’estero. L’idea è ispirata dall’ottimo lavoro portato avanti dal progetto Trowelblazers e per me nasce da una sorta di bisogno personale, quello di mettere in rilievo il ruolo delle donne in un mestiere che è ancora in larga parte percepito dal pubblico come maschile, chissà, forse per colpa di Indiana Jones? Credo molto nella forza di innescare il cambiamento che hanno le reti di donne (e non a caso nel 2015 ho fondato la community delle #archeognock su Facebook), ma penso anche che vedere quante archeologhe brave e “toste” ci sono state prima di noi possa ispirare e spronare tutte coloro che hanno scelto e continuano a scegliere l’archeologia come professione, pur tra mille difficoltà.
Antonia: Uno dei temi che più mi affascinano nel mondo dei professionisti dell’archeologia è la varietà di specializzazioni e di discipline che sono comprese sotto la dicitura “archeologo”. Un progetto al quale mi piacerebbe lavorare è proprio quello di presentare le diverse professionalità del nostro settore. Gli archeologi non sono soltanto quelli che materialmente scavano nei cantieri, ma sono gli studiosi che fanno ricerca su tutti quegli aspetti che hanno caratterizzato e caratterizzano ancora oggi la vita umana: l’archeobotanico, l’archeozoologo, il topografo, l’esperto di droni, l’archeometrista, il numismatico, l’epigrafista e così via. Ecco, spiegare al pubblico che l’archeologia è multidisciplinare e variegata potrebbe aiutare tutti a comprendere meglio perché per fare l’archeologo non basta munirsi di trowel o piccone, ma sono necessari anni di studio.
4) Il post che ti ha impegnato di più in termini di ricerca e studio
Antonia: A dire la verità trovo sempre piuttosto semplice e immediato scrivere post, perché cerco di approfondire temi che conosco bene o di raccontare esperienze personali vissute da archeologa. Se proprio devo scegliere, direi che scrivere il post sull’archeogastronomia mi ha divertito e incuriosito: è un argomento che non avevo studiato a fondo prima di imbattermi in un’archeologa che ne stava facendo una professione vera e propria, quindi ho dovuto spulciare diverse cose online, chiedere ad amici e conoscenti. Mi sono approcciata a questo tema da neofita.
Domenica: Anche per me scrivere post è piuttosto immediato, proprio perché siamo spesso ispirate da fatti comunque attuali o da vicende che seguiamo. Ci sono però alcuni post la cui scrittura è più laboriosa, perché magari segui il filo di un ragionamento e ci metti dentro tanti piccoli tasselli. È stato così per il post “Archeologia e divulgazione: a chi tocca?”, nel quale riflettevo su quella che per me è una questione centrale dell’essere archeoblogger, cioè la necessità, per gli archeologi, di un’educazione alla comunicazione con “il resto del mondo”, dell’imparare a raccontare il nostro lavoro e le nostre ricerche al di fuori della ristretta cerchia degli “addetti ai lavori”.
Oh, ben altro tipo di ricerca, ma mi ha divertito tantissimo cercare spunti per regali da fare ad archeologi.
5) Quale social preferisci usare?
Domenica: Con Professione Archeologo lavoriamo usando diversi social media, anche se la nostra attività verso chi ci segue si concentra soprattutto su Facebook, Twitter e Instagram, e non a caso, visto che a nostro avviso sono i tre social che meglio di altri permettono di costruire community solide e molto attive.
Dietro le quinte, invece, usiamo molto ad esempio Pinterest, che personalmente adoro, per condividere tra noi idee e cercare contenuti “leggeri” da proporre soprattutto su Facebook (facendo attenzione a risalire poi alla fonte: raramente Pinterest è la fonte originaria).
Un mio pallino personale è di tornare prima o poi ad usare YouTube, uno strumento che ancora pochissimi archeologi usano come canale principale di comunicazione con il pubblico (e non solo in Italia!). Le idee in proposito non ci mancano, vedremo!
Antonia: Il social che ultimamente mi diverte di più utilizzare è Instagram per la sua capacità di coinvolgere la community. Un tag su una foto, l’utilizzo dell’hashtag #professionearcheologo permettono di entrare immediatamente in relazione con gli utenti e di capire quali sono i contenuti più popolari. Senza contare che l’uso di filtri, didascalie e hashtag corretti crea un più alto livello di engagement rispetto ad altri social. Interessante inoltre è la presenza di molti studenti di archeologia su Instagram che raccontano volentieri le loro giornate di scavo.
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Se avete letto fin qui vi ringraziamo, e ne approfittiamo per chiedervi: cosa vi piacerebbe vedere di più su queste pagine? O sui nostri canali social? Fatecelo sapere nei commenti 😉
Passiamo ora ai nostri cinque nominati, che, naturalmente, non potevano che essere altri archeoblogger:
Mattia Mancini – Djed Medu – Blog di Egittologia
Marina Lo Blundo – Generazione di Archeologi
Grazia Salamone – IconArte Blog
Stella Bertarione – Archeologando
Generoso Urcioli – Archeoricette
E queste le nostre domande per loro:
- Qual è il target di riferimento del tuo blog?
- Quali sono o qual è il post che ha avuto più successo? E perché, secondo te?
- Polemiche, troll, flame sono parte integrante del mondo social (purtroppo). Hai avuto esperienze dirette e come te la sei cavata?
- Cosa ti ha spinto a creare il tuo blog? Raccontaci la tua backstory!
- Consigli per aspiranti archeoblogger: DOs and DON’Ts dell’archeoblogging secondo te
@domenica_pate
@antoniafalcone