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Sir Arthur Evans - Cnosso - archaeology

Dies Natalis #2 ~ Sir Arthur Evans

Bentrovati al secondo appuntamento di #DiesNatalis, la rubrica di Professione Archeologo dedicata alle importanti personalità di studiosi che hanno dato un contributo essenziale allo sviluppo della nostra disciplina.

 

Oggi vi presentiamo un ritratto di Sir Arthur Evans, nato l’8 luglio del 1851.

 

La figura di Evans è legata indissolubilmente alla civiltà minoica ed in particolare alla scoperta del palazzo di Cnosso. Gli scavi di Evans a Creta iniziarono nel 1900 e misero in luce i resti di un grande palazzo, la cui articolazione degli ambienti ricordava proprio quella di un labirinto, come tramandato dalla mitologia greca. Fu così che Evans coniò il termine di “minoico” per definire ciò che rimaneva di questa antica civiltà, il cui fulcro era rappresentato proprio dal palazzo rinvenuto a Creta.

 

Tra il 1921 e il 1935 furono pubblicati i quattro volumi di The Palace of Minos at Cnossos. Attraverso lo studio della stratificazione archeologica e della successione degli stili ceramici, Evans fissò la cronologia relativa della civiltà minoica, suddividendola in tre periodi: Minoico Antico, Medio e Tardo, ciascuno suddiviso a sua volta in tre fasi. Grazie al ritrovamento di ceramica minoica in tombe egiziane e di oggetti egiziani in strati minoici fu possibile anche stabilire delle corrispondenze cronologiche tra fasi minoiche e dinastie egiziane, fissando alcuni elementi di cronologia assoluta.

 

Da allora molta acqua è passata sotto i ponti ed alcune delle conclusioni raggiunte da Evans sono state oggetto di discussione e revisione, ma rimane fondamentale il suo apporto alla conoscenza di questa antica e per molti versi ancora misteriosa civiltà.

 

Il nostro ricordo di Evans non può quindi prescindere dal richiamo al mitico labirinto di Cnosso. Ma non solo. Nell’illustrazione è presente un omaggio alla serie “C’era una volta l’uomo”, pubblicata da De Agostini nel 1990, basata su quella animata creata nel 1978 da Albert Barillé (lo stesso di “Siamo fatti così”).

 

Se siete curiosi, qui trovate la puntata della serie dedicata alla civiltà minoica.

 

Soggetto, disegno e colori di Davide Arnesano (@DavArnesano)

 

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Per saperne di più:

Sir Arthur Evans su wikipedia

Cnosso su EAA

 

 

Crowdfunding. Il futuro dell’archeologia?

Il crowdfunding è una tipologia di finanziamento tramite donazioni da parte di persone che decidono di investire piccole somme di denaro per sostenere un’organizzazione o un progetto. Grazie alle possibilità di incontro offerte dal web, in particolare dai social media, e grazie all’esistenza di specifiche piattaforme ad esso dedicate, il crowdfunding è stato negli ultimi anni alla base di numerose iniziative, dalla campagna elettorale di Obama, alla realizazzione di film indipendenti o album musicali, al finanziamento di progetti di carattere culturale o umanitario.

 

Concetti essenziali del crowdfunding sono quelli di microfinanza e di comunità, veicolate dal web, la cui viralità permette di raggiungere pubblici e quindi donatori prima inaccessibili.

 

Cosa c’entra l’archeologia?  C’entra perchè nel Regno Unito hanno deciso di applicare il crowdfunding alla ricerca archeologica.

 

DigVentures, nata nel 2012, ha proprio lo scopo di costruire “una comunità che ha l’archeologia come cuore, e la partecipazione pubblica nel DNA”.

 

L’associazione, composta da archeologi con diversi curricula e specializzazioni, con anni di esperienza nel campo della divulgazione, si pone come obiettivo quello di avvicinare il grande pubblico alla pratica archeologica, coinvolgendo gli appassionati  in diverse fasi della ricerca, con un occhio alla sostenibilità sia ambientale che finanziaria dei progetti, avendo in mente la successiva fruizione turistica dei siti indagati.

 

La community dei “venturers” viene poi tenuta sempre aggiornata per mezzo di video, foto, articoli e degli immancabili social network, e può prendere parte, dietro acquisto di un determinato pacchetto, allo scavo, provando in prima persona cosa significa essere un archeologo sul campo.

 

Ed è questa una delle particolarità di quest’idea: le donazioni sono definite in “pacchetti”, che vanno da un minimo di 10 sterline, per le donazioni di base, e salgono via via, fino ad un massimo di 875 sterline per la partecipazione all’intera feel school (della durata di due settimane), e con un pacchetto “speciale” di 2,000 sterline.

 

In questo modo DigVentures ha raccolto lo scorso anno oltre 30.000 euro, mentre quest’anno l’obbiettivo è lo scavo dell’abbazia medievale di Leiston, per cui è in corso la raccolta dei quasi 20.000 euro necessari.

 

Visto il successo di queste prime campagne di crowdfunding, DigVentures mette a disposizione la propria piattaforma per tutti coloro che abbiano bisogno di raccogliere fondi per finanziare i propri progetti di ricerca archeologica.

 

Al di là del successo di questa tipologia di finanziamento, la cosa che ci sembra più interessante è che il team di DigVetures è formato da archeologi imprenditori e manager di sè stessi, che si occupano di tutti i passaggi della ricerca, facendo del coinvolgimento del pubblico degli appassionati non solo la propria fonte di finanziamento, ma anche la comunità verso la quale e per la quale il loro lavoro viene svolto.

 

Ecco le parole di Lisa Westcott Wilkins, manager dell’associazione:

 

“Crediamo che offrire un servizio di nicchia sia assolutamente la strada giusta: dopo tutto noi capiamo il prodotto, abbiamo anni di esperienza nel campo noi stessi, oltre alla necessaria expertise strategica per aiutare altri progetti a realizzarsi e a vendere meglio loro stessi, con un’occhio alla sostenibilità. Abbiamo scoperto attraverso il nostro lavoro che crowdfunding e crowdsourcing sono potenti mezzi di coinvolgimento e costruzione di comunità, il che per quel che facciamo è importante tanto quanto il finanziamento in sé.”

 

Per saperne di più:

DigVentures: crowdfunding, come funziona

Saints & Secrets: the Lost History of Leiston Abbey (il progetto di finanziamento e scavo)

Crowdfunding the past: is this the future of archaeology? articolo su DigVentures in Past Horizon, con l’intervista citata a Lisa Wescott Wilkins.

Il crowdfunding in Italia, un blog

Day of archaeology 2013

Il progetto “Day of Archaeology” ha come obiettivo quello di aprire una finestra sulla vita quotidiana degli archeologi di tutto il mondo, attraverso la condivisione di testi, immagini o video sul sito www.dayofarchaeology.com.

 

Il progetto è condotto in maniera volontaria da un gruppo di archeologi che lavorano presso musei, università e come professionisti in Inghilterra, Spagna e Nord America.
La partecipazione al progetto è completamente gratuita e richiede semplicemente la conoscenza di blog e internet.

 

L’appuntamento 2013 del progetto è fissato per il 26 luglio.
Chi fossse interessato a partecipare può registrarsi qui o richiedere informazioni tramite mail a dayofarchaeology@gmail.com.

 

Qui trovate il link al sito con tutte le informazioni e nell’header potete visionare le diverse categorie del progetto con le esperienze raccolte nel 2012.

 

L’hashtag su twitter è #dayofarch

Archaeoweb Review: Archaeosoup Productions

Vi segnaliamo oggi un sito britannico, quello di Archaeosoup Productions, che qui a Professione Archeologo consideriamo tra i nostri ispiratori.

 

Interessante e condivisibile, al di lá dei contenuti, la mission dichiarata: incrementare la consapevolezza della collettività nei riguardi di archeologia e patrimonio culturale tout court, nella convinzione che la conoscenza del passato sia indispensabile per comprendere la contemporaneità. Questo il sito si propone di farlo, con un discreto successo ci pare, rendendo il passato interessante ed eccitante.

 

I contenuti sono piuttosto vari e costantemente aggiornati: news, filmati, satira e merchandising. Molto accattivante risulta inoltre l’approccio con cui ci si propone di utilizzare ogni genere di media per veicolare il dato archeologico e per facilitarne la comprensione.

 

Un vero “minestrone”?

 

Decisamente no, perchè il tutto è comunque coerente, ben congegnato nonché decisamente friendly anche per i non addetti ai lavori. Ricchissimo, di facile navigabilità ed estremamente intuitivo, risulta forse solo un po’ troppo scuro nella barra di titolo e menù.

 

Come forse traspare già da queste poche righe Archaeosoup ci piace veramente tanto e non vorremmo rovinarvi la sorpresa di scoprire quanto sia stimolante, quindi… buona navigazione sul sito!

 

Archaeology TV – AIA (da youtube)

Dopo avervi presentato il progetto Archaeology’s Interactive Dig, vogliamo completare il quadro sul binomio archeologia/divulgazione a cura dell’Archaeological Institute of America proponendovi il loro canale youtube, Archaeology TV,  una raccolta di video a tema archeologico, quali filmati girati durante le campagne di scavo,  interviste con archeologi, ricostruzioni 3d e molto altro.

 

Link al canale youtube

 

Tra i diversi video segnaliamo un tributo ad un personaggio di fantasia, Indiana Jones, che nel bene e nel male ha appassionato, interessato e coinvolto milioni di persone, avvicinando per la prima volta il grande pubblico all’archeologia. E’ per questo motivo che Harrison Ford è stato insignito di uno speciale riconoscimento dalla stessa AIA, alcuni anni fa, perchè sarà anche vero che l’archeologia dei film di Indy è molto lontana dalla nostra realtà, però rimane il fatto che molti di noi non avrebbero deciso di seguire questa impervia strada senza le avventure di Indiana Jones. Perdonateci dunque questa nota di folklore.

 

ArcheoWeb Reviews: Archaeology’s Interactive Dig

Professione Archeologo oggi vi propone di visitare Archaeology’s Interactive Dig sul sito archaeology.com (curato dall’Archaeological Institute of America).

 

Di cosa si tratta? I curatori del sito lo dicono chiaro e tondo: We bring the excavations to you!

 

E’ possibile scegliere tra diverse campagne di scavo e seguirle passo dopo passo: si possono consultare i giornali di scavo, visionare i video sulle attività giornaliere che hanno luogo sullo scavo, conoscere lo staff, etc. Insomma prendere parte a distanza e tramite il web ad uno scavo archeologico.

 

Un esempio di divulgazione scientifica che avvicina il pubblico all’archeologia in modo immediato.

 

Quando in Italia?

 

Qui i link ai progetti più recenti di Archaeology’s Interactive Dig:

 

Zominthos Project
Johnson’s Island Civil War Prison

RomArché 2013 – IV Salone dell’Editoria Archeologica

L’edizione 2013 del Salone dell’Editoria Archeologica, giunto alla sua IV edizione, si terrà dal 20 al 26 maggio presso il Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma. Il tema di quest’anno sarà “Politica Economia Società”.

 

Le inziative all’interno di RomArché 2013 sono:

 

Biblioarché – Salone dell’editoria archeologica

Convegno “Ploutos & Polis.

Aspetti del rapporto tra economia e politica nel mondo greco

”Gli Etruschi senza mistero. Origini, Politica, Economia Società

Vite Parallele

Laboratori didattici

Archeologia sperimentale

Rassegna cinematografica

 

RomArché è un progetto ideato e realizzato dalla Fondazione Dià Cultura.

 

Per maggiori info potete visitare il sito qui

Non è affondata! (da The Indipendent dal 06/03/2013)

E mentre la nave dell’archeologia va giù, come ci ha raccontato stamattina la nostra Paola, ci sono barche che, pur costruite secondo tecnologie di migliaia di anni fa, riescono a solcare i mari senza troppi problemi.

 

Sì, parliamo di Archeologia Sperimentale, ed in attesa di avere i primi contributi su come si opera in materia qui in Italia, vi giriamo questa notizia proveniente da oltremanica.

 

 

Per la prima volta dopo quasi 3000 anni una barca per la navigazione in mare dell’Età del Bronzo è stata calata in acqua in gran Bretagna. Scivolando con grazia giù per un canale oggi a Falmouth Harbour, Cornwall, la barca, lunga 15 metri, è stata fatta poi navigare per due brevi viaggi di prova da 500 metri dal suo equipaggio composto da 18 persone.

 

L’esperimento, parte di un’indagine di archeologia sperimentale di lungo corso sulla tecnologia marina dell’Età del Bronzo, sta già fornendo dati importanti sulla navigazione di epoca preistorica.

 

 

continua

Emergenza d’Archeologia (episodio quarto) ~ di Paola Romi

1.04 – Titanic

 

Era grande e scintillante, maestoso ed imponente. A molti faceva paura, pavidi stavano a guardarlo, rinunciando al pericoloso viaggio, gravido di speranze e promesse. L’oceano del Tempo scatenava atavici terrori, meglio avere poche facili certezze che tanti enormi interrogativi. Pure il nome era difficile, con quel sapore greco, che sapeva di snobismo; ma faceva parte di una grande flotta, bisognava dirlo.

 

E così cominciarono ad imbarcarsi.

 

In prima classe i professori universitari e i loro pargoli, in prima classe bis, che la seconda non c’era,  i dirigenti, i funzionari, i quadri e qualche parvenu proprietario di società. In terza classe poi, loro, i disperati, i lavoratori della strada, i fidi scrutatori  con le unghie sporche di terra, i polmoni rosi dallo smog e la testa piena di sogni.

 

Fu con questo carico che la nave salpò.

 

E a terra il sindaco, il questore, il prefetto, il politico, il conte, i giornali, la radio, le comari: tutti a dire quanto era bello ed importante il transatlantico, tutti a sottolineare come opere del genere potessero salvare l’economia dello scoglio che si trovavano ad abitare.

 

A bordo poi, era tutta una festa, qualcuno in prima classe festeggiava con lo champagne, altri, sempre in prima classe, scolavano il fondo delle bottiglie e si nutrivano di sole briciole. In seconda bis invece no, pasteggiavano con costosissimi vini biodinamici e si nutrivano, a volte, di delizie a km 0, altre di caviale di cui non volevano sapere l’origine. E la terza classe stava a guardare, a tratti schernendoli di mala grazia, a tratti progettando di fondare uno Stato in cui gli alcolici e le prime classi fossero proibite.

 

E così navigando nell’oceano del Tempo tutti imparavano, tutti si interrogavano, tutti credevano che la prospettiva delle loro cabine e cuccette fosse l’unica a restituire la giusta prospettiva delle cose.

 

Ma una notte la festa finì.

 

Dai finestrini videro tutti la stessa immagine: era bianco, grande, abbacinante. Pensarono che il fastoso transatlantico avrebbe retto all’impatto. Ma così non fu. E allora corsero alle scialuppe.  Ma le scialuppe non c’erano perché l’armatore trovava che fossero troppo belle e sontuose per essere tali. Non potendosele permettere le aveva vendute al laghetto del parco di divertimenti, quello profondo un metro.

 

La leggenda narra che forse qualcuno, di terza classe, si salvò. Abituato alla disperazione, agli espedienti,  si sarebbe attaccato a un pezzo di ghiaccio e adesso vivrebbe cacciando foche con un arpione degno del neolitico preceramico.

 

Così si chiude la storia del transatlantico ARCHEOLOGIA naufragato contro l’iceberg della SPENDING REVIEW.

 

Ultim’ora: si attendono ansiosamente notizie circa la navigazione della nave gemella PATRIMONIO ARTISTICO, sembra che anche lei navighi in pessime acque.

 

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Paola Romi, l’autrice di questo post è su Twitter: @OpusPaulicium

 

 

Un sogno realizzabile: Riccardo III ci salverà (da leparoleinarcheologia.it)

Di Riccardo III sì è parlato e si continua a parlare. Merito della grande rilevanza della scoperta, ma non solo:

 

 

Non avrei voluto partecipare alle operazioni di scavo archeologico avvenute (o forse sì?) e non avrei voluto essere parte del team di ricerca (o forse sì?). Avrei voluto ideare, progettare e realizzare l’aspetto comunicativo del progetto.

 

La folgorazione l’ho avuta quando davanti ai miei occhi è apparso il piano comunicativo dell’ULAS (University of Leicester Archaeological Services) diventato realtà. Inoltre la suddetta folgorazione è stata, per così dire, ‘progressiva’: ad ogni click e ad ogni scroll mi toccava trattenere un “wow!”.

 

Il sito dedicato (http://www.le.ac.uk/richardiii/) è comune nell’aspetto (layout, se vogliamo usare tecnicismi) ma straordinario nei contenuti.

 

continua.