Videogame & Musei: la sfida del Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Se mettessimo nella stessa frase museo e videogame quale sarebbe la vostra reazione? Scommettiamo che qualcuno di voi storcerebbe il naso, qualcun altro direbbe “wow” e la maggior parte sarebbe curioso di sapere come può esserci e svilupparsi una connessione tra due parole che sembrano distanti anni luce l’una dall’altra.
La connessione c’è e si chiama coraggio. Coraggio di sperimentare, di mettersi in discussione, di sottoporsi a critiche e magari di fare da apripista per altre esperienze.
Immaginiamo che dietro il nuovo progetto pilota del MANN ci siano state più o meno riflessioni di questo tipo insieme a dubbi, entusiasmo, criticità e tanto lavoro.
Parliamo di Father and Son, il videogame del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, presentato ieri 24 gennaio (qui il livetwitting che ha accompagnato l’evento).
Il risultato è che il Museo Archeologico Nazionale di Napoli è il primo museo al mondo a produrre e distribuire un videogioco, gratuito e per tutte le età. E questo basta. Per una volta l’Italia dei musei è avanguardia.
Il concept del gioco parte da un padre che invia una lettera a un figlio e si sviluppa poi seguendo la storia di Michael (il figlio) che parte alla ricerca del papà archeologo viaggiando nella Napoli contemporanea. L’ultimo lascito del padre è l’insegnamento di tre concetti universali che egli trasmette al figlio attraverso altrettante opere che fungono da punto di partenza nel viaggio temporale: dall’antica Roma all’Egitto fino all’età borbonica.
Un excursus storico che racconta anche la vita: amore, sogni, paura, sentimenti universali. Il giocatore è parte attiva del gioco e deve compiere di volta in volta delle scelte, diventando quindi attore dello storydoing, nuovo ed entusiasmante aspetto dello storytelling.
Ma cosa c’entra il MANN con questa storia?
Lo abbiamo chiesto direttamente a Fabio Viola, producer di Father and Son.
- Ciao Fabio, la prima domanda è biografica. Come fa un archeologo a passare al gaming e perché? Ma soprattutto qual è la connessione profonda che hai trovato tra i due mondi?
Sarebbe irrispettoso nei confronti dei tanti e preparatissimi archeologici che operano in Italia. Avevo due grandi passioni da bambino, la storia – Super Quark e Piero Angela sono i colpevoli – ed i videogiochi. Quest’ultimi all’epoca non si potevano ancora studiare all’università e quindi la scelta formativa fu inevitabile dopo la maturità classica. L’università ha rappresentato il periodo più bello della mia vita, non dimenticherò mai le campagne di scavo in Tunisia, Sardegna, Toscana quasi sempre nel gruppo di lavoro del prof. Milanese. Parallelamente, a 21 anni fondai la mia prima start up tecnologica che finì per diventare nel giro di un paio di anni il mio lavoro full time. Da allora mi rimase il sogno di coniugare innovazione e gaming con beni culturali, e per quei strani ed immeritati casi del destino nel 2016 questa occasione è arrivata con la nascita dell’associazione TuoMuseo – impresa sociale grazie al bando I:C vinto presso Fondazione Cariplo.
- Come si inserisce il MANN all’interno del videogioco? Semplice scenografia o parte attiva del gioco?
Il Mann riveste diversi ruoli fondamentali. Il prof. Solima e il direttore Giulierini hanno inizialmente pensato al videogioco come un ulteriore tassello del piano strategico pluriennale, segnando una forte innovazione non solo a livello nazionale ma internazionale. Il museo diventa per la prima volta un publisher, responsabile della produzione e distribuzione mondiale del prodotto. A livello narrativo il museo ed alcune opere che esso conserva rappresentano il fondamentale tratto di continuità tra livelli temporali; il presente col passato prossimo (figlio e padre) ed il presente con epoche antiche. Oltre a poter ammirare parti esterne ed interne del museo archeologico, gli insegnamenti che il padre vuole instillare nel figlio passano tutti attraverso opere specifiche che a loro volta immergono in viaggi temporali il protagonista. Come mi piace dire, il videogioco diventa un modo per passare dallo storytelling allo storydoing.
- Il futuro dei musei è nell’interazione. Che sia in situ o da remoto, l’importanza dell’aspetto esperienziale è ormai riconosciuta e voluta sempre più dai visitatori. In questo senso qual è il valore aggiunto che può portare un videogame all’idea di fruizione museale?
Sono fermamente convinto che in un futuro prossimo, anche in Italia, il coinvolgimento (engagement) entrerà tra le “missions” di ogni istituzione culturale. Coinvolgere significa saper portare il museo fuori dal museo, utilizzando linguaggi e strumenti in grado di intercettare nuovi pubblici o addirittura non pubblici. Senza sminuire il messaggio culturale, diventa però importante ragionare sia sulle fasi “pre” che su quelle “post” di una esperienza dando vita ad un ciclo di coinvolgimento.
In questo il valore del videogioco è facilmente comprensibile, è un media estremamente popolare con 23 milioni di giocatori in Italia e circa 1 miliardo nel mondo. Pubblicandolo sugli stores mobile, pc e console diventa possibile avvicinare a temi complessi come la cultura e il rapporto tra presente e passato pubblici enormi su scala mondiale (infatti usciremo in italiano ed inglese). Il gioco consente di aggiungere un livello ulteriore alla visita fisica, creando una storia in cui tu sei il protagonista e l’eroe. Ed infine consente di continuare la relazione tra visitatore e luogo culturale, e qui il gioco riserverà una sorpresa.
- Parliamo di target, croce e delizia di chi punta sull’engagement online e offline. A chi si rivolge Father and Son? Quando l’avete sviluppato avete pensato al giocatore tipo? E quali caratteristiche dovrebbe avere?
Father and Son nasce per un pubblico estremamente trasversale. Il rilascio iniziale su smartphone e tablet, il sistema di controllo volutamente semplificato al pari delle meccaniche da gioco, sono figlie di una scelta ben precisa. Ci aspettiamo che venga scaricato e giocato anche da persone non catalogabili come “giocatori”, un pubblico composto da persone che leggono libri e guardano film e troveranno una intersezione di questi media nel gioco. In questo la gratuità, e quindi la non necessità di essere agganciati a carte di credito e il multilingua, rappresentano un valore aggiunto. Poi, come spesso è accaduto nella mia vita lavorativa, saranno le analytics a raccontarci probabilmente tutta un’altra storia.
- Ultima domanda: perché dovremmo scaricare Father and Son?
Per una volta tanto non dobbiamo guardare al mondo anglosassone e abbiamo di che essere orgogliosi.
Father and Son è una prima volta in Italia e, nel suo genere, anche una prima mondiale. Una storia personale estremamente toccante che diventa universale.
Il trailer ufficiale
Riassumendo, e sperando di avervi incuriosito, ecco le caratteristiche principali del nuovo videogame del MANN:
- Il primo videogioco al mondo pubblicato da un museo archeologico
- Storie dall’appealing universale pensate per un pubblico giovane ed adulto
- Straordinari scenari interamente disegnati a mano
- Le scelte del giocatore nel corso dell’esperienza influenzeranno il finale
- Colonna sonora originale, che varia in relazione alle epoche temporale e gli stati d’animo del protagonista
Potrete scaricare Father and Son gratuitamente da Apple Store e Google Play a partire da marzo 2017.
Qui trovate il link al sito ufficiale del videogame.
Antonia Falcone
(@antoniafalcone)
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