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4 commenti
  1. MARCO DE DONNO
    MARCO DE DONNO dice:

    Delicata questione quella conclusiva.

    Non so, forse la verità è che una certa perimetrazione delle competenze che regolamento attuativo della Legge sulle professioni e noi stessi tendiamo ad attribuirci non è proprio calzantissima rispetto al ruolo sociale legato al mestiere dell’Archeologo che lavora in cantiere.
    In archeologia preventiva poi peggio che andar di notte.

    E, si badi, non ne faccio una questione di contraddizione fra teoria e prassi, fra accademia e mondo del lavoro. No. Ne faccio invece proprio una questione di errore di prospettiva nella individuazione del ruolo sotto un profilo di rigore nella applicazione del metodo archeologico e saldezza di competenza giuridica, a fronte invece di troppi non sempre indispensabili tecnicismi che ci portiamo dietro e che spesso abbiamo la vanità di esibire.

    Me ne faccio assai della lista a memoria degli usurpatori imperiali o del funzionamento del laserscanner se mi manca la precisa (e fondata su apprendimenti meditati, non su semplice esperienza) percezione di dove incroci il diritto (non solo la normativa sui Beni Culturali, ma anche quella sugli appalti, sull’urbanistica, sui doveri del pubblico ufficiale o dell’incaricato di servizio pubblico o di pubblica utilità etc. etc.) con la tempestivissima (anche se magari sommaria, diciamo che di primo acchito un imperatore vale l’altro) individuazione circostanziata e ben delimitata dell’evidenza antica che deve essere sottoposta ad adeguato trattamento.

    Insomma una capacità di “triage”, in condizioni sempre difficili e non di rado anche proibitive, che noi tutti dobbiamo avere, ma che nè la norma ci riconosce, nè il mondo del lavoro ci premia (anzi qualche volta persino a contrario), nè noi stessi siamo abituati a descrivere come la nostra più indispensabile qualità.

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    • Antonia
      Antonia dice:

      Ciao Marco, ovviamente la chiusa finale dell’articolo su imperatori e laser scanner è un’iperbole, della quale sono certa avrai colto il significato.
      Grazie per il tuo commento!

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  2. fabio
    fabio dice:

    Dopo tutto questo che ho letto, non ho capito quali corsi di studio all’università bisogna frequentarecper “diventare” archeologo.
    Nell’articolo si dice “diversi anni di studio che possono culminare in uno (o più) assegni di ricerca”
    Ok, ma diversi anni di studio in quali facoltà?

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    • Antonia
      Antonia dice:

      Ciao Fabio, nell’articolo ho specificato quali sono i corsi di studio che, a norma di legge, ti qualificano come archeologo.
      Ti riporto qui il passaggio del post:
      “Laurea triennale in discipline archeologiche, Classe 13 ordinamento DM 509/99 o classe L1 D.M. 270/04 con indirizzo archeologico con un numero di crediti minimi nelle discipline storico-archeologiche corrispondenti a 60 CFU, più almeno 12 mesi, anche non continuativi, di documentata esperienza professionale, nell’ambito delle attività caratterizzanti il profilo”.

      Grazie per il tuo commento e spero di esserti stata utile!

      Rispondi

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