In Francia l’archeologia apre le porte al pubblico. E da noi?

Ieri sul nostro profilo twitter abbiamo segnalato una notizia che, secondo noi, squarcia il velo di Maya sul modo di percepire e vivere l’archeologia in Italia.

 

Si tratta di un’iniziativa d’oltralpe, dei cugini francesi, in cui l’archeologia è la protagonista. Un’archeologia vissuta nell’ottica della divulgazione da parte degli addetti ai lavori e della partecipazione da parte del pubblico.

 

Di cosa stiamo parlando? Parliamo di come, per i prossimi tre giorni a partire da oggi, l’archeologia francese apre le sue porte a chi archeologo non è.  Porte intangibili, ma che a volte appaiono impossibili da buttar giù, chiusa com’è la nostra archeologia dietro le transenne dei cantieri o tra le mura delle aule, dei laboratori.

 

Le Journées nationales d’Archéologie, giunte alla quarta edizione, sono il modo attraverso cui l’archeologia che tanto scopre si lascia scoprire, aprendo in via eccezionale aree archeologiche, organizzando mostre e dibattiti pubblici, incontri con gli archeologi, animazioni, rappresentazioni storiche e sì, portando la gente anche sui cantieri. Tutto nello spazio di un lungo weekend.

 

La mission è chiara:

Elles mettent en lumière les aspects les plus divers de l’archéologie et permettent au public de découvrir la discipline à travers des initiatives originales dans des lieux ouverts exceptionnellement le temps d’un week-end.

 

Il pubblico ha così l’occasione di visitare un cantiere di archeologia preventiva, di capire perchè i lavori pubblici per la costruzione di quel parcheggio sono fermi, cosa rivela la stratigrafia formatasi nei secoli, cosa fa davvero un archeologo.

 

Un’iniziativa di questo tipo ha il pregio di contribuire a creare un nuovo immaginario della figura dell’archeologo, che non è più Indiana Jones, ma un professionista che passa le sue giornate a lavorare nello stesso spazio urbano in cui vive la cittadinanza, diventa un cittadino che svolge una professione utile alla collettività. E la collettività diventa partecipe del suo lavoro.

 

E pubblicità e promozione? Ne paniquez pas! Se ne occupa il ministero, in collaborazione con l’Inrap (Istituto Nazionale francese di Archeologia Preventiva), che ha caricato sul sito ufficiale dell’iniziativa persino i manifestini da stampare e diffondere in giro per la città.

 

Ma come fa il cittadino a sapere quali posti sono aperti e quali no?

 

Semplice. Mettiamo vi trovate in Aquitania (beati voi!). Vi va di visitare un vero cantiere archeologico? Una comoda funzione di ricerca vi permette di cercare tutti gli scavi aperti in quella regione. Potete leggere l’apparato informativo, vedere i nomi di chi ci lavora, visitare la pagina Fb o il sito internet se c’è. E poi via, si consulta la mappa e si parte, a vivere un fine settimana di cultura in cui sono gli archeologi veri, e non quelli dei film, a raccontare come funziona l’archeologia. E se si ha tempo, e voglia, ecco a vostra disposizione tutte le notizie sulle iniziative archeologiche della regione selezionata.

 

Bello no?

 

Bello sì, e la cosa che più ci ha colpiti è che alla fine si può compilare un ‘questionario di gradimento’ perchè se c’è qualcosa da correggere, il prossimo anno, la festa viene meglio.

 

A noi di Professione Archeologo PIACE.

 

E lanciamo una provocazione: perchè non farlo in Italia?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Commenti

1 commento
  1. caterina Ottomano
    caterina Ottomano dice:

    Sarebbe bello anche in Italia che l’archeologia aprisse le porte al pubblico, e si svelasse. spiegasse perchè il patrimonio sepolto va documentato, salvato, tutelato. Sarebbe bello che anche noi ci si dotasse di un organismo unico ed eccezionale come l’INRAP, che premia le professionalità dei beni culturali, tutte. Sarebbe bello che l’archeologia e i suoi operatori venissero valorizzati e non umiliati e depressi. Sarebbe bello, ma la sveglia è suonata, e devo aprire gli occhi.

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